NEW del 18 marzo 2006

 
     

Berlusconi Annunziata : Authority accetta verdetto RAI : colpevole
di Elisa Mabrito

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di accettare il verdetto dell'azienda sulla conduzione di Lucia Annunziata nella trasmissione "In 1/2 ora" del 12 marzo 2006. La RAI ha ritenuto violati due articoli del codice di regolamentazione.

La Commissione servizi e prodotti dell'Authority presieduta da Corrado Calabrò - che era stata investita della questione - considerato che gia' l'azienza ha rilevato il mancato rispetto dell’art. 5, commi 2 e 3, della legge 28/2000 e dell’art. 6, comma 2, della delibera del 1° febbraio 2006 della Commissione parlamentare di vigilanza, ed ha assunto l’impegno di adottare gli appropriati provvedimenti in applicazione delle vigenti disposizioni di legge, di regolamento e del contratto di servizio, non ha emesso un proprio parere, ma ha ordinato alla RAI la comunicazione tempestiva all’Autorita' dei provvedimenti che saranno adottati, riservandosi di verificarne la congruita' e l’effettivita'.

I due articoli stabiliscono che "Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto in qualunque trasmissione radiotelevisiva è vietato fornire, anche in forma indiretta, indicazioni di voto o manifestare le proprie preferenze di voto" e che "I registi ed i conduttori sono altresì tenuti ad un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma, così da non esercitare, anche in forma surrettizia, influenza sulle libere scelte degli elettori".

Critico su L'Unita' Stefano Passigli (DS, ex PRI), gia' membro della Commissione bicamerale di vigilanza RAI e sottosegretario all'innovazione tecnologica, nonche' docente universitario in Italia, ad Harvard e presso l'università del Michigan, presidente della casa editrice Longanesi e della Passigli Editori. Egli parla di "decisione pilatesca".

A suo dire, "L’Autorità per le telecomunicazioni ha mancato al suo dovere istituzionale... nei confronti di Lucia Annunziata un organo indipendente come l’Agcom non può rifarsi alla decisione di un organo politico quale è il Consiglio di amministrazione Rai". Esperto di riforme e Costituzione, chiarisce che "L’Autorità per le telecomunicazioni è un organo i cui giudici hanno uno status equiparato a quello dei giudici costituzionali. Un simile organo non può rinviare a un soggetto politico qual è il Cda Rai".

Passigli commenta che "L’Autorità ha tutti gli strumenti per valutare la portata dell’articolo 5, commi 2 e 3, secondo i quali è vietato fornire indicazioni o preferenze di voto da parte dei registi o dei conduttori, che sono anche tenuti a un comportamento imparziale così da non esercitare influenza sulle libere scelte degli elettori. Non mi sembra che l’Annunziata abbia espresso indicazioni di voto. E non credo che a influenzare gli elettori possano essere delle domande, anziché delle risposte". A suo giudizio la 'par condicio' della trasmissione - trattandosi di una serie di interviste a singoli politici, formula che era stata accettata dalla dirigenza della RAI - andava verificata sull'intero ciclo della trasmissione"..

Per Roberto Natale (Usigrai), "certamente le leggi sono da rispettare, ma sarebbe devastante il segnale che negli spazi del servizio pubblico non è possibile praticare un giornalismo incalzante come quello visto nella trasmissione di domenica scorsa. In altri programmi informativi Rai di questi ultimi mesi abbiamo assistito a duetti che sarebbe improprio definire interviste: pseudo-domande ai limiti del grottesco che servivano come spunto per i comizi. Mai una parola è venuta dal vertice Rai per ricordare che certi eccessi di servilismo gettano discredito sul servizio pubblico e sulla sua informazione".

"E’ grave - prosegue Natale - che i criteri del buon giornalismo vengano chiamati in causa solo ora che un’intervista ha messo in difficoltà il Presidente del Consiglio. Questo comportamento rischia di consolidare – al di là della lettera della legge - la pessima idea che in Rai tutti i politici (non soltanto l’on. Berlusconi) abbiano il diritto divino ad interviste di comodo".

Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, aveva parlato a botta calda di "un brutto episodio dal quale usciamo male tutti. La Rai deve fare di tutto per evitare che questi episodi si verifichino. Quanto Berlusconi ha minacciato di alzarsi e andarsene l'avrei stigmatizzato il piu' possibile e avrei evitato di chiedere il ritiro di quella frase per andare avanti e chiudere la trasmissione''.

Diversa l'opinione di con lui Massimo Giannini, de La Repubblica, Piero Sansonetti, di Liberazione, Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della sera e Eric Josefz, di Liberation, secondo i quali la trasmissione cui il premier era intervenuto non era un dibattito preelettorale, ma un'intervista, che una volta accettata richiedeva che il premier rispondesse alle domande, non che le eludesse parlando d'altro. Al massimo - secondo i giornalisti - poteva affermare che non intendeva rispondere ad una data domanda e sarebbero stati i cittadini a farsi un'opinione sull'elusione o mancata risposta.

Sansonetti sottolineo' anche la velata minaccia del premier "rimarra' una macchia sulla sua carriera", che - unite agli effetti dell'editto bulgaro (le critiche di Berlusconi da Sofia a Biagi, Luttazzi e Santoro furono seguite dall'estromissione dei tre dalla RAI, ancora oggi irreversibile) - lascia temere per il futuro della giornalista RAI.

Speciale libera informazione con le critiche dell'OSCE, dell'UE, dell'ONU e della stampa estera all'anomalia italiana

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