NOTIZIARIO del 2/12/01

 
     

DOPO UNO SCONTRO FEROCE QUERELO´ SCAJOLA CHE LO AVEVA DEFINITO «GARANTISTA A TASSAMETRO»
Il sottosegretario? Difendeva i giudici
Quando Taormina diceva: le risse giudiziarie non servono

ROMA LA presenza di Berlusconi in politica danneggia l´evoluzione del paese verso una condizione di stabilità e rischia di disperdere il patrimonio elettorale di Forza Italia».

Questa frase, che risale al maggio del 1998, non è stata pronunciata da Antonio Di Pietro. No, si tratta di un giudizio espresso dal prof. Carlo Taormina ed affidato all´agenzia Ansa.

E fu anche più duro, il seguito della dichiarazione dell´illustre avvocato. Quasi l´esatto capovolgimento dei concetti che l´odierno sottosegretario agli Interni ha di recente pronunciato nelle animose polemiche coi magistrati.

Taormina, che era uscito sconfitto dalla tornata elettorale del `96, definì «concussivo» il comportamento di Berlusconi, spiegando così il senso della parola grossa: «La strumentalizzazione cioè di milioni di voti, condizionando lo sbocco dei lavori della Bicamerale all´assoluzione da uno sterminato numero di processi o pretendendo spedizioni punitive contro i magistrati che si azzardano ad intraprendere azioni penali per gravissime corruzioni in atti giudiziari».

Irriconoscibile, il professore, continuava: «Il paese è stanco di leggere ogni giorno delle risse giudiziarie tra il leader dell´opposizione (allora era minoranza ndr) e una magistratura, pur non immune da errori, ma che deve essere riorganizzata e non aggredita fuori misura ed al di là delle regole dei processi».

Non c´è male, detto da uno che oggi chiede l´arresto dei magistrati che hanno «ingiustamente» messo sott´accusa l´identico Berlusconi del maggio 1998. Ma in quel momento il prof. Taormina doveva essere proprio arrabbiato, se è vero che l´incidente non si chiuse con un normale scontro dialettico-giornalistico, ma finì addirittura nei tribunali.

Le sue dichiarazioni, infatti, provocarono il risentimento di Claudio Scajola, all´epoca coordinatore di Forza Italia, che replicò apostrofando Taormina con l´epiteto di «garantista a tassametro». Quasi per riflesso condizionato, il legale querelò Scajola: si capisce forse - alla luce di questo retroscena dimenticato - il perché dell´avversione che Carlo Taormina, nella sua polemica sul conflitto di interessi tra la carica che ricopre e l´attività che svolge, incontra all´interno della stessa coalizione di maggioranza e di Forza Italia.

Lo scontro fu abbastanza duro e, anche se in tempi recenti la querela è stata rimessa (seppure senza attestati di reciproca stima), non è probabilmente mai rientrato del tutto. Il 6 agosto del 1998 Taormina varca la soglia della stazione dei carabinieri Roma Prati ed affida alle mani del maresciallo Sandro Ottaviani la querela contro «il sig. Claudio Scajola, definitosi coordinatore di Forza Italia».

Secondo il legale, la definizione di «garantista a tassametro» costituisce «grave offesa alla reputazione e all´onore dello scrivente» ed «esula totalmente dal legittimo esercizio del diritto di manifestare anche criticamente il proprio pensiero».

Il giorno 9 marzo dell´anno successivo, alle 15, Claudio Scajola viene interrogato - su delega del sostituto procuratore di Roma, Federico de Siervo - nella sede di Forza Italia in via dell´Umiltà 36, formalmente indagato di diffamazione. La querela è estesa all´agenzia di stampa, AdnKronos, che ha diffuso la dichiarazione del coordinatore degli «azzurri».

Al sottufficiale della polizia, Vittorio Simeone, Scajola conferma le dichiarazioni rese ai giornalisti e precisa il proprio pensiero: «La mia ferma replica a Taormina, indicato da me sinteticamente come "garantista a tassametro", costituiva da un lato una reazione alle sua affermazioni false ed offensive che coinvolgevano tutti i parlamentari di Forza Italia, dall´altro indicava al pubblico che avesse letto quelle dichiarazioni, che la critica a Forza Italia partiva da un soggetto che per la sua attività professionale, doveva sposare tesi più o meno garantiste secondo l´interesse personale del cliente che aveva richiesto la sua assistenza legale».

Nell´occasione, l´indagato è anche invitato a nominare un legale. Scajola ne sceglie due che presenziano all´interrogatorio: Giampiero Biancolella e Massimo Maria Berruti, oggi parlamentare come Taormina.

All´inizio dell´anno scorso, dopo un riavvicinamento del professore con Forza Italia, la querela viene ritirata e comincia la pace forzata, culminata con la recente elezione.

La Stampa 2001

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