NOTIZIARIO del 11 ottobre 2004

 
     

Turchia : se fosse cristiana resterebbe il problema diritti umani
di Rico Guillermo

"Se la Turchia fosse stata cristiana, non ci sarebbe alcun problema" per l'adesione alla UE. Lo ha affermato l'ambasciatore di Turchia in Francia, Uluç Özülker, in un'intervista al quotidiano "Le Parisien" di oggi. "Il vero motivo delle reticenze, soprattutto in Francia, e' la religione" secondo l'ambasciatore.

Ricordando la perplessita' dei Turchi di fronte al dibattito attuale, Özülker sottolinea poi che "la Turchia e' uno Stato laico", che le riforme di Ataturk sono la replica dei principi della rivoluzione francese e dell'Illuminismo e che "il codice napoleonico e' sempre in vigore da noi". Inoltre l'ambasciatore rileva che il dialogo fra Europa e Turchia e' "molto antico", risalendo al 1959, e che il Paese anatolico fa gia' parte dell'unione doganale.

Alla domanda se lo Stato turco riconosca il genocidio degli Armeni, Özülker ha ribadito l'assenza di prove e commentato che "quel genocidio non e' provato".

Il discorso e' solo una delle infinite contraddizioni dell'attualita' politica. La Francia infatti rumoreggia sulla questione dell'adesione della Turchia - come anche altre nazioni europee - ma per la maggioranza dei Francesi non si tratta davvero di un problema contro la religione islamica.

In Francia vi sono 5 milioni di Musulmani per lo piu' perfettamente integrati nel tessuto sociale cosi' come lo sono in Germania, dove la massiccia presenza turca risale al secondo dopoguerra mondiale, quando proprio i Turchi sopperirono alla carenza di maschi tedeschi - molti dei quali erano periti in guerra - tanto nelle fabbriche quanto nei focolari domestici.

Se il problema sono invece i diritti umani, e Chirac affida l'ultima parola ad un referendum, non si comprende come possa nel contempo aprire al dialogo con la Cina, che in tema di diritti umani non e' certo seconda alla Turchia.

Certo il tema - per chi ai diritti tenga davvero e sempre - non e' da sottovalutare. Il problema della condizione della donna in Turchia e' stato evidenziato dagli ultimi due provvedimenti che il parlamento anatolico aveva all'ordine del giorno per la discussione e che solo in extremis - e grazie agli interventi dell'Unione Europea - sono stati ridimensionati.

Si tratta della penalizzazione dell'adulterio, ora cestinata, e del test di verginita', pratica contestata dalle organizzazioni per i diritti femminili. Quest'ultima e' ora permessa solo per ordine di un'autorita' preposta e si sono introdotte serie sanzioni per i funzionari che commettano abusi.

A fianco di tale problema, nel Kurdistan turco vi e' una sorta di guerra sotterranea fra i guerriglieri Kurdi e l'esercito di Ankara, uno dei problemi che Bruxelles ha evidenziato piu' volte nel percorso di adesione della Turchia all'Unione Europea.

Pur dimenticando Ocalan, di cui non si hanno (e non si chiedono) notizie, secondo gli attivisti dei diritti umani vi sarebbero 300 prigionieri politici nella prigione di Siirt ed anche se vi sono alcuni cambiamenti in positivo, essi sono limitati ad Ankara ed in periferia le autorita' continuano a proteggere la polizia. Testimoni raccontano di arresti senza giustificazione e detenzioni per mesi con torture fisiche e senza assistenza.

La pena di morte e' stata abolita l'anno scorso con grande enfasi sul fatto che tale scelta avvicinava all'Europa, e il nuovo codice penale prevede l'introduzione di meccanismi contro le violazioni dei diritti umani, ma le leggi non basta farle, occorre volerle applicare, e dalle analisi del commissario all'allargamento dell'Unione Europea Günther Verheugen sembra vi siano delle perplessita', sebbene qualche passo avanti sia stato fatto sul caso della deputata kurda Leyla Zana.

La Turchia ha anche promesso di lasciar stare i villaggi kurdi solo qualche anno fa coinvolti in un brutale conflitto. I Kurdi ci sperano, e naturalmente anche noi Europei. Portare concretamente giustizia e diritti - anche se con una forzatura politica - sarebbe uno dei modi migliori di essere Europa.

Speciale Europa

Speciale diritti umani


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