NOTIZIARIO del 10 marzo 2004

 
     

Ecomafia: è questa la vera emergenza!
Mentre va avanti in tutta Italia l'inchiesta sulle discariche abusive di rifiuti tossici, in alcune regioni i rifiuti sono un business per la criminalita' organizzata di stampo mafioso.
di Roberto De Luca *

Si stima che circa ventimila tonnellate di rifiuti siano attualmente in strada in Campania e gran parte delle città campane stanno rischiando disagi ambientali e sanitari, come quelli già sperimentati nel 2001, quando si dovettero spedire in Germania convogli di rifiuti, che le discariche locali non riuscivano più a contenere.

La gente che abita nelle prossimità delle discariche, vedendo minacciato il proprio diritto alla salute, si oppone al riutilizzo di discariche chiuse o sature, bloccando i TIR di immondizia. Il Presidente Bassolino si dimette dal ruolo di commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, lasciando il posto all'ex prefetto Corrado Catenacci, che subito annuncia la riapertura della discarica di Difesa Grande ad Ariano Irpino, nell'Avellinese, col risultato che comitati spontanei di cittadini bloccano le vie d'ingresso di questo e di altri siti di stoccaggio della regione.

Cercheremo di capire perché questi eventi, che sembrano ciclici, possono essere tutti ricondotti all'unica matrice malavitosa della cosiddetta ecomafia [1], la cui funzione è quella di lucrare sugli appalti dello smaltimento dei rifiuti, sul traffico illecito degli stessi e di ostacolare il diffondersi della cultura del riutilizzo della materia prima-seconda riciclata, per poter lasciar fiorire le attività illegali a tutto danno della salute del cittadino e dell'ambiente.

Iniziamo col premettere che parlare di un singolo fenomeno non dà il senso delle variegate entità criminose disseminate su tutto il territorio del Meridione. Bisogna, quindi, invocare una sorta di visione federalista del crimine: esistono le Mafie. E un recente fenomeno è quello della mafia dell' immondizia, o ecomafia, appunto.

Per cercare di descrivere questo nuovo fenomeno criminoso, diamo uno sguardo ad un estratto del rapporto della Commissione Scalia del 2000 sulle mafie dell'immondizia.

"… Esiste infatti una sorta di strabismo nella già scarsa attenzione che i media - e di conseguenza l'opinione pubblica - assegnano a tale fenomeno criminale, invero di grande portata, sia per quanto concerne il giro d'affari che le ricadute in termini di salute dell'ambiente e dei cittadini.

Il monitoraggio costante effettuato dalla Commissione sulla stampa nazionale e locale - comprese le agenzie - evidenzia che i rifiuti "fanno notizia" (e dunque "esistono", secondo una nota legge dell'informazione) solo in occasione di difficoltà di smaltimento, pertanto con la prospettiva di strade piene di spazzatura, o di proteste popolari contro impianti di trattamento o di smaltimento, assai di rado invece quando vengono scoperti traffici illeciti o discariche abusive. Un silenzio nel quale si svolgono attività illegali di entità notevole…".

Da queste righe risulta anche chiaro come la difficoltà momentanea della raccolta e dello stoccaggio dei rifiuti non sia l'unica e maggiore emergenza della regione Campania, anche se il recente annuncio del raddoppio della tassa sui rifiuti solidi urbani del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino costituisce un ulteriore allarme per i cittadini.

Il non riuscire ad incidere culturalmente, socialmente e politicamente sul fenomeno dell'infiltrazione camorristica nello smaltimento dei rifiuti, infatti, ha reso non solo la regione una fetida pattumiera, ma rende anche difficile il diffondersi della cultura del riutilizzo della materia prima-seconda, ancora solo in minima parte differenziata (si stima che, attualmente, solo il 6% dei rifiuti prodotti venga differenziato nelle abitazioni), e fa lievitare i costi dello smaltimento in discarica.

E se questi episodi di accumulo abnorme di rifiuti si ripetono ciclicamente, poiché non viene data una risposta efficace al problema, a pagarne le spese sono sempre i cittadini, sia in termini di disagi sanitari e ambientali, sia in termini di costi economici.

Ma perché accostare questo problema al volume di affari che l'ecomafia riesce a realizzare? Leggiamo innanzitutto, ancora nel rapporto Scalia, che

"... dal 1996 al 2000 sono stati censiti da Legambiente, sulla base dei dati forniti dalle forze dell'ordine, ben 143.553 reati ambientali;

76.406 le persone denunciate e 22.361 i sequestri effettuati; il 44,2% di questi reati si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia);

… il business potenziale dell'ecomafia negli ultimi cinque anni, tra mercato illegale e investimenti a rischio (appalti e gestione dei rifiuti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) è stimato da Legambiente in oltre 120mila miliardi di lire, al netto dell'inflazione;

i clan con attività diretta nel ciclo dei rifiuti, in quello del cemento e nel racket degli animali sono quasi triplicati, passando dai 53 censiti da Legambiente nel 1996 ai 143 di questo Rapporto Ecomafia 2001."

Le difficoltà della politica in questo campo sono chiaramente legate al fatto che la camorra riesce a permeare il muro delle istituzioni a tutti i livelli, secondo quanto ci dicono gli stessi autori del saggio ECOMAFIA - I predoni dell'ambiente (pag. 63): "Le ecomafie nel giro di pochi anni hanno esteso la loro sfera d'azione nel tentativo di offrirsi come monopoliste in un settore in cui la concorrenza legale, finché il contesto imprenditoriale resta bloccato, è impossibile su larga scala."

Non sono solo gli imprenditori troppo disinvolti a ricorrere alla mediazione dei clan, ma anche le amministrazioni pubbliche che si vedono serrare i cancelli delle discariche ufficiali.

Per ribadire tale concetto, facciamo attenzione alle più recenti dichiarazioni di Pierluigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia, che, nell'audizione alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti di Luglio 2002, ha dichiarato: "La nuova missione delle organizzazioni criminali è di inserirsi, oltre che negli appalti delle opere pubbliche, negli appalti dei servizi e in particolare quelli della pulizia e lo smaltimento dei rifiuti. Tenete presente che mentre gli appalti di opere pubbliche hanno dei presidi di vigilanza, quelli dei servizi ne sono sforniti. (…) Fra gli appalti di servizi e forniture, notiamo che le organizzazioni criminali si stanno orientando verso gli appalti per le pulizie dei comuni e per lo smaltimento dei rifiuti."

Un impegno collettivo per poter mettere fine a questa gestione monopolista dei rifiuti può essere una risposta valida al problema ciclico delle emergenze sanitarie e ambientali dovute alle difficoltà nello smaltimento dei rifiuti stessi. Molti gruppi politici sensibili alle questioni ambientali sono favorevoli a investire di più nella raccolta differenziata e nel riutilizzo della materia prima-seconda.

Notiamo, però due cose. La prima è che l'ecomafia potrebbe facilmente convertirsi e presidiare anche questi spazi di intervento pubblico. In secondo luogo, gli aumenti della tassa di smaltimento potrebbero, paradossalmente, addirittura rendere più pingue il "business" della "Rifiuti connection" e scoraggiare il cittadino che deve impegnarsi nell'intraprendere la sua propria battaglia civica per la differenziazione dei rifiuti in casa.

L'impegno collettivo, infine, non può che essere speso sul piano della lotta per la diffusione della legalità su tutto il territorio nazionale e soprattutto nelle province del Mezzogiorno.

Tuttavia, anche qualora riuscissimo a portare avanti un'azione incisiva sul piano informativo, se la classe politica non riuscirà a promuovere, contestualmente, una decisa azione di riscatto delle imprese sane che operano nel settore e se le istituzioni non sapranno operare controlli efficaci sul territorio, allora la battaglia combattuta sul piano sociale e culturale sarà persa in partenza, proprio perché i tempi caratteristici dei cambiamenti sociali sono lunghi rispetto ai tempi di reazione di una classe dirigente sana e intelligente.

[1] Vedi, ad esempio, l'interessante saggio di Antonio Cianciullo ed Enrico Fontana, ECOMAFIA - I predoni dell'Ambiente- Editori Riuniti (1995) .

* Referente regionale Campania dell'Osservatorio sulla legalita' onlus

by www.osservatoriosullalegalita.org

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