NOTIZIARIO del 28 giugno 2004

 
     

Ciampi e la discarica di Parapoti vista da vicino
di Roberto De Luca *

Salerno - Le polemiche circa le manifestazioni estreme messe su a Montercovino Rovella dagli abitanti del luogo non si placano. Il Ministro Gasparri dichiara, in un'intervista rilasciata a Eleonora Bertolotto e pubblicata su La Repubblica di oggi che "[Bassolino, n.d.r.] dovrebbe stare in carcere", perché, secondo il Ministro, è penalmente responsabile dell'interruzione dei servizi e del disastro ambientale. Lo stesso Ministro si dichiara contrario all'ipotesi di riapertura della discarica di Parapoti, sequestrata, nel 2001, per disastro ambientale.

La stessa discarica, nel cui ventre giacciono tonnellate di rifiuti, di chissà quale natura, in decomposizione, sotterrati sotto un manto di argilla di due metri, era in procinto di essere riaperta, per mezzo di un decreto del Commissario straordinario Catenacci, quando la popolazione locale ha "fiutato" odore di rifiuti.

Il ministro Gasparri è stato tirato in ballo perché, sembra, abbia promesso, in campagna elettorale, che la discarica non sarebbe stata più riaperta. Ma le polemiche investono anche le forze del centro-sinistra, alcune vicine alle decisioni del Commissario, altre contrarie.

In tutto questo contesto di confusione politica, si inserisce una nota della presidenza della Repubblica, in cui fra l'altro si dice: "Il problema dello smaltimento dei rifiuti deve essere affrontato e risolto nell'ambito dei territori stessi che li producono, grazie alla collaborazione fra tutte le amministrazioni interessate ai vari livelli, che consenta iniziative concrete e tempestive. Problemi del genere non debbono essere trasformati in questioni di ordine pubblico. Le deliberazioni prese, secondo le procedure di legge, da autorità democraticamente costituite, debbono essere da tutti rispettate, altrimenti si nega l'essenza stessa del convivere civile.

Non sono accettabili posizioni egoistiche di rigetto pregiudiziale da parte di singole comunità, soprattutto di fronte a problemi, quali lo smaltimento dei rifiuti, generati dalle necessità di vita delle comunità stesse. Sul piano pratico, esistono, e sono già largamente applicate in Italia e altrove in Europa e nel mondo, tecniche di smaltimento che si sono dimostrate prive di conseguenze nocive per l'ambiente e per la salute dei cittadini."

Occorre ribadire un concetto molto semplice. Le popolazioni dell'entroterra del Salernitano arrivano a forme di protesta estrema proprio perché sanno che la politica ha fallito nel settore dei rifiuti e che le istituzioni stanno adesso prendendo dei provvedimenti che, a ragion veduta, sono contrari al diritto alla salute di molte famiglie di quelle aree.

Non credo, quindi, che si tratti di una questione di egoismo, quindi, ma solo di una pura e semplice questione di sopravvivenza. Per capire più a fondo la questione e per cercare di interpretare questo fenomeno ciclico dell'emergenza rifiuti a Salerno, vediamo come la "Commissione speciale per la vigilanza e la difesa contro la camorra e la criminalità" della Regione Campania inquadra il problema in una sua relazione dell'11 Luglio 2002.

L'inquadramento giuridico-normativo della problematica relativa al governo ed alla gestione dei rifiuti risulta complesso per l'eterogeneità delle materie coinvolte. Il fenomeno tuttavia presenta una sua unitarietà sotto il profilo politico-sociale ed un notevole impatto sui flussi economici, tale da richiedere uno studio che possa condurre ad una legge quadro regionale con la quale il consiglio regionale determini i principi ed i criteri direttivi di regolazione della materia, costituendo il fondamento giuridico per una successiva legislazione di settore, eventualmente anche in forma regolamentare.

In particolare, in questi ultimi anni, la criminalità organizzata ha sviluppato una tendenza ad impegnarsi direttamente in attività economiche riconducibili alle tematiche che hanno un impatto immediato sul territorio. Basti pensare come la mafia e la camorra abbiano realizzato con lo smaltimento dei rifiuti una notevole fonte di profitto.

Inoltre, le attività, anche laddove legali, possono divenire strumentali ad altre operazioni illegali. In altre parole, i profitti delle suddette attività possono servire ad avviare contatti da utilizzare nelle transazioni illegali (banche, intermediari finanziari, imprese di consulenza, investitori istituzionali).

Il cosiddetto fenomeno dell'"ecomafia", in particolar modo quello legato ai rifiuti, è riuscito a creare una forte interrelazione tra attività legali e illegali, in rete complesse, determinando relazioni strette tra mafiosi, politici, pubblici ufficiali, burocrati, imprenditori, il tutto con un'intensa attività di "lobbing", nella quale supporto politico e corruzione sono difficilmente distinguibili.

Sotto l'aspetto socio-economico, il governo e la gestione dei rifiuti alimenta il consolidarsi di organizzazioni criminali che si propongono, da alcuni anni, quali "soggetti di impresa", presentandosi sul mercato degli appalti e dei subappalti con connotazioni societarie, organizzazione aziendale e mentalità manageriale, dotate di esperti di "marketing", osservatori economici ed uffici legali.

Come si vede, quindi, è difficile incidere in una realtà così complessa se non si elimina dapprima il legame, che traspare chiaramente dalle righe di sopra, tra criminalità e pezzi dello Stato, concetto già da tempo espresso in queste pagine.

Le istituzioni preposte al controllo del corretto svolgimento della vita sociale ed economica, quindi, devono farsi carico di questa richiesta di legalità, che promana direttamente dai cittadini, piuttosto che reprimere con la forza il disperato tentativo di questi ultimi di salvare l'aria che essi respirano.

E a chi non crede a quanto possa essere insopportabile il fetore che promana dalla discarica di Parapoti e da quelle nell'area del salernitano, provi ad attraversare, in questi giorni di calura, la Salerno-Reggio Calabria all'altezza di Pontecagnano.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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