NOTIZIARIO del 15 agosto 2004

 
     

Israele : 1500 detenuti palestinesi in sciopero della fame
di Rico Guillermo

Sciopero della fame in massa nelle carceri israeliane, per protestare contro le condizioni di detenzione. Vi aderiscono migliaia di detenuti palestinesi, che hanno dichiarato di voler sfidare la morte se non saranno accettate le 57 condizioni poste per migliorare la vivibilita' del carcere.

La protesta, secondo fonti penitenziarie, e' cominciata nelle prigioni di Eshel e Nafha, nel sud del paese, ed in quella di Hadarim, nel centro, ed ha interessato all'inizio 1500 dei 3800 detenuti che vi sono ospitati attualmente. Fra i prigionieri ci sono 600 condannati all'ergastolo per la loro partecipazione a sanguinosi attacchi contro la popolazione civile.

L'amministrazione delle carceri ha eliminato dalle celle radio e televisione, impedito la distribuzione dei periodici e proibito la vendita di sigarette, mentre le visite sono state cancellate.

Il ministro della sicurezza interna, Tsaji Hanegbi, responsabile della Polizia nazionale e del servizio prigionieri, ha anticipato che, d'accordo con il primo ministro Ariel Sharon, ha decisio di non accettare le richieste. "Per quel che mi interessa possono andare avanti un giorno, una settimana, un mese o anche morire di fame" ha detto Hanegbi la scorsa settimana, dopo una consultazione con le autorita' penitenziarie ed i servizi segreti dello Shin Bet.

Il personale di polizia nelle carceri e quello sanitario sono in stato d'allerta nel caso che la protesta sia accompagnata da disordini e violenze. Secondo fonti palestinesi, se le richieste non saranno soddisfatte entro 48 ore, durante la giornata del prigioniero palestinese, altri prigionieri si aggiungeranno ai primi, ed il numero complessivo potrebbe arrivare a 7000.

Fra i principali reclami i prigionieri palestinesi lamentano il mancato uso del telefono cellulare e pubblico, l'umiliazione di essere denudati di fronte ai carcerieri , ed il mancato contatto personale con i familiari, da cui li separa una barriera.

Il capo dei servizi carcerari, Yaacov Ganot, ha affermato in una conferenza stampa che i terroristi usano il telefono per organizzare attentati, alludendo ai miliziani che si ribellano all'occupazione militare israeliana nei territori di Cisgiordania e Gaza. Attivisti dei diritti umani e gli avvocati dei prigionieri affermano invece che il trattamento che viene dispensato nelle carceri israeliane e' peggiore di quello che ricevono gli Iracheni nel carcere di Abu Ghraib a Baghdad.

Gli attivisti per i diritti umani, come pure l'Autorita' nazionale della Palestina (ANP), affermano che questi militanti dell'"Intifada" sono "prigionieri di guerra" e quindi soggetti al trattamento previsto dalla Convenzione di Ginevra, mentre per Israele essi sono attentatori della sicurezza e soggetti pertanto solo alla legislazione criminale.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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