NOTIZIARIO del 10 febbraio 2005

 
     

Informazione sulla guerra e guerra all'informazione
di Riccardo Orioles

Un militare italiano viene colpito a morte a bordo dell'elicottero su cui era in missione. Questa missione secondo parte dei cittadini era giustificata e secondo altri no; appellandosi i primi agli impegni internazionali del Paese e i secondi al letterale rispetto della Costituzione. Una questione "politica", come si vede: su cui anch'io ho le mie opinioni, e le ho espresse piu' volte. Ma accanto alla questione politica ce n'e' una seconda tecnica, di non minore importanza.

L'anno prima altri elicotteristi avevano criticato il servizio, giudicando i mezzi inadeguati. Presentemente, i mezzi utilizzati sono stati giudicati da alcuni insufficienti alla missione (con critica per il governo in carica) e da altri invece idonei (attribuendosi dunque l'evento a mera fatalita').

Ora, sulla questione "politica" e' facile giudicare: ognuno ha le sue convinzioni, la Costituzione e' li' accessibile a tutti, gli accordi internazionali pure, ognuno puo' farsi un'idea liberamente e, sulla base di essa, criticare o appoggiare un governo. Questa si chiama democrazia. Sulle questioni tecniche, invece,l'affare e' piu' complicato. Bisogna sapere - ad esempio - se l'elicottero era adeguatamente difeso, se un maggiore volume di fuoco avrebbe potuto evitare l'accaduto, se fosse da considerarsi ridondante, e cosi' via.

Occorrono insomma delle informazioni; senza le quali si puo' fare demagogia o retorica (entrambe vilissime, sulla pelle dei militari comandati) e non scelta cosciente, non democrazia. Ed ecco perche' esiste la stampa, perche' la libera informazione.

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Abbiamo in Africa tre tipi di aerei da caccia - il Fiat, il Reggiane, il Piaggio - ciascuno con munizionamenti diversi non intercambiabili fra loro. Questo dipende da acute considerazioni tattiche, o dalla necessita' di favorire - sulla pelle degli aviatori - ciascuno dei tre singoli industriali? E chi lo sa. Siamo in dittatura - oggi, nel 1940, come avrete capito - e quindi di queste cose non si puo' parlare. Si decolli e non si cerchino discussioni. Credere, obbedire, combattere. E alla fine essere buttati giu' dalla superiorita' tecnica degli inglesi, che di queste cose invece parlano pubblicamente e non si sognerebbero mai (poiche' l'opinione pubblica non lo permetterebbe) di affidare i loro uomini a macchine non verificate.

Questa mentalita', del comando senza controllo, e' tipica del notabilato italiano e in ispecie della sua cultura "militare". "Avanti Savoia!". "Viva il duce!". E si perdono le guerre.

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Fra i compiti del giornalista italiano c'e' quello di controllare, monitorare, segnalare costantemente al pubblico ed eventualmente denunciare il funzionamento della macchina militare. Sotto il fascismo questo era proibito. Sotto la democrazia fino adesso il problema non s'e' posto visto che, grazie a Dio, s'e' vissuto in pace.

Adesso, questi grandi politici hanno riaperto le guerre. Le chiamano missioni di pace ma insomma (vero, senatore Selva? Lei almeno onestamente lo dice) sappiamo tutti quanti di che si tratta. Torna "Avanti Savoia"? Torna "credere obbedire"? Si direbbe di si': la nuova legge sulla stampa in zona di guerra, proprio di queste settimane, e' ancor piu' restrittiva, ancor piu' sabauda di quella vecchia fatta ai tempi del duce.

Qualunque informazione o commento riguardante in qualsiasi maniera le attivita' militari ricade sotto il tribunale militare: con pene severissime - maggiori di quelle istituite, in tempo di guerra, dal fascismo - e soprattutto ad arbitrio dell'autorita' militare e, dunque, governativa. Se queste leggi fossero in vigore ora, non potremmo parlare degli elicotteri. E dunque non potremmo difendere, dalle eventuali incapacita' o insufficienze, gli elicotteristi di domani. Ogni dibattito su questo tema sarebbe rimandato a dopo l'otto settembre. Che, con regimi cosi', arriva inevitabilmente, come la notte dopo il tramonto.

Personalmente, sono contrarissimo alla guerra in Iraq - che e' una guerra, e non un'altra cosa - e ritengo anzi che i responsabili politici di essa dovranno prima o poi rispondere anche penalmente (per violazione della Costituzione) delle loro azioni. Ma questo riguarda i politici, non i militari. I militari, che obbediscono e non possono non obbedire, vanno invece responsabilmente tutelati: dalla stampa libera, dalla pubblica opinione. Togliere questa possibilita' alla stampa significa tradire i militari; nessun'alata parola ai funerali ha mai compensato le scarpe di cartone e i carri armati di latta. Significa cambiare regime.

Questo in cui stiamo entrando ora, con episodi consimili, nel campo della liberta' di stampa e' gia' fascismo. Non il fascismo infantile, ormai obsoleto, di cui l'onorevole Fini si dilettava a scuola ma quello efficiente e "moderno" che l'onorevole Fini sta costruendo ora.

da La Catena di San Libero

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