NEW del 27 ottobre 2005

 
     

Dossier uranio : botta e risposta fra il governo e la Repubblica
di red

Repubblica accusa, il governo nega, Repubblica replica. Sono le puntante dell'Uraniogate, la storia segreta delle informative secondo cui Saddam Hussein stava comprando uranio in Niger per costruire bombe atomiche, informative che sarebbero state alla base dello scatenarsi della guerra in Iraq.

Secondo Repubblica ci sono le prove che tali informazioni "di intelligence" siano state costruite artatamente in Italia e poi passate agli USA. Il giornale afferma che, per dihiarazione dello stesso capo del SISMI, Nicolo' Pollari, a confezionare il falso furono "il vice-capo del Centro Sismi di viale Pasteur a Roma e un ex collaboratore del Servizio, pedinato dai nostri agenti segreti".

Il giornale ricorda che "il direttore della Cia ha ammesso dinanzi al Senato degli Stati Uniti di «aver appreso dell'esistenza del documento sul Niger dai servizi italiani alla fine del 2001»" e che "il 15 ottobre 2001 (come conferma il Senato degli Stati Uniti) il Sismi invia alla CIA un primo «report» in cui sono raccolte tutte le notizie contenute nel falso dossier".

Inoltre, a smentire le "rivelazioni" secondo cui a diffondere il dossier sarebbe stato il governo francese con l'intento di veder poi smascherata l'amministrazione Bush, rivelazioni che non hanno trovato mai alcun sostegno, vi e' il fatto accertato dal Senato degli Stati Uniti che il 4 marzo 2003 il governo francese avverti' Washington che il dossier era falso, mentre non vi furono comunicazioni simili all'alleato d'oltreoceano da parte del governo italiano.

Infine Repubblica ritiene che il colloquio segreto avvenuto il 9 settembre del 2002 fra il direttore del Sismi, Nicolò Pollari e il numero due del Consiglio per la Sicurezza nazionale USA, Stephen Hadley, colloquio poi confermato alla stampa dal portavoce del National Security Council, Frederick Jones, possa dimostrare che il governo italiano ha promosso, in sintonia con una parte dell'Amministrazione degli Stati Uniti, un'attività parallela di intelligence per «costruire» ragioni che giustificassero l'intervento militare in Iraq.

Palazzo Chigi invece - in un comunicato insolitamente lungo che nelle frasi ricche di digressioni e vuote di contenuti sembra di per se' manifestare disagio - protesta che si tratta di notizie infondate, ribadendo "in maniera categorica la totale estraneità del Governo, e del SISMI più in particolare, rispetto a qualsiasi ipotesi di coinvolgimento diretto o indiretto nel confezionamento e nella veicolazione del 'falso dossier sull’uranio nigeriano' ".

Il governo fa sapere che "i fatti narrati ed i loro contenuti, così come gli elementi circostanziali di tempo, di luogo, di modo e di persone non solo, infatti, non corrispondono a verità, ma, piuttosto, sono smentiti da riferimenti puntuali e certi, e, quel che più conta, tutti inoppugnabilmente documentati". Tuttavia non viene fornita la documentazione a sostegno di questa affermazione.

Puntuale nella logica mediatica adottata in questi casi giunge invece l'allarme su possibili conseguenze negative che le rivelazioni di Repubblica potrebbero arrecare a "sicurezza ed incolumità, senza trascurare la dignità, di Funzionari del SISMI esposti, con improvvida disinvoltura, a rischi gravissimi, tanto in prima persona, quando per coloro che con gli stessi hanno intrattenuto ed intrattengono relazioni", nonche' agli "interessi primari" dell'Italia ed all'"immagine del Paese nel mondo".

Il governo tenta di coinvolgere nella vicenda anche il parlamento e forse il Capo dello Stato, parlando di "credibilità delle Istituzioni che hanno vigilato e che vigilano sulla correttezza politica e sulla legittimità dei comportamenti dell’Esecutivo" e parla di "stabilità delle relazioni internazionali".

Ma, commenta la Repubblica, fra le molte parole e la velata minaccia governativa di star "responsabilmente valutando ogni prospettiva per la tutela di beni giuridicamente protetti", non vi e' da parte di Palazzo Chigi l'esposizione di un fatto comprovabile o il riferimento ad un documento pubblicamente consultabile che dimostri l'inattendibilita' dell'inchiesta giornalistica tanto criticata.

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