NEW del 01 ottobre 2006

 
 
       
 

UE : Turchia , dubbi sull'adesione per critiche al papa e parole Barroso
di Gabriella Mira Marq

Preoccupazione, da parte del governo italiano, per la situazione del processo di adesione turca a seguito della polemica con il papa per le affermazioni fatte a Ratisbona. Il ministro per le politiche europee Emma Bonino, che due giorni fa ha incontrato il il Ministro dell’Economia e Capo negoziatore turco, Ali Babaçan, ha sottolineato: "Abbiamo sempre sostenuto l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea e continueremo a farlo".

"In questi giorni i segnali da parte dell’UE non sono proprio incoraggianti per un Paese che affronta un momento difficile della fase negoziale per l’adesione", ha proseguito il Ministro. "Da amica della Turchia, sono certa che questo paese riconosca che sta attraversando una fase cruciale e proseguirà gli sforzi finora compiuti per l’ingresso nella UE".

Il Ministro Bonino si e' detta preoccupata per le valutazioni espresse nei giorni scorsi dal presidente della Commissione UE, Josè Manuel Barroso, che frena il processo di allargamento, e per la posizione critica della risoluzione adottata dal Parlamento europeo sui progressi compiuti dalla Turchia. "Al di là delle valutazioni specifiche espresse – ha proseguito il Ministro – se la Turchia proseguirà sulla strada delle riforme e del rispetto dei principi di Copenhagen, nessuno potrà negarle il diritto di aderire all’UE".

I punti principali sulla questione turca sono tre: il riconoscimento di Cipro, con conseguenti scambi, le riforme interne sui diritti umani e il riconoscimento del genocidio degli Armeni, punti che sono stati toccati sia nella risoluzione adottata dal parlamento UE che negli interventi dei rappresentanti della Commissione Europea durante il dibattito presso l'europarlamento.

Il commissario all'allargamento Olli Rehn ha affermato che l'intenzione della Commissione e' di consolidare l'allargamento dell'Unione con tutto il sud-est europeo. Occorre essere cauti in merito a nuovi impegni ma "pacta sunt servanda" e quindi tali Paesi potranno aderire una volta che sara' accertato il rispetto dei criteri di Copenaghen. Riguardo alla Turchia "l'obiettivo è la piena adesione" ma, ha precisato, "si tratta di un processo aperto, senza automatismi".

Il commissario ha sottolineato la fondatezza del progetto di relazione in esame, ha tuttavia rilevato che non bisogna dimenticare i progressi degli ultimi 10 anni. Una Turchia integrata nell'UE, stabile, democratica e prospera - ha aggiunto - e' nell'interesse di tutti ed e' quindi importante prendere nuove iniziative e ottenere risultati concreti prima dell'8 novembre, data alla quale la Commissione presentera'à la propria relazione annuale.

Il commissario ha quindi stigmatizzato il fatto che e' tuttora vigente l'articolo 301 del Codice penale che minaccia fortemente la liberta' di espressione in Turchia ed ha detto di non concepire uno Stato membro dell'UE che non rispetta questo principio fondamentale. Dopo aver accennato alla necessita' di una riconciliazione con l'Armenia e all'importanza di garantire la liberta' di religione, il commissario ha quindi sottolineato il clima di violenza nel sud-est del Paese che mina gli sviluppi positivi degli ultimi anni.

Condannando il terrorismo - "nemico comune dell'UE e della Turchia" - ha affermato che una politica fondata unicamente su considerazioni legate alla sicurezza non e' sufficiente e che la Commissione si aspetta l'adozione di una strategia volta ad affrontare i bisogni della regione. Chiamando al rispetto del protocollo di Ankara, ha concluso affermando che "e' nostro interesse reciproco che il processo di adesione prosegua", affinché la Turchia rappresenti un baluardo della civilizzazione.

Anche secondo il Commissario Louis Michel, "l'UE ha bisogno della Turchia come polo di pace, democrazia e prosperita" e l'attualità dimostra ogni giorno l'importanza strategica del Paese. Egli ha detto che comunque la relazione che la Commissione presentera' l'8 novembre sara' "rigorosa, obiettiva e senza accondiscendenza" e terra' conto dei dati forniti dalle autorita' turche, dalle ONG e dagli organismi internazionali.

Il Commissario agli aiuti umanitari ha detto che la Turchia deve accettare il pacchetto di riforme concordate, ma bisogna dargliene l'opportunita' senza cambiare le regole in corso d'opera. Inoltre il processo durera' ancora diversi anni e quindi "e' ingiusto fare un fermo immagine alla situazione attuale". Pur sottolineando il dovere della memoria, il commissario ha sottolineato che la questione armena non e' mai stata posta come condizione per l'adesione (dalla Commissione, ma il parlamento UE l'aveva sollecitata, ndr) e, sollevarla ora, sarebbe vista come un pretesto per bloccarla. La riconciliazione, ha concluso, e' un processo interno che non puo' essere imposto dall'esterno.

La risoluzione approvata dal Parlamento europeo sull'apertura dei negoziati con la Turchia sottolineava invece che l'agenda dei negoziati a livello ministeriale dovra' "iniziare con la valutazione del rispetto dei criteri politici, soprattutto nel settore dei diritti dell'uomo e del pieno rispetto delle liberta' fondamentali sia in teoria che in pratica, aprendo nel contempo la possibilita' di iscrivere altri capitoli nell'agenda dei negoziati" e rivolge un appello alla Turchia affinché riconosca il genocidio degli Armeni, reputando tale atto "come una condizione preliminare all'adesione all'Unione europea". L'europarlamento aveva gia' osservato che l'apertura dei negoziati, ovviamente, comporta il riconoscimento di Cipro da parte della Turchia, sia politico che commerciale.

La risoluzione prende comunque atto che a giugno 2005 la Turchia ha varato i sei atti legislativi pendenti, a luglio 2005 ha sottoscritto il protocollo che estende l'Accordo di Ankara ai 10 nuovi Stati membri ma ha emesso una dichiarazione in cui afferma che la sottoscrizione, la ratifica e l'attuazione del Protocollo non comporta alcuna forma di riconoscimento della Repubblica di Cipro citata nel Protocollo stesso (atto unilaterale con valore giuridico nullo) e quindi mantiene l'embargo contro le imbarcazioni battenti bandiera cipriota e le imbarcazioni provenienti da porti situati nella Repubblica di Cipro e contro gli aeromobili ciprioti.

Inoltre nota che le autorita' turche persistono nel non soddisfare alle richieste riguardanti le questioni armene formulate dal Parlamento europeo nella sua risoluzione del 18 giugno 19871 e sottolineano che "solo se si dimostrerà pronta ad abbracciare i valori dell'Unione europea attuandoli con fermezza e proseguendo sulla via delle riforme la Turchia sarà in grado di garantire l'irreversibilità del processo di riforma e di raccogliere il necessario consenso da parte dell'opinione pubblica dell'Unione europea".

La questione della polemica di alcuni ministri ed esponenti turchi con il pontefice Benedetto XVI era stata sollevata dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, dichiaratosi deluso per il fatto che i capi dei governi europei non hanno difeso apertamente Benedetto XVI dopo gli attacchi islamici seguiti al suo discorso di Ratisbona. Aveva poi definito "ipotetico" il ruolo pacificatore che potrebbe venire esercitato dalla Turchia una volta entrata nell'Unione Europea.

Alla vicenda hanno fatto riferimento anche alcuni parlamentari europei durante la discussione del documento. Fra gli Italiani intervenuti, Francesco Speroni ha detto che la Turchia non deve entrare nell'Ue perche' vi e' una commistione fra religione e potere politico, evidenziata dai commenti dei politici sull'intervento del Papa. Ma il motivo principale che non sarà mai eliminabile, ha concluso, e' che "la Turchia non deve entrare nell'Unione in quanto la Turchia non e' geograficamente in Europa".

Antonio Tajani ha informato di aver presentato un emendamento - sostenuto anche dal relatore a da altri colleghi- che intende "incentivare il dialogo tra cristiani e musulmani, tra cristianesimo e islam" lasciando fuori l'estremismo e isolando i fondamentalisti. Ha quindi concluso sottolineando che "e' interesse della stessa Turchia" sostenere le riforme e favorire il dialogo tra cristiani e musulmani, dato che i progressi di questo Paese nel cammino verso l'Unione europea "si misurano soprattutto dai risultati ottenuti nel dialogo interreligioso, nel rispetto dei diritti delle minoranze e nel rispetto dei diritti civili di tutti coloro che vivono in Turchia".

Per Pasqualina Napoletano la valutazione dei progressi della Turchia nel processo di adesione all'Unione dovrebbe concentrarsi maggiormente sul merito delle valutazioni proprie ai criteri stabiliti a Copenaghen e dei dossier legati alla procedura comunitaria. Occorre quindi evitare "di introdurre diversivi, nuovi criteri che non aiutano un processo già di per se' difficile, che richiede da parte nostra trasparenza, coerenza ed obiettivita'". Per tale motivo, ha affermato di condividere il paragrafo sulla questione del genocidio armeno, così come proposto dal relatore.

La deputata ha sottolineato che occorre "richiedere al governo turco, all'insieme degli apparati e delle istituzioni, alla societa' turca, di impegnarsi a fondo su temi rispetto ai quali i progressi devono essere più significativi e costanti", in particolare, sui diritti civili, politici e sociali, la liberta' di espressione, i diritti delle minoranze e delle donne. Ha auspicato una ferma condanna per il terrorismo e l'applicazione del protocollo di Ankara nei tempi stabiliti, e ha rivolto l'invito ad attenersi al merito nonche' ad essere "credibili ed efficaci" per continuare ad influenzare positivamente gli sviluppi interni della Turchia e il suo ruolo esterno di stabilizzazione pacifica "in un'area esplosiva dove sono concentrate le più gravi minacce alla pace".

Lapo Pistelli ha posto l'accento sul fatto che il governo turco deve compiere sforzi maggiori nelle proprie riforme e anche nella diffusione presso la propria societa' ed ha detto che "e' giusto che il negoziato sia duro e leale". Tuttavia - ha detto - anche in Europa cresce lo scetticismo sull'ulteriore allargamento dopo Bulgaria e Romania e si tratta di uno scetticismo "che rischia di travolgere anche i Balcani occidentali", per cui occorre pensare ad una riforma delle regole.

Marco Cappato ha parlato di "un'Europa che si chiude" ed ha esortato alcuni dei colleghi ad avere il coraggio di dire piu' apertamente che ritengono l'Europa "un fatto e uno spazio religioso" mentre egli ha sempre creduto che le ragioni di ispirazione e della nascita e il sogno federalista europeo, "fossero proprio di allargare lo spazio di Stato di diritto e di democrazia". "e' questa - ha detto - la grande offerta che dovremmo fare alla Turchia, proprio in un momento in cui il fondamentalismo islamico cresce nel mondo".

Intanto - per evitare una crisi nei colloqui per l'accesso di Ankara - la presidenza finlandese dell'Unione, pur partendo dalla linea ufficiale della Commissione Europea, sta lavorando ad un compromesso con la Turchia almeno sulla questione cipriota.

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