NOTIZIARIO del 13 febbraio 2004

 
     

Uniti si vince il terrorismo?
a cura di red www.osservatoriosullalegalita.org

Richiesto se una migliore cooperazione internazionale avrebbe potuto prevenire gli attacchi eslosivi di Madrid, l'ambasciatore spagnolo presso l'OSCE, Arias, ha dichiarato ieri: "Non ne sono sicuro. Con la cooperazione internazionale si puo' prevenire i terroristi 49 volte. Potrebbe accadere che essi abbiano successo la cinquantesima volta".

Tuttavia l'effettiva collaborazione fra Nazioni potrebbe ridurre significativamente l'incidenza del terrorismo. Non a caso la seconda giornata della conferenza sul terrorismo OSCE-ONU iniziata l'11 marzo si e' preoccupata della ratifica di 12 nuovi strumenti di collaborazione transanazionale e si e' conclusa proprio con un richiamo alla cooperazione internazionale.

D'altra parte una criminalita' transnazionale non puo' essere combattuta che sulla stessa scala, ed il segretario generale dell'OSCE Jan Kubis ritiene che anche l'attacco terroristico madrileno abbia un tratto globale. Egli ha anche detto che l'obiettivo di chi lavora in questo settore e' la sicurezza ed occorre avere la flessibilita' per adattarsi alle esigenze emergenti. "Le nostre azioni dovrebbero parlare" ha comunque aggiunto "non le nostre parole".

In quest'ottica i partecipanti alla conferenza hanno deciso di realizzare un incontro di aggiornamento della dichiarazione di Vienna fra sei mesi e - forse non a caso - hanno accettato l'invito della Lega Araba al prossimo incontro del Cairo.

Se la novita' del secolo e' il terrorismo di marchio islamico, il terrorismo di origine domestica o straniera non e' una esperienza nuova in Europa e molti Stati membri ne sono stati affetti per anni. Lo fa rilevare un rapporto della sezione giustizia e affari interni della Commissione UE presentato ieri, sottolineando che i Paesi che ne sono stati colpiti sistematicamente sembra abbiano sviluppato strumenti di indagine e legislativi ad hoc e collaborazioni con altri Paesi, ad es gli USA.

Come primi tentativi di cooperazione organizzata fra Stati in questa lotta, vi fu il Consiglio europeo di Madrid che stabili', fra l'altro, che il terrorismo dovrebbe essere guardato sotto i profili della democrazia, del libero esercizio dei diritti umani e dello sviluppo sociale, mentre piu' tardi il trattato di Amsterdam fu finalizzato a combattere il terrorismo fra le altre forme di crimine organizzato. Segui' il piano d'azione di Vienna, nel 1998, per predisporre i trattati internazionali nell'area della sicurezza, liberta' e giustizia, ed il Consiglio di Tampere del 1999.

Gli attacchi dell'11 settembre mostrarono che il fenomeno del terrorismo non era limitato alla sfera regionale o nazionale, e che quindi la lotta al terrorismo andava coordinata in un contesto globale. Prevenire e combattere il terrorismo e' divenuto quindi uno dei piu' importanti obiettivi dell'Unione, che si scontra pero' sempre piu' di frequente con la necessita' di mantenere il rispetto dei diritti umani.

Grazie alla lunga storia di esperienze con il terrorismo in molti Paesi dell'Unione, le strutture legali e operative nel ramo della giustizia e degli affari interni sono riusciti ad adattarsi, a partire dalla settimana successiva alla tragedia delle due torri, che vide un incontro mirato all'adozione di un piano d'azione UE di lotta al terrorismo.

I settori nei quali il dipartimento Giustizia e affari interni della Commissione UE sta operando principalmente con opportuni adattamenti legislativi e procedurali sono sei: cooperazione giudiziaria, servizi di intelligence, finanziamenti del terrorismo, controlli alle frontiere, misure diverse, misure esterne al dipartimento stesso.

In tutti questi settori la collaborazione internazionale e' essenziale, ma ancora oggi gli strumenti a disposizione sono inadeguati, farraginosi e non organici alla legislazione UE, ma riferiti ad altri organismi come divisioni ONU e OSCE o a trattati sottoscritti e ratificati solo da alcuni Stati.

La Convenzione di Schengen prevede invece che, in casi di urgenza, le polizie di due Paesi aderenti all'accordo possano scambiarsi direttamente le informazioni, senza preventivamente passare per le autorità centrali. Inoltre la Convenzione ha istituito il "Sistema di informazioni Schengen" (SIS), una banca dati informatizzata composta da un archivio centrale situato a Strasburgo in cui confluiscono i data base nazionali.

Comincia invece ad essere efficace l'operato dell'Ufficio europeo di polizia (Europol) creato all'Aja, che aveva infatti previsto fin in alcuni dettagli gli attentati di Madrid dell'11 marzo.

La Convenzione europea di Parigi del 1957, regola l'estradizione e quella di Strasburgo del 1959 che regola l'assistenza giudiziaria in materia penale permettono invece il dialogo fra i magistrati, ma solo attraverso i ministeri della Giustizia dei rispettivi Paesi, non direttamente. La Convenzione di Schengen del 19 giugno 1990, oltre a velocizzare la cooperazione di polizia, semplifica anche l'assistenza giudiziaria: la trasmissione diretta, tra magistrati, del fascicolo contenente la rogatoria diventa la regola ma ovviamente solo per i Paesi aderenti all'accordo.

Il dott. Paolo Borgna, gia' esperto del patto di stabilita' del sud est Europa presso Eurojust, afferma che ancor oggi "lo spazio giuridico comune non esiste". Egli ritiene invece basilari alcuni passaggi per combattere efficacemente il crimine internazionale, come mettere in comunicazione le banche dati dei diversi Paesi e creare i gruppi investigativi comuni fra polizie di diversi Stati interessati dallo sviluppo di un medesimo fenomeno criminale, come previsto dall'articolo 13 della nuova Convenzione europea di assistenza giudiziaria.

Si dovrebbe inoltre affrettare il processo di adesione alle convenzioni del Consiglio d'Europa dei Paesi che ancora non ne fanno parte, pur avendone fatto richiesta. Si dovrebbe anche rendere normale - seguendo il modello di Schengen - lo scambio diretto fra i magistrati delle richieste di rogatoria e facilitare i rapporti tra inquirenti di Paesi diversi, sfruttando il collegamento di Eurojust. In questa direzione stanno procedendo, ad esempio, il Patto di Stabilita' per il Sud-Est Europa e l'Iniziativa contro il crimine organizzato (SPOC) il cui scopo è quello di rafforzare la lotta alla criminalità transfrontaliera.

Come Osservatorio sulla legalita' onlus sottolineiamo che una particolare attenzione andrebbe dedicata anche ai trattati relativi alla legislazione penale, al fine di armonizzare le figure di reato nel maggior numero possibile di Paesi, attribuendo loro gli stessi livelli di gravita', e le conseguenti pene comminabili. Alcuni passi avanti sono recentissimi, come la ratifica presso l'ONU del trattato mondiale contro il crimine transnazionale, del quale si attende ora il recepimento nelle singole legislazioni.

Inoltre riteniamo che andrebbero valorizzati i reati fiscali, che consentono di ricostruire il percorso finanziario che porta alle organizzazioni terroristiche. Lo confermano le indagini di alcuni magistrati, far cui lo spagnolo Baltasàr Garzòn, e sembra suggerirlo anche l'OSCE, che istituisce appositi corsi per esperti.

Sul piano delle garanzie - sempre a nostro parere - occorrerebbe rendere compatibili le normative su privacy e sicurezza dei dati ed armonizzare le procedure penali, differenza - quest'ultima - che costituisce l'ostacolo principale all'estensione del mandato di arresto europeo ad alcuni Paesi fra cui l'Italia.

Il cammino per un efficace e sinergico contrasto al terrorismo ed alla criminalita' organizzata - che come emerso sempre ieri all'OSCE sono finanziariamente collegati - e' ancora lungo.

Ma il terrore non aspetta.

by Bollettino Osservatorio

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