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NOTIZIARIO del 18
ottobre 2004
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Tony
Blair fra chiesa cattolica ed un posto di primo ministro Il Times del 16 ottobre riferisce le considerazioni di un ecclesiastico, Padre Timothy Russ, a proposito di una possibile conversione di Tony Blair al cattolicesimo. La famiglia Blair, notoriamente, segue le funzioni religiose presso le chiese cattoliche, ma il Primo Ministro e' tuttora anglicano e dunque, per adesso, il problema sollevato da Russ non si pone. Tuttavia potrebbe sorgere nel momento in cui a Downing Street arrivasse un Primo Ministro non protestante. A quel punto la situazione potrebbe diventare veramente imbarazzante. Non esiste un veto alla carica di Primo Ministro per un cattolico o per un ebreo, ma, nella situazione attuale, si potrebbero creare complicazioni costituzionali. Il problema risiede nel fatto che, mentre rientra nelle prerogative del Primo Ministro quella di offrire il proprio parere al re su chi nominare alle piu' alte cariche della Chiesa di Inghilterra, l'articolo 17 del Catholic Relief Act del 1829 stabilisce che nessun cattolico puo' fornire pareri al re relativamente alle materie ecclesiastiche, e analogo provvedimento, contenuto nell'articolo 4 del Jews' Relief Act del 1858, impone la stessa restrizione agli ebrei. Non esistono invece limitazioni per gli appartenenti alle altre grandi religioni, e neppure, a dire il vero, per chi avesse optato per religioni meno note o altri culti, per quanto bizzarri essi siano. Questa discriminazione, perche' di discriminazione si deve parlare, riflette i principi politici del diciassettesimo e del diciottesimo secolo, non quelli dei nostri giorni. Per esempio, secondo l'Act of Settlement del 1701, il principe William potrebbe sposare una seguace di Scientology, o una satanista dogmatica, senza incorrere in sanzioni legali (a patto che cresca i propri figli nella religione protestante). Se invece si innamorasse di una cattolica, i casi sarebbero due: o la ragazza dovrebbe rinunciare alla propria fede oppure il principe dovrebbe rinunciare ai propri diritti di successione al trono, oppure il Parlamento sarebbe costretto a riscrivere in fretta e furia questa vecchia disposizione. Si tratta di questioni che richiedono soluzioni di tipo diverso. Le difficolta' provocate dall'arrivo di un Primo Ministro cattolico o ebreo potrebbero essere affrontate in modo abbastanza semplice: basterebbe stabilire che in simili circostanze il Primo Ministro trasferisca le proprie prerogative relative alla scelta dei vescovi anglicani ad altro ministro che sia seguace della Chiesa d'Inghilterra. Si potrebbe approvare una legge in proposito prima delle prossime elezioni. Non e' certo questo il problema piu' pressante oggi nel Paese, ma la questione di un emendamento all'Act of Settlement dovra' essere affrontata dal Parlamento, e meglio presto che tardi. Alle preoccupazioni di Padre Timothy Russ si potrebbe tuttavia obiettare che in una nazione come l'Inghilterra, che si ispira ad una costituzione non scritta, e che e' governata da consuetudini e convenzioni, il problema della liberta' religiosa risulta meglio salvaguardato dall'indifferenza e dal silenzio legislativo, esecutivo e giudiziario che dal sistema dei principi e delle leggi scritte, che riflettono inevitabilmente la situazione temporale in cui furono concepite. Non molti anni fa, nel 1974, un simile problema era stato discusso in Parlamento a proposito della carica di Lord Cancelliere. Anche il Lord Cancelliere svolgeva una serie di funzioni in relazione alla Chiesa d'Inghilterra, e le parole contenute nel Catholic Relief Act del 1829 facevano sorgere il dubbio che un cattolico non fosse idoneo a tale carica. Si affermo' quindi, con un apposito articolo di legge, che non esistevano impedimenti alla nomina di un cattolico, e che il sovrano avrebbe eventualmente trasferito temporaneamente le funzioni del Lord Cancelliere connesse alla Chiesa d'Inghilterra al Primo Ministro o ad altro ministro. Speciale crocifisso nelle aule
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