NOTIZIARIO del 17 settembre 2004

 
     

Lasciare l' Iraq ? Le ragioni del no
di Luigi Conte

Kofi Annan ha espresso - un pò tardi - la sua idea sulla guerra irachena. Anch'io la condivido e l'ho sempre condivisa, così come provo orrore per gli atti terroristici perpetrati dalle varie bande che con rapimenti e uccisioni stanno dilaniando il Paese, tuttavia ritengo non sia giusto lasciare l'Iraq in questo momento.

Si tratta a mio avviso di un problema di responsabilità, che prescinde dalle ideologie: dato che la situazione in cui versa il Paese in questo momento è stata determinata dalle scelte errate di alcuni Stati occidentali, sono questi a dover trovare una soluzione, anche se non quella attuale. Insomma chi rompe paga e i cocci sono suoi.

La situazione sotto Saddam era tragica per tutti i suoi avversari (intere popolazioni) quindi è un bene sia stato eliminato, ma il metodo usato e lo stillicidio post guerra di cui Bush si è reso colpevole, e gli alleati con lui, sono una colpa altrettanto grave che non essere intervenuti affatto.

A mio avviso le ragioni della guerra dovevano essere più fondate e legalizzate, ma avendo scelto di farla, questa guerra, essa andava condotta in altro modo. Penso ci siano state tre grandi carenze, una volta decisa la guerra, ma queste carenze vanno ricondotte ad una sola - e i pacifisti mi perdonino - cioé l'ampiezza del contingente.

Più volte i comandanti americani hanno chiesto rinforzi, che gli sono stati sempre negati. Se la coalizione avesse avuto una forza moltiplicata e maggiori forze aeree, i soldati americani avrebbero avuto il sopravvento subito, e non ci sarebbero state le varie Abu Ghraib, i bombardamenti alla spicciolata, l'odio e la paura che ritengo ormai attanaglino molti militari USA e che sono foriere di ulteriori danni.

Ad una forza maggiore si sarebbe potuta affiancare maggiore umanità ed un governo più sentito dalla gente. Insomma, la popolazione si sarebbe sentita liberata - come avvenne in Europa dopo la seconda guerra mondiale - e non oppressa, come affermano di sentirsi nei vari sondaggi gli Iracheni.

In definitiva io credo che Bush abbia fatto una guerra senza averne la forza, per smania di grandezza e per avidità di petrolio, generando una prolungata agonia per tutti, ma ciò non significa che oggi la popolazione locale debba pagare lo scotto della presunzione del presidente USA e dei suoi alleati restando abbandonata ai gruppi fondamentalisti che sono presenti insieme ai resistenti. E quindi, non per le stesse ragioni di Berlusconi, ma per l'esatto contrario, credo occorra restare.

La questione degli ostaggi genera sicuramente solidarietà, ma la vicenda francese dimostra che essere o non essere in Iraq non c'entra, perchè qualche gruppo di scalmanati lo si trova sempre e non può essergli permesso di tenere in scacco un intero Paese. Inoltre ritengo che chi parla di non violenza non possa chiedere di cedere al ricatto, perchè dimostrerebbe così la prevalenza della violenza di cui il ricatto e il rapimento sono espressione.

Sarebbe auspicabile invece che le forze della coalizione - e per primi gli Americani - passassero presto la mano (e la direzione del Paese) ad una forza internazionale costituita da Paesi non in guerra ed a maggioranza islamica, formata da volontari, in grado di traghettare il Paese verso la vera democrazia.

Non quella pilotata da Bush, che purtroppo non credo voglia cedere un comando che ha dimostrato di non saper reggere.

Leggi le ragioni del si'

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