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NOTIZIARIO del 09
febbraio 2005
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I
nomadi , noi , il premier : uguali davanti alla giustizia Ministro Castelli, apprendiamo che ha commentato la vicenda della sentenza sulle due nomadi che hanno tentato di sottrarre una bimba dalle braccia della madre lecchese, dicendo che "ormai almeno una parte dei magistrati e' completamente lontana dal sentire popolare e ha perso il contatto con la realta'". Se per popolo intende una massa indistinta che sa pensare solo con "la pancia", vorremmo sapesse che non siamo 'popolo', ma siamo cittadini, cittadini con un cervello, cittadini con diritti che dovrebbero essere uguali per tutti (anche questo dice la Costituzione). Legge uguale per tutti che permette il patteggiamento al fratello del premier per miliardi ed anche ai nomadi, sebbene in quest'ultimo caso, trattandosi di un minore, faccia piu' impressione (ma ricordiamo che invece le tangenti possono ammazzare, perche' fanno fallire imprese e comprare prodotti piu' scadenti alle ASL e cosi' via...). Peraltro proprio questa maggioranza - e sotto il suo ministero - ha varato il patteggiamento allargato, con un comma che cancellava un altro articolo del CP per cui molti reati come truffa, usura, corruzione, concussione, falsa testimonianza e fuga dal carcere ricadono - entro certi anni di pena - nel nuovo patteggiamento. Come gia' ribadito in altre sentenze ed in comportamenti della maggioranza di governo, i tentativi non sono reati, e comunque, per quanto ci consta, non si puo' affidare al sentire comune - ammesso che esso sia quello che crede lei, e cioe' che la maggioranza degli Italiani ritenga un tentativo uguale ad un sequestro - l'interpretazione della legge. Il sentire comune porta ad esempio ai linciaggi, alle esecuzioni sommarie sull'onda dell'indignazione o della rabbia, senza scorta di prove e riscontri. Noi non vorremmo essere vittime di una siffatta giustizia, e certo non vorrebbe esserlo un membro della maggioranza di governo, che non solo si e' sempre detta garantista, ma che nei suoi principali esponenti ha sempre dimostrato di difendersi fin troppo bene utilizzando ogni cavillo. Purtroppo - anche se comprendiamo come alcuni possano provare fastidio di fronte a determinate categorie di persone che vivono in modo diverso da noi - queste categorie deboli non hanno amici che varino amnistie che cancellino condanne d'appello come accaduto al premier, ne' hanno avvocati che studino modifiche di legge per loro e per i loro amici, ne' hanno immunita' parlamentari o commissioni per le autorizzazioni a procedere cosi' benevole. In questo i nomadi sono proprio come noi, ed e' quello che ogni cittadino dovrebbe ricordare. Quando non ci sara' piu' un giudice a Berlino (a Lecco, a Milano, in Puglia o in Sicilia), il ministro Castelli non interverra' a difenderci particolarizzando la legge per noi, e potremmo essere vittime non piu' di lungaggini, che certo si verificano, o di errori che si sanano nei successivi gradi di giudizio, ma di persecuzioni dovute alle nostre idee religiose, politiche, al colore della pelle, allo stato sociale e ad altre strane classificazioni. Perche', e' bene ricordarlo, non siamo 'popolo', cioe' un gruppo forte e coeso con le spalle coperte dal proprio numero, ma un insieme di cittadini tutti diversi e tutti potenzialmente emarginabili per qualche caratteristica che oggi non e' ancora messa al bando, ma domani, chissa'... Peraltro appare singolare la coincidenza per cui il ministro stesso - che dovrebbe essere il ministro di tutti gli Italiani e che parla di "giustizia amministrata in nome del popolo italiano" - interviene nella sua qualita' istituzionale quasi esclusivamente per prendere partito in vicende che vedono protagonisti cittadini settentrionali o sedi giudiziarie del nord (Verona, Lecco, Milano, Genova).
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Immunita' diplomatica non puo' diventare impunita'
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