NEW del 06 aprile 2006

 
     

Berlusconi e i Vescovi : il voto cattolico , la Chiesa e la legalita'
di don Nicola Cateni

Leggo su Televideo (notizia delle 19.47 del 5 aprile) la testuale dichiarazione: Berlusconi: sinistra imbavaglia vescovi. "Faccio un appello ai cattolici: pensateci bene prima di votare la coalizione di sinistra perché non ha una considerazione per la famiglia che per noi è sacra e fondata sul matrimonio tra uomo e donna". Così Berlusconi in un comizio a Roma. La sinistra, aggiunge Berlusconi, "vuole mettere il bavaglio ai vescovi", invece "la Chiesa deve poter esprimere il suo pensiero; il cardinale Ruini è un italiano come tutti gli altri". L'Unione "vuole eliminare il crocefisso dalle scuole, l'8 per mille, il Concordato".

Come cattolico mi sento di rispondere al Premier sottolineando che i Vescovi, per quanto questo gli possa creare disappunto, si sono già espressi, dichiarando una posizione di equidistanza dai due schieramenti e indicando alcuni temi irrinuncabili per la coscienza credente che sono equamente distribuiti nei programmi e prima ancora nelle sensibilità dei due schieramenti.

La dottrina sociale della Chiesa come tale non è presente in nessuno dei due schieramenti, e d'altra parte non ammette - da parte della coscienza credente - di essere perseguita solo parzialmente, in alcuni suoi punti ad esclusione di altri: o la si ritiene per intero o la si tradisce.

Proprio per questo sappiamo che oggi è impossibile per un cattolico scegliere uno schieramento che faccia propria tale dottrina sociale: in tal senso la Chiesa è equidistante, e lascia a un ponderato giudizio non semplice, e d'altra parte doveroso, ai singoli credenti la necessaria responsabilità di scegliere la coalizione che ciascuno ritiene più idonea a tutelare almeno quei punti ritenuti più urgenti in questo momento storico.

Non si tratta di giudizio pilatesco, ma della chiara affermazione che nessuna delle due coalizioni può attribuirsi il diritto di rappresentare la dottrina sociale della Chiesa. In tal senso la dichiarazione del premier è falsa e strumentale.

Ai fedeli milanesi, l'Arcivescovo Card. Tettamanzi ha fatto anche presente di vigilare sul rischio di condannare chiunque legittimamente si schieri da un'altra parte rispetto alla propria, auspicando che nessuno delegittimi o "scomunichi" un credente che abbia scelto in modo opposto. Detto questo, vanno pure ricordati due principi validi sempre e da sempre richiamati dalla Chiesa:

1) il principio di onestà e legalità, in qualsiasi schieramento si operi

2) il principio della scelta del candidato moralmente più irreprensibile e idealmente più vicino alle posizioni della dottrina sociale della Chiesa.

Ebbene, questa legislatura, tra l'altro nelle ultime sedute utili, in fretta e col ricorso al voto di fiducia, senza una adeguata discussione, ha cambiato la legge elettorale, impedendo di fatto la scelta del candidato da parte dell'elettore, disattendendo il punto 2.

Con un'azione invece più continuata nel tempo ha di fatto attentato con ripetuti interventi legislativi al punto 1, minando in alcuni casi il principio di legalità (vedi condoni e cambiamenti di norme dei processi, per fini che - senza essere faziosi - si possono e sono stati effettivamente definiti "ad personam").

Se dunque i contenuti dei programmi lasciassero in legittimo dubbio qualche elettore, certamente questi ultimi due principi potrebbero suggerire con piena giustificazone la presa di distanza da chi ha voluto minare tali principi. Ciascuno può dunque trarre le dovute conseguenze.

P.S. A quanto mi risulta, tra chi ha parlato contro l'8 per mille alla Chiesa Cattolica c'è stato anche Bossi: aggiungo che è stato esattamente l'ultimo argomento da lui trattato prima di essere colpito dalla malattia che lo ha tenuto distante dalla vita politica. A tal proposito girava all'epoca tra noi preti una battuta divertente: "Sai la prima cosa che ha detto Bossi, appena ha ripreso conoscenza? 8 per cento, 8 per cento!!!"

Speciale etica e politica

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