NEW del 08 agosto 2006

 
     

Libano : si spara , si spera , si lanciano appelli e proposte
di Rico Guillermo

Nelle ultimissime ore, nella sede ONU a New York sembra sia stato raggiunto un accordo tra i componenti del Consiglio di sicurezza ed il primo ministro Israeliano sembra aprire alla proposta del primo ministro libanese Fouad Siniora di dispiegare nel sud del Libano 15.000 soldati dell'esercito di Beirut.

Il voto sulla risoluzione ONU e' previsto in settimana, tuttavia agli spiragli diplomatici non fa riscontro la situazione sul territorio. Mentre le agenzie umanitarie e gli esperti ONU denunciano le difficolta' a procedere agli aiuti, Israele fa sapere che colpira' ogni auto in movimento nel sud del Libano.

Ancora si spara e ancora si muore, e si teme l'allargamento del conflitto agli Stati vicini e non. Sono quindi ancora validi gli appelli e le proposte di pace fioriti in tutto il mondo in questi giorni, che si propongono di risolvere la situazione del sud del Libano nel conflitto fra Israele e Hezbollah.

Eccetto gli appelli di parte, che muovono dall'assunto che ciascuno dei contendenti abbia completamente ragione e l'altro completamente torto - e che qui non citiamo - alcuni appelli provenienti dagli USA invitano il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, il Primo Ministro Britannico Tony Blair ed il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert a non opporsi alla proposta di cessate il fuoco e schieramento delle forze intrnazionali nel sud del Libano atta dal segretario generale dell'ONU Kofi Annan.

Amnesty International ha sollecitato invece ieri il Consiglio di sicurezza dell’ONU ad approvare, "senza ulteriore ritardo, una risoluzione che chieda a Israele ed Hezbollah un immediato cessate il fuoco". Il cessate il fuoco, sottolinea, "consentirebbe lo svolgimento di attività umanitarie indispensabili", permetterebbe "l’avvio di un’inchiesta sui crimini commessi durante il conflitto" e potrebbe "favorire negoziati per un accordo che promuova il rispetto dei diritti umani degli Israeliani e dei Libanesi".

Amnesty ha inoltre sollecitato il Consiglio di sicurezza a chiedere alle parti in conflitto, "di osservare gli obblighi del diritto umanitario e rispettare il principio di distinzione e proporzionalità" e consentire l'accesso ai soccorsi umanitari nei confronti dei civili, mentre alla comunita' internazionale andrebbe richiesto di "sostenere l’ONU nella creazione delle condizioni necessarie per la protezione e l’assistenza di tutti gli sfollati".

Il Consiglio dei 15 dovrebbe ancora, secondo Amnesty, chiedere a Israele e Libano "di accettare la competenza della Commissione internazionale d’accertamento dei fatti, prevista dall’art. 90 del I Protocollo alle Convenzioni di Ginevra, affinché tale organismo possa condurre indagini imparziali, indipendenti e approfondite su possibili crimini di guerra commessi nel corso del conflitto" e "a tutti gli Stati, di esercitare la propria giurisdizione nei confronti di persone sospettate di aver commesso crimini di guerra o altri crimini di diritto internazionale", assicurando che vengano chiamate a rispondere del proprio operato.

Intanto Amnesty Italia ha manifestato ieri sera con una veglia per il cessate il fuoco a Torino, in abito nero per le vittime e con una candela accesa, chiedendo ad Israele ed Hezbollah "di iniziare a rispettare la vita e i diritti umani della gente innocente" e implorando "i governi del mondo di intervenire per aiutare le popolazioni del Libano e di Israele" unendosi alla richiesta "di porre fine a questo conflitto insensato". Altre manifestazioni totalmente a favore di una sola delle parti in conflitto hanno avuto luogo in queste ore in Italia e all'estero, ma qui non ne diamo nota perche' spesso animate dalle stesse argomentazioni che alimentano il conflitto.

Si registra invece l'interessante ed equanime proposta di Johan Galtung, il decano dei peace researchers mondiali, tradotta in Italia dal Centro studi Sereno Regis di Torino. L'idea di Galtung - che pensa ad una sorta di Berlino postconflitto mondiale e propone una specie di Unione del medioriente sul modello europeo - riguarda la Palestina, ma tocca di fatto anche la questione libanese, poiche' affronta il nodo Israele-Stati Arabi.

Secondo Galtung, una Grande Israele (Eretz Israel) o l'idea palestinese/musulmana/araba che Israele non debba esistere, sono idee incompatibili e illegittime e "Gli Arabi debbono accettare in QUALCHE modo lo stato di Israele, ma non il sovraesteso, belligerante mostro di oggi continua Galtung - E gli Ebrei debbono capire che il colonialismo degli insediamenti E l'occupazione E la continua espansione non porteranno mai a confini sicuri".

"La strada per la sicurezza passa attraverso la pace - sostiene Galtung - Non c'è una strada per la pace che passa attraverso la sicurezza nel senso di eliminare il sostegno popolare degli Hezbollah e Hamas, eletto democraticamente. Quello che forse potrebbe funzionare contro dei piccoli gruppi meno profondamente radicati non funzionerà mai oggi. Ci saranno nuovi gruppi emergenti ogni volta. I governi possono essere comprati o minacciati sino a renderli consenzienti, ma le popolazioni no".

Speciale pace e diritti

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