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NEW del 11 settembre
2005
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Armi
: il Brasile a una svolta per una vita senza piombo Il 23 ottobre in Brasile si svolgera' il primo referendum nella storia di quell'immenso paese: la popolazione tutta sara' chiamata a decidere se vuole proibire il commercio delle armi da fuoco. Aiuate calorosamente, energicamente, affettuosamente il popolo brasiliano, attraverso i contatti che avete, a dare una speranza a se stesso e al mondo. Le armi in tante mani sono non soltanto un pericolo, come mostrano le statistiche (vedere in calce alcuni dati), ma un degrado delle più antiche civiltà popolari. La diffusione delle armi imbarbarisce popolazioni civili, incrudelisce persone normalmente buone. E' ben vero che la violenza viene dal cuore, non dalla mano e dallo strumento, ma lo strumento mortale a facile disposizione può - per l'unità ingarbugliata dell'impasto umano - retroagire sui cuori più deboli, meno padroni di sé, più in balia dei venti del momento e delle reazioni primarie. L'occasione fa l'uomo ladro, dice il proverbio, non come necessità, ma probabilità. Così l'arma fa l'uomo omicida. Soprattutto è il rispetto e la cultura dell'arma, oggi oscenamente alti, insieme alla sua "normalizzazione" tra gli oggetti commerciabili, che corrodono e corrompono l'umanità di noi tutti, e le relazioni umane. Ricordo l'orrore intimo provato a Gerusalemme, città tre volte santa, nel vedere per strada tanti civili col fucile a spalla: ritrovavo i corpi umani deturpati dalla lebbra delle armi, che avevo visto nella mia infanzia sotto occupazione tedesca. Una pagina orrenda di Nietzsche, nel 1880-81, profetizzava "giusto e buono" il fatto che "i fino ad oggi tacciati di delinquenti" si creassero "un diritto", anche se ciò "rende pericoloso il secolo venturo e mette ad ognuno il fucile in spalla" (Aurora, n. 164). Il voto in Brasile vuole abolire il diritto del delitto. Sottoporre a giudizio democratico e a energica limitazione politica la quantità e diffusione delle armi è un grande passo di civilizzazione, di umanizzazione. Ma anche in Brasile è impedito con durezza dall'industria cinica delle armi, disposta a trarre un guadagno da ogni morto ammazzato*. C'è un bel precedente nella Svizzera, fortezza e forziere ben armato, nel cuore geografico d'Europa. Il 26 novembre 1989 gli svizzeri votarono sulla proposta di iniziativa popolare di abolire l'esercito. Era previsto un massimo di 30% di sì, che secondo il ministro della difesa sarebbe già stata una catastrofe. Il sì ebbe il 35,6% nazionale, con punte del 50,4 e del 55,5 nei cantoni di Ginevra e del Giura. Tobia Schnebli scrisse: "E' successo l'inimmaginabile. Si è messa in dubbio l'esistenza della vacca sacra". Nessun altro paese ha mai messo ai voti il tabù dell'esercito. D'altra parte, nell'89, la Svizzera non riconosceva l'obiezione di coscienza e oggi lo fa con molti limiti. E' tuttora attivo un movimento "Per una Svizzera senza esercito". (Fonti di stampa; Peter Bichsel, Il virus della ricchezza, capitolo L'esercito è mortale (anche in tempo di pace), pp. 81-94, Marcos y Marcos edizioni, Milano 1990; Periodico trimestrale Obiezione!, C. P. 2463, 6501 Bellinzona). Il Costarica non ha l'esercito, abolito nel 1949. Il paese ha svolto una efficace politica di pace nella regione, negli anni '80. In ogni villaggio, il simbolo che incontri non è la Coca Cola, ma la scuola e il posto di pronto soccroso: i giovani medici fanno un anno di servizio obbligatorio nelle comunità più lontane. La polizia è molto presente, a prevenire più che a reprimere. L'analfabetismo è al 4,2%, mentre nel Centroamerica è al 30%. La speranza di vita è 77 anni, la più alta di tutta l'America Latina. Il tasso di omicidi è di 7 ogni 100.000, sette volte in meno del Guatemala, il paese più violento della regione. Il 25% della popolazione è immigrata, accolta, ha arricchito la cultura locale. L'ultima guerra il Costarica l'ha fatta nel 1856 contro degli avventurieri al soldo di uomini d'affari Usa. I monumenti nelle piazze non ricordano generali e battaglie, ma i valori di Pace, Democrazia, Cultura. A Ciudad Colòn sorge l'Università della Pace, patrocinata dalle Nazioni Unite, con docenti provenienti da oltre una dozzina di nazioni. I problemi non mancano: Il Costarica si proclama neutrale, ma nel 2003, il governo di Abel Pacheco approvò la guerra di Bush all'Iraq, sconfessato da tutta l'opinione pubblica. (Fonte: Costarica senza esercito, di Maurizio Campisi, giornalista italiano che vive là, in il foglio, n. 302, maggio 2003) Se il Brasile darà un segno in questa direzione, sarà un'altra stella luminosa tra le nubi della lunga notte che stiamo attraversando.
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Brasile: barboni, polizia, mazze e pistole Contro crimini e terrorismo ridurre il numero di armi leggere |