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NOTIZIARIO del 26
marzo 2005
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Riforma
Costituzione : quando il rimedio è peggiore del male Risulta francamente inquietante questo accanimento della maggioranza di governo contro la Carta Costituzionale del 1947 concepita dai Padri fondatori dopo una sanguinosa guerra di liberazione da una cruenta dittatura. Il governo ha pienamente diritto a portare avanti il proprio programma per il quale ha chiesto il voto dell'elettorato; la regola non scritta della democrazia richiederebbe pero' che ogni qualvolta si metta mano ai principi che regolano la convivenza civile e democratica nonche' i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, almeno si dia ascolto alle voci di dissenso. E le voci di dissenso questa volta sono notevoli e degne del massimo rispetto: la stragrande maggioranza dei costituzionalisti ha messo in guardia dai pericoli che posono derivare da una svolta dello stato in senso fortemente presidenzialista senza l'opportuno bilanciamento effettuato dagli organismi di garanzia. Anche il Presidente dell'Osservatorio, rispondendo ad un lettore che chiedeva un parere sulla recente sentenza del Consiglio di Stato a proposito del ricorso elettorale della Mussolini, ha messo in evidenza come lo stato democratico sia essenzialmente uno stato di diritto basato sulla legalita' e sul rispetto dei diritti dei cittadini, compresi quelli che ledono la legge. E' piuttosto curioso - tra l'altro - come legalita' e diritti, nel caso specifico sollevato dal lettore, abbiano avvantaggiato obbiettivamente una lista - Alternativa sociale - che si ispira a valori e programmi antitetici alle ragioni della Resistenza e dello stesso Stato democratico che dalla Resistenza nacque e che oggi permette agli eredi del fascismo di vincere, se non le elezioni, almeno una battaglia procedurale. Speriamo che cio' faccia riflettere coloro che, impegnati in un'assurda operazione di revisionismo storico, non hanno compreso (o fingono di non aver compreso) che se la guerra fosse stata vinta da quelli che sono stati poi - per fortuna - sconfitti, oggi non staremmo qui a parlare di Legalita' e Diritti e tantomeno di ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato! Nello spirito che anima la Carta del 1947, i poteri dello stato sono divisi e questa scelta deriva dall'impostazione liberale dei Costituenti e dall'esperienza del fascismo che si era invece caratterizzato per l'accentramento dei poteri nelle mani dell'esecutivo. L'indipendenza ella magistratura e' un cardine del sistema di garanzie messo ad argine contro ogni deriva autoritaria. Ora nella modifica costituzionale appena attuata dal governo, a fronte della scelta verso il premierato forte, sarebbe stato logico e consolidare e dare maggior potere alle istituzioni di garanzia: la Consulta, il presidente della Repubblica, il Parlamento, le Authority per l'informazione e per la tutela della concorrenza. Niente di tutto questo. Anzi, per la Consulta si e' deciso di aumentare la componente politica aumentando a sette (su quindici) i componenti eletti dal Parlamento. Come ha ricordato Nicola Mancino: "...Una provvista che rischia di essere fortemente di parte. Se si considera che il Capo dello Stato, eletto dalla stessa maggioranza, nomina altri quattro componenti, corriamo il rischio di avere undici componenti della Consulta fortemente politicizzati." L'aspetto che salta subito all'occhio e' che le forze politiche che hanno sempre gridato ad alta voce contro la politicizzazione della magistratura, hanno finito per proporre un rimedio peggiore del male: invece di rafforzarne l'indipendenza, ne hanno accentuato la politicizzazione! Ecco perche' e' necessario che la gravita' di quanto avvenuto in questi giorni in Parlamento sia compresa da tutti i cittadini-elettori: ne va' della legalita' e dei nostri diritti. La domanda del lettore citata nell'articolo
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Costituzione. referendum confermativo o abrogativo?
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