NOTIZIARIO del 04 febbraio 2005

 
     

Terrorismo : Gran Bretagna , cambiare legge che lede diritti
di Rico Guillermo

Il 16 dicembre 2004 nove membri della Camera dei Lord giudicavano positivamente un ricorso contro il ministro degli Interni relativamente alle recenti misure di sicurezza contro il terrorismo, perche' lesive del diritto alla liberta' dell'individuo. Nella lunga discussione i Lord e la baronessa di Richmond si richiamavano alcuni importanti principi di diritto internazionale.

La vicenda riguardava nove detenuti che proponevano ricorso contro una decisione della Corte d'appello sulla contrapposizione fra il ministro degli interni e la Commissione speciale d'appello sull'immigrazione datata luglio 2002. Otto dei ricorrenti erano stati classificati in base al Security Act 2001 e detenuti dal 19 dicembre 2001, mentre il nono era stato arrestato poco dopo. Due di essi avevano lasciato successivamente la Gran Bretagna, un terzo era finito all'ospedale per malattie mentali ed un quarto era stato rilasciato nell'aprile 2004, quando il ministro degli interni aveva revocato il suo status di sospetto terrorista.

I ricorrenti, tutti stranieri e tutti incensurati, hanno evidenziato la illegittimita' della loro detenzione, richiamandosi alla Convenzione europea sui diritti umani, che ha effetto in Gran Bretagna dal 1998. Inoltre essi lamentavano che anche gli arresti erano ingiustificati. I ricorsi sono stati sostenuti dalle associazioni per i diritti umani Liberty e Amnesty International.

Il Terrorism Act britannico del 2000 (un anno prima dell'attacco alle torri gemelle) definisce "terrorismo" come "l'uso o minaccia di azioni dove ... l'uso o minaccia e' finalizzato ad influenzare il governo od intimidire il pubblico o una parte di pubblico e l'uso o minaccia e' fatto al fine di sostenere una causa politica, religiosa o ideologica". Inoltre se l'azione "comporta serie violenze contro la persona, seri danni alla proprieta', mette in pericolo la vita con serie vioenze contro la persona... con uso di armi da fuoco o esplosivi". "Le finalita' di terrorismo includono un riferimento all'azione svolta a beneficio di una associazione bandita".

Dopo l'11 settembre il governo britannico reagi' introducendo l'Anti-terrorism, Crime and Security Act 2001 - in parte attenuato dagli emendamenti parlamentari - ed introdusse un ordine di deroga all'atto di recepimento del trattato sui diritti umani 1998. Tali decreti influirono anche sulla legislazione vigente dal 1971 in materia di immigrazione, ed in particolare sulla detenzione di stranieri.

Nel caso in esame, la Camera dei Lord richiama l'articolo 5 della Convenzione europea secondo il quale "Ciascuno ha diritto alla liberta' ed alla sicurezza della persona; nessuno puo' essere privato della liberta' salvo nei seguenti casi ed in accordo con le procedure prescritte per legge: l'arresto o la detenzione legale... di una persona contro cui l'azione e' stata intrapresa in vista dell'espulsione". Non si parla, fanno notare i Lord, di detenzione durevole o illimitata in Gran Bretagna, ma di privazione della liberta' limitata nel tempo e funzionale alla sola espulsione. Quindi i diritti degli stranieri detenuti sono stati violati.

I Lord citano inoltre diverse decisioni della Corte europea dei Diritti dell'Uomo in cui si ricorda che "Nessuno puo' essere soggetto alla tortura od a trattamenti o punizioni disumani e degradanti". La Corte si diceva consapevole delle immense difficolta' incontrate dagli Stati moderni per proteggere le loro comunita' dai terroristi, tuttavia sottolineava che anche in tali contesti la Convenzione proibisce in modo assoluto i trattamenti lesivi della dignita' dei detenuti, senza deroghe di sorta in casi di emergenza o minaccia alla vita della nazione. Lo Stato detentore dei prigionieri e' anzi responsabile della loro salute, come ribadito dagli artt. 32 e 33 della Convenzione dell'ONU sui rifugiati.

La Corte ricordava che "una persona che commetta un crimine considerato grave sotto la legge penale di un Paese, potrebbe certo essere incarcerata, che abbia o meno la nazionalita', per essere accusato, giudicato e, se colpevole, imprigionato. Ma un non cittadino che rischi la prospettiva di torture o trattamenti disumani una volta tornato nel suo paese, e che quindi non possa essere espulso, e che non sia accusato di nessun crimine, non puo' essere arrestato sotto l'art. 5 della Convenzione", valido solo per l'espulsione.

La Convenzione, fanno notare i Lord, da' invero ai Paesi sottoscrittori alcune possibilita' di deroga, ma esse riguardano solo le "Deroghe in tempo di guerra o in altre emergenze per pubbliche minacce alla vita della nazione" e comunque sempre sotto la legislazione internazionale. Uno Stato che intenda derogare deve avvisare il segretario generale del Consiglio d'Europa delle misure che prevede di prendere e della loro giustificazione nonche', in seguito, della loro cessazione. Fu con riferimento a tale possibilita', e richiamando la risoluzione ONU che riconosceva una minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionali, che il ministro dell'interno britannico introdusse le deroghe alla Convenzione, per prevenire attacchi terroristici.

Nella relazione del ministero si spiegava che "vi e' una minaccia terroristica alla Gran Bretagna da parte di persone sospettate di coinvolgimento nel terrorismo internazionale. In particolare, ci sono stranieri presenti nel Regno Unito sospettati di essere coinvolti nella realizzazione, preparazione o istigazione di atti di terrorismo internazionale, o facenti parte di organizzazioni o gruppi che ne sono coinvolti, o hanno legami con membri di tali organizzazioni e che sono una minaccia alla sicurezza nazionale del Regno Unito". Tutto il provvedimento e' pervaso dall'incertezza, poiche' parla di sospetti che pero' vengono di fatto trattati come prove indiziarie.

La conclusione dei Lord e' che la carcerazione fu illegittima in quanto protrattasi per anni, mentre sarebbe stato necessario espellere o accusare e processare i sospetti, e che essa fu immotivata, in quanto non esisteva effettivo pericolo per la nazione correlato ai detenuti. I Lord ricordano che i valori della democrazia dicono che tutte le persone sono uguali, e che, se e' vero che la maggioranza prevale, e' anche vero che le minoranze vanno rispettate. Diversamente, come diceva Thomas Jefferson, le violazioni sarebbero oppressione.

Lord Bingham di Cornhill ha evidenziato che i nove detenuti erano colpevoli solo di essere "stranieri", ed ha suggerito ironicamente di provare a sostituire - davanti alla frase "sospettato di terrorismo internazionale" - il sostantivo "straniero" con le parole "nero", "disabile", "donna", "gay" o simili, per chiedersi poi se sia giustificata la presa di potere su un gruppo che non sia "bianco", "abile", "maschio" o "etero", sospettato di terrorismo internazionale.

I Lord hanno chiesto di dichiarare la sezione 23 dell'Atto 2001 del governo incompatibile con l'art. 5 della convenzione europea sui diritti dell'uomo e di accogliere gli appelli dei detenuti ed ex detenuti e delle associazioni per i diritti umani.

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