NOTIZIARIO del 13 ottobre 2004

 
     

Turchia e Armenia : fu vero genocidio ?

ll comitato scientifico del vostro sito ha esaminato e approvato l'articolo del Sig. Balducci sulla Turchia, in cui si equipara il cosėdetto genocidio degli Armeni a quello degli Ebrei?
Se non l'ha fatto, č meglio che lo faccia e che non consenta alla vostra pagina di diventare un organo di propaganda di parte.

Per una sintesi delle pių recenti ricerche internazionali, in materia, cfr. l'Ataturk di Andrew Mango, e relativa bibliografia, o uno qualsiasi dei libri di B. Lewis sulla Turchia moderna.
Fare eco alla propaganda estremista non fa del bene nč alla Turchia nč soprattutto all'Armenia in vista di una auspicata riapertura delle frontiere.

F. M. - Pisa

La ringrazio per aver notato l'atteggiamento del nostro sito, che ha l'ambizione e l'impegno di non essere di parte. Cosa non difficile, dato che a tutti i livelli l'associazione e' costituita da persone di ogni estrazione politico-culturale e che ci proponiamo di abbattere non persone, partiti o Stati, ma comportamenti. In tale ottica abbiamo spesso evidenziato malainformazione di sinistra e di destra, indifferentemente.

Il nostro comitato scientifico - i cui componenti risiedono in diversi continenti - e' riferito all'associazione nel suo insieme, e viene coinvolto negli studi analitici e nei grandi progetti, non in ogni notizia o commento del notiziario, per il quale mi occupo in qualita' di direttore e legale responsabile di vagliare ogni articolo.

Il commento di Alessandro Balducci riporta affermazioni condivise dal Tribunale permanente dei popoli (comprendente storici di tutto il mondo) che intitolo' il suo rapporto "Crimine del silenzio. Il genocidio degli Armeni" (edizioni Flammarion, Parigi, 1984) ed ancora, nel 2001, dal prof. Israel Charny, non un armeno, ma un ebreo direttore della Enciclopedia del Genocidio (in inglese).

Contestualmente all'intervento di Balducci abbiamo anche riportato la posizione opposta del console turco a Parigi nell'articolo a firma di Rico Guillermo, ed allo stesso modo riportiamo i suggerimenti della sua lettera senza problemi.

Sicuramente poi Bernard Lewis e' un grande esperto del mondo islamico, del cui pensiero sull'Islam condivido molte conclusioni, mentre i buoni rapporti fra Andrew Mango ed il governo turco potrebbe far pensare che egli non possa esserne critico imparziale. La sua stessa opera, Ataturk, e' tutta basata su fonti turche. Analoghe critiche sono certa potra' fare lei ravvisando antipatie politiche o parentele culturali in alcuni studiosi favorevoli alla tesi opposta.

La questione del "cosiddetto" genocidio armeno e' infatti sempre stata controversa, ed oggetto di attacchi dai sostenitori delle teorie "negazioniste" (che lo negano del tutto) o "giustificazioniste" (che ammettono ma limitano il numero dei morti e giustificano le perdite umane con le circostanze sociopolitiche dell'epoca). Non dubito che esistano studi ampi che sostengano tali versioni, cosi' come ve ne sono di altrettanto ampi che affermano il contrario (lo stesso sta accadendo con l'Olocausto).

Dubito invece che si tratti di pochi estremisti, dato che ai sopracitati possiamo aggiungere il parere della Chiesa cattolica, forte di testimonianze dell'epoca di suoi sacerdoti, suore e vescovi sul posto, molti dei quali vittime di quell'ondata omicida. Ne' si puo' ipotizzare una macchinazione anti-islamica cattolica, con invenzione di connessi documenti e martiri, se si considerano anche il giudizio dell'assemblea francese (laica e illuminista) e quelli della Commissione ONU per i Diritti dell'Uomo, del Parlamento Europeo (anche nel novembre 2000) e di alcuni parlamenti di Stati occidentali.

Ma dati a sostegno della tesi del genocidio vengono dalla Turchia stessa, che istitui' dopo la prima guerra mondiale una corte marziale per giudicare i responsabili dello sterminio degli Armeni. Furono individuati alcuni autori materiali dei delitti e fu giustiziato un funzionario, anche se alcuni che erano stati riconosciuti colpevoli riuscirono a fuggire per una reazione politico-culturale che ha poi portato allo scioglimento del tribunale in corso d'opera e via via alla negazione della tragedia.

Lo stesso primo ministro turco Damad Ferid Pascia' dichiaro' alla Conferenza di pace di Parigi il 17 luglio 1919: "Durante la guerra, quasi l’intero mondo civilizzato fu commosso alla notizia dei crimini che i Turchi avrebbero commesso. Lungi da me il pensiero di travestire questi misfatti che sono tali da far per sempre trepidare d’orrore la coscienza umana. Cerchero' ancora di meno di attenuare il grado di colpevolezza degli autori del grande dramma...". Egli ammise dunque a caldo l'esistenza dei terribili eventi, pur se dando una propria lettura dei fatti.

Ovviamente non siamo in grado noi ne' i nostri lettori e penso nemmeno lei di fare processi su simili materie. Per questo ci sono i tribunali penali e le commissioni d'inchiesta internazionali. Tuttavia, in presenza di tante autorevoli testimonianze e studi, dire che non e' mai accaduto perche' "non ci sono le prove" non e' sufficiente per chi e' avvezzo ai crimini negati (vedi foibe), ai silenzi politici (vedi fatti di Stazzema) ed ai delitti nel buio (come i tanti desaparecidos sudamericani).

D'altra parte, senza un reporter a filmare l'accaduto, e con gli Stati occidentali occupati nella prima guerra mondiale, dobbiamo far fede sulle testimonianze di terzi che a quell'epoca hanno descritto e circostanziato comportamenti finalizzati all'eliminazione etnica. Se si tratta di calunniatori, c'e' un modo molto semplice per provarlo e sbugiardarli: accettare una commissione d'inchiesta internazionale per dissipare ogni dubbio. Ma invece ogni accenno al problema viene rintuzzato, e le vittime che ci furono subiscono una rinnovata ingiustizia.

I Musulmani di qualsiasi Paese non possono che trovare in noi dell'Osservatorio sulla legalita' rispetto e disponibilita', dato che a nostro avviso il dialogo fra religioni e fra culture e' alla base della pace e della soluzione pacifica dei conflitti, nonche' della crescita dell'umanita', forte di tanti diversi contributi. Sicuramente chi ci segue da tempo avra' notato il nostro impegno in tal senso. Tuttavia il dialogo e' un percorso a due vie.

Inoltre la base della vera pacificazione per i conflitti atavici e' la presa di coscienza del proprio passato e la riconciliazione. Lo hanno fatto la Germania e il Sudafrica, puo' farlo anche la Turchia, sebbene, in ogni caso, per noi dell'Osservatorio valga la responsabilita' personale, per cui i Turchi di oggi sono responsabili ciascuno solo delle proprie azioni.

Se poi verremo considerati di parte da qualcuno, non sara' la prima volta. Ci cambiano via via etichetta a seconda della parte politica, ideologica, etnica, religiosa o sociale che ritiene scomode le nostre affermazioni o documenti, ed in questo stesso momento c'e' qualcuno che ci considera della parte esattamente opposta a quella in cui ci vede lei.

Rita Guma

by www.osservatoriosullalegalita.org

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