NEW del 28 maggio 2006

 
     

Rifugiati : l'immenso popolo dei senza diritti
di C. Amato e R. Guma

"Un rifugiato non ha diritti... e' come un pacco postale che puo' essere sposato da una parte all'altra". Sono le parole della vera Maria Von Trapp, che con il marito barone Georg e i 9 figli sfuggi' ai Nazisti attraversando le Alpi rifugiandosi dapprima in Italia e la cui storia straordinaria fu in seguito portata sul grande schermo da Julie Andrews e Christopher Plummer nel classico "Tutti insieme appassionatamente". I Von Trapp furono poi rifugiati negli Stati Uniti.

Oggi nuove paure - quella del 'diverso', quella del terrorismo e quella della crisi economica e quindi del rischio di vedersi portare via il lavoro da un immigrato - hanno inciso sulla capacita' di accoglienza dei diversi Paesi occidentali e di conseguenza hanno fatto restringere le maglie anche per la concessione del diritto d'asilo. Questa tendenza e' stata in pratica irreversibile in Occidente dall'11 settembre 2001 e con il pretesto della regolamentazione sia l'Unione Europea che i singoli Paesi UE - per non parlare degli USA - hanno stabilito regole piu' severe per l'accesso di coloro che fuggono dalle guerre civili e dalle persecuzioni.

Ancora molto aperte restano le frontiere dei Paesi africani, dove spontaneamente o sotto l'egida delle Nazioni Unite milioni di profughi sono raccolti in campi rifugiati ali confini con i Paesi d'origine travagliati dalla guerra intestina. I Paesi africani ospitanti pero' lamentano difficolta' nel provvedere al fabbisogno ed alla sicurezza della propria stessa popolazione e quindi di non potersi far carico anche di tali masse di rifugiati. I quali ultimi sono poi senza vera protezione e senza diritti, e sono frequentemente vittime di incursioni, razzie, violenze e rapimenti da parte dei guerriglieri e dei predoni. Le giovani donne non si salvano nemmeno dagli abusi di alcuni Caschi blu, tanto che sono nati scandali in vari Paesi, fra cui Repubblica Democratica del Congo e Liberia.

La nozione dell'asilo e' una costante della storia umana e nelle diverse epoche persone di tutte le eta' e di ogni luogo hanno riconosciuto l'obbligo etico di fornire sicurezza e rifugio a sconosciuti perseguitati. Nel ventesimo secolo, questa idea e' stata recepita progressivamente nel diritto internazionale, culminando nell'istituzione della convenzione dei rifugiati del 1951, che con il relativo protocollo precisa i diritti e gli obblighi degli Stati verso chi sia stato costretto a lasciare il suo Paese e necessiti di protezione internazionale a causa "di un timore riconosciuto di persecuzione" a causa della sua "razza, religione, nazionalita', appartenenza ad un particolare gruppo sociale particolare o di una opinione politica".

Secondo l'Alto commissariato per i rifugiati, nel secondo semestre del 2005, non meno di 146 dei 191 Stati membri delle Nazioni Unite hanno utilizzato tali strumenti internazionali. Molti Paesi inoltre hanno riconosciuto i loro obblighi verso i rifugiati sottoscrivendo accordi regionali, compresa la convenzione 1969 dell'Unione Africana, che regola le funzioni specifiche dei problemi dei rifugiati in Africa, la dichiarazione 1984 sui rifugiati in America Latina e vari accordi europei. Ma mentre il principio dell'asilo e' ormai ben regolato a livello legislativo ed istituzionale, la sua applicazione pratica rimane imperfetta.

Alcuni Stati in via di sviluppo lamentano infatti problemi reali, come l'incapcita' di soddisfare le esigenze delle masse di rifugiati e i problemi sanitari e di sicurezza conseguenti alla loro presenza, e chiedono aiuto alla Comunita' internazionale. In Occidente invece alcuni politici cercano di ottenere sostegno elettorale proprio promuovendo sentimenti xenofobi, esagerando l'effetto negativo dell'ospitalita' ai rifugiati. In realta' il numero dei richiedenti asilo e' diminuito significativamente negli ultimi anni e tende ancora a diminuire, ma nella descrizione di alcuni il problema appare accresciuto e di conseguenza e' cresciuto nell'opinione pubblica il sospetto nei confronti dei rifugiati.

Forse potrebbe aiutare la riflessione sull'apporto dato alle nostre societa' da alcune persone che nel corso della storia ebbero la necessita' di tramutarsi in rifugiati. Fra queste - solo per ricordare i i piu' famosi fra quelli della nostra epoca - il premio Nobel per la letteratura Nadine Gordimer, la cantante sudafricana Miriam Makeba e i cecoslovacchi Milos Forman, regista, e Milan Kundera, scrittore. Cecoslovacca, sfuggita ai nazisti e poi ai comunisti dopo il colpo di Stato del 1948 e' anche Madeleine Albright, prima donna ad assurgere alla carica di segretario di Stato USA.

Speciale immigrazione e razzismo

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