NEW del 01 giugno 2005

 
     

Fecondazione : Osservatorio sul referendum e sull'astensione
di Rita Guma

La nostra decisione di non entrare nel merito del referendum sulla procreazione assistita e' stata determinata fin qui dal fatto che non sarebbe corretto prescindere da competenze medico-scientifiche che non possediamo e dalla necessita' - per esprimere giudizi giuridici, di definire taluni concetti che riguardano comunque il campo etico-medico (la sterilita' e' una malattia? avere figli e' un diritto? etc) e che non trovano immediato e univoco riscontro nella Costituzione o nella carta dei diritti dell'uomo.

Ci sembra piu' corretto, nel merito dei quesiti, lasciare liberta' di valutazione ai cittadini in un contesto che talora non puo' essere nemmeno terreno di un confronto scientifico adeguato, trattandosi, per una parte dei "contendenti" di questione di fede, che va al di la' quindi di ogni discussione tecnica, giuridica, legale e quant'altro.

Tutti coloro per cui esiste l'anima e che ritengono essa si infonda nel nascituro all'atto del concepimento non accetteranno infatti alcuna dimostrazione scientifica sul momento di inizio della vita come la concepisce invece un agnostico. Si rischia di avere dei fraintendimenti, in cui una scienziata dello spessore di Margherita Hack parla di anima assimilandola alla "mente", mentre per un cattolico l'anima e' tutt'altra cosa che sfugge alla mente di chi non crede.

Per la stessa ragione non si puo' chiedere ad un cattolico di non tentare di impedire con il suo voto che un altro possa scegliere il metodo di fecondazione a se' piu' adeguato, poiche' egli e' convinto che un'ovulo fecondato sia gia' un uomo, quindi chiunque accetti la distruzione di quelle cellule si rendera' complice di omicidio. Viceversa e' assurda questa volonta' di coercire il libero diritto altrui per chi non crede.

Un dialogo fra sordi, insomma, acuito da una sorta di astio, da guerra santa (da entrambi i lati, devo dire), che impedisce un confronto sereno e civile.

Inoltre l'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus, operando per la difesa dei diritti civili, non si occupa dei nascituri, eccetto che per quei riflessi attinenti ad eventuali diritti civili maturati prima della nascita, che attengono invero a sfere molto limitate (ereditarieta', primogenitura fra gemelli) e comunque sempre maturate al momento della nascita. Dovrebbe quindi occuparsi dei soli diritti della madre e delle altre persone gia' nate, piu' o meno direttamente coinvolte, ma le scelte su alcuni punti del referendum riguardano la sensibilita', non diritti universalmente riconosciuti (altrimenti sarebbe illegale ogni altra scelta ed inutile un referendum), e dipendono, come gia' detto, dalle definizioni date per taluni fatti, fenomeni e diritti.

Sicuramente e' giusto e doveroso, invece, per noi, difendere la laicita' dello Stato, il diritto al voto referendario, l'espressione segreta del voto ed una corretta ed ampia informazione sul tema oggetto del referendum.

Riguardo all'informazione fornita dalla massa dei media e dalle diverse figure istituzionali, occorre dire che essa e' stata scarsa e partigiana, mortificante per l'intelligenza umana e per la capacita' di scelta del cittadino, trattato alla stregua di un bambino da imbonire ed usare. Nessuna delle due posizioni e' stata difesa in modo sempre adeguato, a mio avviso, perche' in entrambi i casi si e' parlato "contro" la tesi opposta, non a favore della propria, con pacatezza ed adeguati argomenti, e si e' quasi ovunque evitato il confronto delle idee, portando ciascuno la sua posizione in modo esclusivo e senza dare la possibilita' di analizzare a fondo i diversi aspetti a confronto.

Temo - e parlo in questo caso dal punto di vista della comunicazione - che questo modo di "informare" confermera' solo ciascuno sulle sue posizioni e mi auguro invece che nei giorni che mancano all'appuntamento referendario si mettano in piedi iniziative piu' adeguate a rappresentare, senza livore e con pluralita' di voci, le due contrapposte posizioni (astensione o 4 si') od anche quelle intermedie.

Per la questione dell'astensione, abbiamo gia' trattato su questo sito la questione dal punto di vista giuridico. In sintesi, la legge stabilisce che l'esortazione all'astensione e' un reato, tuttavia la Corte di Cassazione ha a suo tempo argomentato che i rappresentanti della Chiesa non sarebbero perseguibili, ne', per la Costituzione, e' possibile che l'ingerenza della Chiesa nei fatti dello Stato italiano possa indurre a proporre un referendum abrogativo dei patti concordatari.

Certamente a nostro avviso (ed anche ad avviso del vangelo - 'date a Cesare quel che e' di Cesare' - ed il referendum e' dello Stato, non della Chiesa) si tratta di ingerenza. Infatti non accetteremmo inviti di Capi di Stato stranieri sull'orientamento del nostro voto e non possiamo accettarne dal capo della Chiesa o suoi rappresentanti in quanto tali, ne' e' possibile che essi, come ministri del culto, si esprimano pro o contro il voto, ma solo, eventualmente, per il si' o il no in quanto a contenuti.

Peraltro, se non intervengono come rappresentanti stranieri ma come cittadini italiani, sono perseguibili a norma di legge, non potendo piu' rifarsi in alcun modo al diritto canonico. Tale perseguibilita', ricordiamolo, varrebbe anche per i nostri rappresentanti istituzionali che invitino all'astensione.

Inoltre l'invito all'astensione si riflette inevitabilmente sulla segretezza del voto di tutti coloro che, recandosi a votare, dichiarano cosi' di non tenere in alcun conto la posizione ufficiale della Chiesa o di questo o quel politico. E' probabile che sia anche questo un motivo per cui non si suggerisce di votare NO, ma proprio di non andare a votare, fatto chiaramente verificabile anche senza essere nell'urna. L'altro e dichiarato motivo e' quello di ottenere cosi' il mancato raggiungimento del quorum, cioe' di fatto di boicottare il voto.

Un'altra argomentazione risibile lanciata con una campagna pubblicitaria e' che "la vita non si vota". Immagino proprio che invece in caso si trattasse di abrogare una legge opposta a quella in gioco, o vi fosse a rischio l'introduzione della pena di morte, quelle stesse associazioni o religiosi sponsorizzerebbero il principio opposto.

In definitiva, tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione, in osservanza dell'art. 21 della Costituzione, con ogni mezzo, sia chi crede che la vita inizi con il concepimento e chi invece con la nascita, come chi desidera un figlio senza rimetterci la salute, come chi ha un handicap e ha rischiato di non nascere per un aborto e chi infine ha una grave malattia che la ricerca sulle staminali potrebbe forse guarire. Tutti hanno questo diritto e tutte le posizioni andrebbero rappresentate nei diversi contesti deputati all'informazione.

Tutti hanno pero' diritto di votare senza pressioni di sorta. Quello che non si dovrebbe fare - anche sotto il profilo etico, a meno di non voler essere machiavellici - e' cercare di coercire un diritto civile cercando di trasformare i cittadini in tanti Ponzio Pilato e tentare di indottrinare le masse trattandole da popolo bue con vari bavagli all'informazione.

Parlando di vita, infatti, se un domani in Italia morira' un adulto o un bambino perche' si e' scelto di adottare una legge piuttosto di un'altra, e' giusto che tutti siamo chiamati a rispondere delle nostre decisioni, senza confusioni fra chi al momento del voto era in ospedale e chi invece ha risposto all'appello di un ministro del culto o di un politico.

Un evento che mette a confronto le due visioni contrapposte


by www.osservatoriosullalegalita.org

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