Bollettino dell'Osservatorio sulla legalita' Onlus
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speciale 11 settembre 2003
11 settembre 2001

Quando scoppia l'inferno
di Rita Guma
Il giudice: le famiglie possono chiedere risarcimento
trad. di Giulia Alliani dal New York Times



11 settembre 1973

Cosa fu l'altro 11 settembre
da Il Foglio
Maestri e allievi
a scuola di tortura
dal Corriere della Sera
A trent'anni dal golpe
le vittime attendono giustizia

nostro servizio

LA FORZA DELLA RAGIONE, NON LA RAGIONE DELLA FORZA
di Carlo Dore jr.

Nella giornata di oggi, 11 settembre, il Mondo intero si fermerà per commemorare le vittime degli attentati compiuti dai terroristi di Al Qaida a New York esattamente due anni or sono, per rievocare le terribili immagini di quegli aerei scagliati come proiettili di fuoco verso le Torri Gemelle.
Quelle immagini rimarranno per sempre impresse in ciascuno di noi, spettatori attoniti di un avvenimento reso ancor più atroce proprio dal suo essere inconcepibile.
Tuttavia, proprio la necessità di tributare un ricordo agli innocenti caduti in quella tragedia, di riaffermare ancora una volta la superiorità dei valori della civiltà e della democrazia in confronto di ogni sorta di fanatismo (religioso o politico che sia) impone che la nostra memoria non si fermi a quel recente, triste episodio, ma si spinga ancora più indietro, fino al lontano 11 settembre del 1973.
In quella data infatti, uno dei regimi più sanguinari dell'età contemporanea, quello imposto in Cile dal generale Augusto Pinochet, sorgeva definitivamente.

La storia sudamericana del secolo scorso pare davvero identificarsi nella trama di un racconto narrato mediante il parafrasare realistico ed al contempo magico di Gabriel Garçia Marquez o di Isabella Allende, richiama le musiche dolci e malinconiche di Joan Baetz ed i ritmi accesi ed intensi degli Inti-Illimani.
In essa vi è dolore, rabbia ed un intenso desiderio di libertà: è caratterizzata dal lungo imperare di alcuni tiranni cui determinati personaggi hanno avuto la forza di contrapporsi ricorrendo alle armi dell'intelligenza e della passione.
I fatti del Cile costituiscono in questo senso l'emblema dei sentimenti e delle tensioni che, durante il '900, hanno pervaso un intero continente.

Quando, nel 1971, la coalizione di Unidad Popular riuscì a conquistare il governo del Paese a discapito delle forze conservatrici, da sempre titolari del potere politico ed economico, Salvador Allende, al momento di insediarsi nel palazzo presidenziale della "Moneda", sintetizzò in una breve frase quella che era l'aspirazione della maggioranza del popolo cileno: "conmigo, es el pueblo que entra a la Moneda".
Con lui infatti, non solo le classi più disagiate, ma anche quelle riconducibili al ceto della c.d. piccola borghesia, i cui interessi erano stati a lungo trascurati dai precedenti esecutivi, ascendevano finalmente al potere. Ma l'esperienza dell'Unidad Popular produsse un altro rilevante effetto: quello di offrire alla sinistra mondiale, ancora sconvolta dall'imperversare dei carri armati sovietici durante la Primavera di Praga del 1968, un nuovo modello politico, bastato sulla cooperazione tra forze progressiste e cattoliche, cui ispirarsi.
Tuttavia, una grave crisi economica, derivante dall'esecuzione di una politica rigorosa e per questo duramente avversata da determinati centri di interesse, contribuì a determinare la distruzione di tale modello, materialmente abbattuto dalle bombe scagliate dai militari insorti sul palazzo della "Moneda" in quel maledetto 11 settembre.

Ripensando ai fatti che fecero seguito all'insediamento della Giunta Militare di Pinochet, ai tanti desaparecidos gettati nel Pacifico dall'alto degli aerei della morte, alle fucilazioni di massa avvenute presso lo Stadio "Nacional" di Santiago, alle torture verificatesi nel lager di Pisagua (misure tutte qualificate come provvedimenti necessari per contrastare "il cancro del comunismo"), si avverte fortissima la necessità di evitare che, anche su tali eventi, venga calata la consueta cortina di oblio.
E il pensiero non può non correre a Victor Jara, poeta e cantautore assassinato proprio nei giorni del golpe, a Pablo Neruda, che finì col morire di dolore dopo avere assistito al crollo di quel progetto ideologico al quale aveva dedicato tutta la sua vita, e soprattutto a quello splendido Salvador Allende ed al discorso da lui pronunciato prima di cadere sotto i colpi dei suoi carnefici, nel quale invitava i suoi compatrioti a contrapporre la "forza della ragione alla ragione della forza".

Proprio quelle parole, autentico inno alla democrazia, assumono oggi un'estrema attualità: i valori che queste esprimono non hanno infatti trovato ancora una loro piena attuazione.

by Bollettino Osservatorio

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