NEW del 5 ottobre 2005

 
 
       
 

Turchia verso l'Europa senza pensare ai diritti dei Curdi
di Shorsh Surme*

Mentre i Ministri degli Esteri dei Paesi membri dell'Ue discutevano sull'adesione della Turchia all'Ue a Lussemburgo, i soldati turchi continuavano a reprimere la popolazione curda nei villaggi sperduti sulle montagne del Kurdistan della Turchia lontani dei riflettori dei media internazionali.

Uno dei punti chiave del "quadro negoziale" per l'adesione all'Ue della Turchia dovrebbe essere la democrazia, i diritti umani, le libertà fondamentali e lo Stato di diritto sui quali è fondata l'Unione Europea.

Peccato che in tutto questo non sia stato nominato solo una volta il popolo curdo: un popolo di 16 milioni di persone ancora viene perseguitato e privato dei suoi sacrosanti diritti, quelli di vivere in libertà e in pace.

Davvero siamo così sicuri che la Turchia riesca a togliere completamente il potere ai suoi generali che continuano a decidere le sorti non solo della Turchia ma anche dei paesi limitrofi come l'Iraq?

Infatti, dalla caduta del regime di Saddam, la Turchia ha cercato di fomentare il conflitto tra la comunità Turcomanna e la maggioranza curda che vivono nella città di Kirkuk, famosa per suoi giacimenti petroliferi, nel Kurdistan dell'Iraq.

Alcuni giorni fa migliaia di Curdi hanno manifestato per le vie di Bruxelles chiedendo che una loro rappresentanza potesse essere coinvolta nelle trattative che erano in corso per l'entrata della Turchia nella Ue, ma non sono stati ascoltati.

Ora speriamo che Bruxelles voglia facilitare almeno il dialogo tra i Curdi della Turchia e il governo di Ankara per arrivare finalmente ad una pace definitiva per i due popoli.

* giornalista curdo-iracheno

Speciale pace

Speciale diritti

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