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COMUNICATO 25 settembre
2008
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Lodo
Consolo : nuovo tentativo di garantire impunita' Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus ha sempre espresso la propria contrarieta' al lodo Alfano (e prima ancora al lodo Schifani) sull'immunita' alle cinque piu' alte cariche istituzionali, ritenendolo in contrasto con l'art. 3 della Costituzione e rilevando come esso sia un'anomalia rispetto agli altri Paesi democratici. Analoga contrarieta' esprime oggi per la proposta dell'on. avv. Consolo di far vagliare le questioni giudiziarie riguardanti i ministri (cioe' se siano atti nell'esercizio delle funzioni o comuni reati) al parlamento. Oggi, in base all'articolo 96 della Costituzione, il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite da una legge costituzionale che prevede che negli altri casi a decidere sia il Tribunale dei ministri. Invece la proposta Consolo prevede che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo "con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l'immediata rimessione al presidente della Camera competente", quindi (a parte il fatto che non tutti i ministri sono anche eletti) di fatto aprendo la strada al rifiuto da parte del parlamento di processare il ministro. Infatti sono innumerevoli le sentenze sul conflitto di attribuzione in cui la Corte Costituzionale boccia l'interpretazione del parlamento favorevole al deputato o senatore di turno in base all'applicazione ampliata dell'art. 68 della Costituzione. Il che dimostra che il parlamento non autorizza il processo nemmeno quando dovuto e lo stesso e' da presumere che accadra' qualora dovesse passare il provvedimento in oggetto. Oltre ad estendere a questa proposta le stesse critiche fatte per il Lodo Alfano, l'Osservatorio non puo' non notare la pretestuosita' dell'argomentazione principe della proposta, che assimila il ruolo di ministro a quello di parlamentare. L'immunita' parlamentare e' (in Italia e all'estero) un cardine della democrazia, in quanto mira a proteggere le dichiarazioni degli eletti da influenze esterne, in primis quella dell'esecutivo (vedi dittature). In questo caso e' proprio dell'esecutivo che si sta parlando, visto che si tratta dei reati ordinari commessi dai ministri, quindi il principio non si applica. Non a caso tale filtro non esiste negli altri Paesi democratici. Il nostro Paese peraltro si distingue per l'alta presenza di personaggi inquisiti e condannati in parlamento e nell'esecutivo, con effetti a nostro avviso non secondari sulla corruzione nel Paese, rispetto alla quale, come evidenzia l'indice 2008 di percezione della corruzione oggi diffuso da Transparency International, l'Italia ha subito una pesante retrocessione, tornando al voto di 4,8 su 10. L'Osservatorio e' contrario a qualsiasi tipo di immunita' che si trasformi in impunita' per una casta e si oppone a trattamenti di favore nei confronti di alcuni rispetto ai comuni cittadini. Per il parlamentare l'immunita' e' di fatto una tutela del cittadino che lo ha eletto (soprattutto con la preferenza), per il ministro no. Se questi ha commesso un comune reato non si vede perche' debba avere privilegi speciali. * presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus ___________ NB:
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