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NEW del 5 settembre
2005
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Iraq
abbandonato in polemica con i Paesi arabi Sono trascorsi cinque giorni dalla carneficina provocato dal panico dovuto sia alle bombe cadute sul piazzale della moschea sciita di al-Kazemiyah sia alla presenza di un kamikaze che hanno costretto i pellegrini venuti da tutte le parti dell'Iraq, e non solo, alla fuga verso il ponte al-Eama. Esso collega il centro di al-Ahzimiyah al centro di Kazimiyah, che sono due centri abitati dagli Sciiti. Il regime sanguinario di Saddam, per controllare la popolazione Sciita in queste zone, aveva costruito sul fiume Tigri questo unico ponte, che era obsoleto e malandato. Dopo questa tragedia la maggioranza della popolazione irachena ha dimostrato di essere contro i terroristi che cercano di fomentare l'odio sia tra le confessioni religiose sia tra le etnie in Iraq, ma per fortuna finora non sono riusciti e non riusciranno nell'intento (moltissimi terroristi stranieri provengono dall'Arabia Saudita, ed altri dalla Siria, Palatina, Sudan, Algeria e lo Yemen). I popoli dell'Iraq - Curdi, Sunniti Arabi, Sciiti Arabi, Assiri, Caldei e Turcomanni - hanno dimostrato in questi giorni una forte solidarietà nei confronti delle famiglie dei caduti, raccogliendo fondi e dando l'assistenza ai loro congiunti. Dopo la liberazione dell'Iraq, gli Iracheni vivono sempre nel panico, a causa delle auto bombe e kamikaze. Secondo un rapporto reso noto nel luglio scorso dal "Gruppo per l'indagine della situazione dei morti e feriti in Iraq" con sede generale a Londra, sin dal marzo del 2003, dopo la liberazione dell'Iraq, il numero totale dei civili iracheni morti per mano dei terroristi ha superato quota 24.000, mediamente 34 persone al giorno. Le costanti violenze hanno reso i civili iracheni molti nervosi. Quando incontrano un caso d'emergenza, perdono la ragione e scappano per salvarsi la vita. "A una settimana da quella tragedia non abbiamo visto neanche un paese arabo a dare un'aiuto alle famiglie colpite", ha detto il Prof. Nihad Al Sheremi, docente presso la prestigiosa Università di Al- Musstensseria, a Baghdad. "Noi non ci sentiamo parte integrante delle nazioni arabe, perché i Paesi arabi sono falsi, se non fossero così ci avrebbero aiutati". Ha ragione il Prof. Sheremi. Il presidente della Lega Araba Amre Mussa giorni fa aveva contestato duramente la nuova costituzione irachena perché secondo lui doveva esservi scritto che l'Iraq fa parte integrante delle nazioni arabe, dimenticando che l'Iraq è un mosaico di etnie e di confessioni religiose, e quindi non può fare parte integrante al mondo arabo, quel mondo che non si è preoccupato di inviare neanche un centesimo alla popolazione colpita. * giornalista kurdo iracheno ___________ NB:
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Iraq verso una nuova Costituzione, ma occorre sostegno Iraq: carneficina infinita, manca tutto, anche l'umanita'
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