NOTIZIARIO del 19 febbraio 2005

 
     

Informazione : scrivendo di guerra potremo finire in carcere
di red

Pensando a Giuliana Sgrena e a quel giornalismo che rischia la pelle per fare informazione e per affermare il diritto di libertà degli altri...

"Sono stati tutti assolti e non si riesce a capire il perchè..". Così alle 20,30 , la sera del video di Giuliana, esordiva il giornalismo del TG2 a proposito della sentenza di primo grado sui controllori di volo di Linate. Una notizia di livello minore, ma strumentalizzata con perfida ipocrisia e l'intenzione della contraffazione. Questo inciso apparentemente innocuo è la manipolazione studiata, astuta, dissimulata, latente e pervasiva dell'informazione di regime. E' peggio della peggiore critica esplicita all'operato della magistratura, fatta da un uomo di partito schierato e dichiarato.

Non è giornalismo. E' un espediente volontario e studiato di un servilismo consapevole e indecente. E' una porcheria opposta alla generosità eroica di chi si offre generosamente alla verità, per la verità e con la verità come Giuliana. E' quella porcheria ipocrita e spietata che mentre si finge pensierosa del destino di Giuliana, manipola il video dei rapitori e lo tiene nascosto fino al giorno in cui può essere utilizzato per condizionare l'opinione pubblica, nel momento del voto sul rifinanziamento della missione militare in Irak.

Dobbiamo smascherare questa ipocrisia, perchè di fatto ci sta preparando un bavaglio drammatico. Una censura quasi totale.

La Rai non trasmetterà alcuna diretta e la "non diretta" sarà debitamente manipolata, in modo visibile e in modo dissimulato. Infatti la verità è che, mentre si finge una preoccupazione protettiva e paternalistica nei confronti di questa "infanzia incorreggibile", che seguendo le sue chiemere ideali si mette in grave pericolo, in realtà si prepara la censura dei tribunali militari e la riforma del Codice penale Militare, e si manipola il video.

Un giro di vite pericoloso e militarista, mentre si finge un'indulgente clemenza nei confronti dei "prigionieri di guerra". Una corte marziale nostrana per i giornalisti autentici e gli operatori di pace, che andrà in aula alla Camera il 21 febbario, per la sua approvazione definitiva.

Nella sua invocazione drammatica al suo compagno, nel tentativo estremo di difendere il suo diritto alla vita, Giuliana Sgrena gli raccomanda disperata e piangente di mostrare al mondo la propria identità, di rivelare il respiro profondo della sua vocazione, della sua generosità, della sua volontà di sacrificarsi. L'identità spirituale e civile di donna votata al dovere di raccontare la verità, e perciò giornalista: per affermare il diritto degli umili, dei diseredati, degli innocenti.

Giuliana implora il compagno perchè a tutto il mondo e soprattutto ai suoi rapitori, che vogliono rappresentarsi come i difensori del popolo irakeno, mostri il proprio lavoro, le sue fotografie, quelle dei bambini irakeni devastati dalle bombe. Perchè dentro le sue immagini si possa leggere la sua anima, la sua dedizione nel denunciare la morte e l'inutilità di quel dramma totale e irrecuperabile di non vita che rimane oltre la guerra. Perchè si possa riconoscere il suo grido di aiuto al mondo e ai difensori veri , ai resistenti veri e impotenti del popolo irakeno.

Il suo grido che lei è con loro, che lei è contro la guerra. E quindi che impadronendosi di lei per sequestrarla, faranno giustizia non della menzogna ma della verità. Che così facendo essi processano il loro diritto di difesa e di pace, invece di processare la guerra e la sopraffazione.

L'altra sera a Milano, nel suo intervento alla Camera Del Lavoro, Enzo Nuci, corrispondente di guerra della RAI, dopo due anni di Irak , affermava esattamente l'urgenza e la necessità di esprimere, quasi di gridare, questa denuncia contestuale e tempestiva. Raccomandava che, alla manifestazione del 19 febbraio prossimo, la gente manifesti anche l'allarme civile e forte per la legge delega di riforma del Codice Penale Militare del 21 febbraio.

Una minaccia gravissima per tutti nel silenzio , quasi nell'indifferenza. Ancora una volta. Come ormai inesorabilmente da troppo tempo in questo paese. Nel vigore di questa nuova legge giornalisti e civili, che, come Giuliana Sgrena, si sacrificano nei teatri di guerra vera e propria, o anche nelle operazioni di peace keeping rischieranno oltre al silenzio anche la reclusione fino a 20 anni.

Enzo Nuci auspicava che la manifestazione del 19 febbraio renda un servizio vitale e un omaggio al lavoro e al sacrificio di Giuliana Sgrena e degli operatori di pace e di verità come lei. L'allarme di Enzo Nuci richiama tutti noi alla necessità di smascherare le ipocrisie, di collegare la richiesta di liberazione alla denuncia della legge delega, che in pratica potrebbe avviare il paese ad un periodo oscuro di processi secretati e di corte marziale anche per i civili, a cominciare da coloro che come Giuliana rischiano la pelle per fare informazione.

Il disegno è veramente pericoloso: si tratta di legge delega che per un verso detta un indirizzo e un principio di carattere generale, aprendo poi la strada all'attività di governo e dei suoi Ministri, che potranno emanare di fatto e nel particolare provvedimenti normativi concreti ben più incisivi. E se non lo faranno, il principio e l'indirizzo rimanendo più vaghi e generali, si produrranno guasti anche maggiori. Dall'altra parte, ripristinando l'attività dei Tribunali militari anche in tempo di pace ed estendendola anche ai civili, si preannuncia l'inizio di una fase di attività giudiziaria che può rapidamente degenerare, magari aprendo un periodo nuovamente oscuro della nostra storia.

Infine e in aggiunta, la subdola e non visibile modifica interpretativa dell'art.103 della Costituzione, che ignora e supera tutti i vincoli di garanzia posti a tutela della legge fondamentale dello Stato, renderà impossibile in sede di giudizio di fare ricorso al principio costituzionale della distinzione tra leggi applicabili in pace e non in guerra, e a pretendere la distinzione tra norme applicabili eventualmente ai soli militari , ma non ai civili.

Invece di mettere il bavaglio e la censura al diritto dei cittadini di sapere e di saper decidere, in un contesto internazionale di guerra dilagante, la vera urgenza sarebbe stata quella di riformare la materia dei crimini di guerra il servizio militare professionale la realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale, la salvaguardia delle libere istituzioni, l'intervento in circostanze di pubbliche calamità la tutela dei soggetti deboli coinvolti :infermi, feriti, popolazione civile, prigionieri e così via.

Ma non è di questa riforma che si occupa la legge delega di riforma del codice penale militare!! E la popolazione italiana deve essere messa nelle condizioni per capire esattamente cosa sta succedendo e dove sta esattamente il fondamento della sua libertà. L'opposizione deve prodigarsi a sufficienza e oltre per trovare o realizzare gli strumenti utili e necessari a questo fine d'informazione.

Altrimenti la gente non sarà in grado di organizzare di orientare la propria difesa. Gli eroismi di Giuliana, di Enzo, delle due Simone e di tanti altri rimasti nella storia senza nome, saranno andati perduti.

Leggi l'analisi da semplice cittadino sui contenuti della riforma del codice militare

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Guerra e informazione: il commento di Riccardo Orioles