NEW del 10 novembre 2005

 
 
       
 

Per Berlusconi un avvocato dei diritti umani che combatte la CIA
di Giulia Alliani

In un'intervista pubblicata ieri da "Il Manifesto", Cherif Bassiouni, relatore Onu in Afghanistan, spiega come il network CIA della tortura si sia formato a partire dal 2001 e aggiunge che, sebbene il responsabile numero uno sia il governo Bush, anche Polonia, Ungheria e Romania dovranno risponderne.

Ma chi e' Cherif Bassiouni? E' egiziano, e' professore di legge in un'Universita' degli Stati Uniti ed e' un avvocato che si occupa di "diritti umani". Quest'anno, in aprile, ha pubblicato un rapporto, dopo una lunga indagine in Afghanistan compiuta su incarico dell'Onu come "esperto indipendente di diritti umani in Afghanistan".

Il rapporto era molto critico nei confronti delle forze militari Usa, e riferiva di arresti arbitrari, di torture, nonche' di abusi anche ad opera di agenzie di sicurezza private non controllate. Inoltre l'ingresso ai luoghi di detenzione gestiti dagli Stati Uniti non era stato concesso ne' a Bassiouni ne' all'Afghan Independent Human Rights Commission. Pochi giorni dopo la consegna del rapporto, a Bassiouni e' stato comunicato che l'Onu aveva intenzione di eliminare l'incarico che gli era stato affidato. La manovra a qualche critico e' apparsa come il risultato delle pressioni esercitate da parte degli Stati Uniti per liberarsi di un testimone scomodo.

Tuttavia, dell'avvocato Bassiouni si e' parlato negli stessi gioni di aprile anche in Italia, ma per motivi assai diversi. Se negli Usa i giornali del 25 aprile riferivano della manovra dell'Onu, in Italia il Corriere della Sera pubblicava il 26 aprile una notizia con questo titolo: "Il paladino Onu dei diritti umani ora difende Berlusconi dal pool. Bassiouni ingaggiato dal premier come avvocato negli Stati Uniti: «Quelle rogatorie sono un caso politico più che un'azione giudiziaria»".

Gli autori del servizio, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, scrivevano: "Si rivolge al difensore Onu dei diritti umani, uno dei più importanti avvocati penalisti americani, il presidente del Consiglio italiano contro le rogatorie della Procura di Milano negli Usa. Per chi, come Silvio Berlusconi, ripete di sentirsi «un perseguitato», l'avvocato Cherif Bassiouni è giusto quel che ci vuole: candidato nel 1999 addirittura al Premio Nobel per la Pace, dal '92 al '94 presidente della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia, poi tra i 9 saggi che hanno elaborato (con il professor Giovanni Conso per l'Italia) le basi del Tribunale internazionale per i crimini di guerra e contro i diritti dell'uomo, oggi rappresentante Onu per i diritti umani in Afghanistan. Cherif Bassiouni, 67 anni, americano di origine egiziana, moglie italiana, è stato infatti ingaggiato dal premier italiano come suo difensore negli Stati Uniti nella procedura rogatoriale avviata dalla Procura di Milano nell'inchiesta Mediaset".

Anche altri personaggi che hanno ricoperto importanti cariche nei loro Paesi hanno fatto ricorso ad avvocati che si occupano della difesa dei diritti umani: per quanto curioso possa sembrare lo fece addirittura il generale Augusto Pinochet, quando venne raggiunto in Inghilterra da una richiesta di estradizione da parte del giudice spagnolo Baltazar Garzon. Per sostenere il proprio diritto all'immunita', Pinochet ricorse all'avvocato Clare Montgomery, che appunto si occupa di diritti umani.

Ed era proprio Clare Montgomery che compariva nel team di avvocati che nell'ottobre 1996 presentarono il ricorso della Fininvest e di Berlusconi alla HIGH COURT OF JUSTICE di Londra contro le rogatorie del pool di Milano. Fu un insuccesso perche' il giudice Simon Brown non rilevo' nessuna violazione di diritti in quello che si voleva venisse considerato un processo ispirato da motivi politici.

L'avvocato Bassiouni, nel caso della rogatoria Mediaset, sostiene che ci siano gli estremi per sollevare una questione davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Infatti ha risposto cosi' alle domande che gli sono state rivolte dal Corriere della Sera sul modo in cui è diventato negli Usa avvocato di Berlusconi: "Non l'ho mai incontrato. - ha detto - Uno dei suoi difensori in Italia, l'avvocato Ghedini, mi ha chiesto di interessarmi di questa questione negli Usa, perché presentava una situazione abbastanza insolita, forse anche anomala... Ero in Italia in quel periodo e ho vissuto quel clima, c'era su tutti i giornali una polemica: il ministro firma o non firma la rogatoria, la manda o non la manda? La polemica politica che esisteva intorno a questa rogatoria indicava un elemento politico in Italia, visto che c'era questo tira e molla tra la Procura e il ministro, e la cosa era andata in Parlamento, e aveva preso una veste più politica che di azione giudiziaria naturale".

Si vedra' se negli Usa l'avvocato Bassiouni avra' piu' successo di quanto ne abbia avuto l'avvocato Montgomery in Inghilterra, alla quale il giudice Brown, nella sua sentenza, aveva cosi' risposto: "Se ben capisco l'argomentazione dei richiedenti [i.e.:la Fininvest e altri, ndr], essi sostengono che una delle due serie di azioni giudiziarie attualmente in corso in Italia - per donazioni illecite di 10 miliardi al signor Craxi - e' politica [...]. Le donazioni politiche illegali sono un reato politico? [...] Non sono d'accordo. A me sembra piuttosto un reato contro la legge ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni. E' certo un reato commesso in un contesto politico. A mio giudizio, pero', cio' non ne fa un reato politico [...]".

"Il reato in questione - continuava il giudice britannico - e' stato commesso per influenzare la politica del governo: non si pagano clandestinamente grosse somme di denaro a un partito politico senza uno scopo [...]. Non accetto in nessun modo che il desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione nella vita pubblica e politica, e il conflitto che cio' ha creato tra i giudici e i politici in quel paese, operi in modo tale da trasformare i reati in questione in reati politici. E' un uso scorretto del linguaggio definire la campagna dei magistrati come improntata a 'fini politici', o le loro azioni nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica [...]. Nessuno degli argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in nulla che i reati in questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i pagatori corrotti della politica come 'i Garibaldi di oggi', o cercatori di 'liberta'', o 'prigionieri politici'".

Speciale corruzione

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