NOTIZIARIO del 18 novembre 2001

 
     

La legge ... del Far West
Quando voglio e se mi fa comodo.
I codici come pistole.

di Rita Guma

L'attenzione di molti si appunta, in questi giorni, sul fatto singolare che il governo Berlusconi si sia concentrato, nei suoi primi mesi di attivita', sulla introduzione di leggi in campo quasi esclusivamente penale.
Altri fanno notare come, casualmente, tali leggi e decreti finiscano con l'avvantaggiare il premier, i suoi amici e le sue societa'.
Alcuni, infine, si preoccupano del fatto che per tutte le istituzioni giuridiche (CSM, Consulta costituzionale, magistratura ordinaria) siano previste radicali riforme, quali in sessant'anni di Repubblica Italiana non si erano mai viste, e tutte tese, neanche a dirlo, a ridurne il peso e l'autonomia.......

E' ovvio che anche noi siamo preoccupati, ma l'aspetto che vorrei qui sottolineare e' il modo in cui questi signori, e i loro sostenitori, utilizzano i codici a loro uso e consumo.
A tale scopo presentiamo oggi sul Bollettino una "controstoria" di Mani Pulite, scritta da un settimanale Mondadori, e fin dal titolo scopertamente di parte.

Un esperimento che invitiamo i lettori a fare e' ricopiare il testo in formato word e selezionare il grassetto ogni volta che compare un verbo quale: dichiaro', disse, aveva sentito, fu portato a ritenere, etc, etc...
Ci si accorgera' che l'articolo e' tutto basato sul sentito dire, e con questo "nulla" cerca di dimostrare la tesi di complotto politico (quindi colpevolezza) dei magistrati di Mani Pulite.
Vengono dati per certi esiti di discorsi che potrebbero essere stati fatti soltanto vis a vis, quindi indimostrabili (a meno che il giornale avesse piazzato una microspia, cosa illegale). Non vi e' neppure un singolo fatto criminoso, ma l'articolo, ben costruito, puo' ingannare il lettore disattento.

Certo, si potrebbe dire, le prove testimoniali hanno valore in tribunale. Peccato che, da un lato, quelle riportate non siano quasi mai state rese in tribunale, ma soprattutto peccato che quella stessa corrente di pensiero che vuole qui ultilizzarle, abbia portato da sempre avanti la tesi della infondatezza delle dichiarazioni dei pentiti, che sono testimoni i quali rischiano la vita per la propria collaborazione con la giustizia.
Figurarsi quanto minor peso si debba dare ad un pettegolezzo, magari precedente o successivo ad un improvviso e vistoso miglioramento del tenore di vita di chi lo rilascia.

Altrettanto dicasi per le dichiarazioni bellicose del sottosegretario Taormina, che condanna senza appello i magistrati sulla base di mere deduzioni, ricordandosi di essere garantista solamente quando difende un corruttore o un mafioso.

Un episodio sintomatico di un certo modo di vedere la legge, e' quello che riguarda l'on. Denis Verdina, eletto in Toscana per FI e definito, sembra, "il piccolo Silvio" per le sue ricchezze, per il suo ruolo di editore di giornali, e per la sua passione per la comunicazione di massa.

Ma lasciamo parlare La Repubblica di Firenze del 30 aprile 2001, alla vigilia delle elezioni:
"Verdini tira fuori il camper e perde le staffe con i vigili.
E' accaduto ieri mattina, nel sole primaverile di piazza della Repubblica: in doppiopetto blu e occhiali scuri Denis Verdini è sceso dal suo camper tappezzato di manifesti: ha stretto qualche mano, ha distribuito qualche volantino d'invito per il «picnic delle libertà» organizzato per domani alle Cascine e quando due vigili si sono avvicinati per verificare l'autorizzazione è esploso come un sole d'agosto: «Finiamola con questi regolamenti, abbiamo chiesto tutte le autorizzazioni del caso e prima di venire qui fareste bene a controllare in ufficio», è sbottato il candidato al collegio di Firenze 1 Camera.
E' stato solo l'inizio. A quanto pare i vigili avrebbero obiettato che la domenica gli uffici sono chiusi.
E Verdini l'avrebbe presa ancora peggio: «E' la solita storia delle vessazioni della burocrazia, io non devo proprio dimostrare niente. Ogni candidato ha il diritto di farsi conoscere, anche se le autorizzazioni non sono perfette».
Facciamo solo il nostro dovere, avrebbero risposto i due uomini divisa: «Quando gli ordini sono ingiusti dobbiamo ribellarci agli ordini, come insegna la storia del nazista di 92 anni», ha replicato Verdini evocando perfino il caso di Engel, scoperto giorni fa nel giardino della sua casa di Amburgo dalla televisione tedesca. E ancora: «Sono dieci minuti che sto parlando con voi e ho perso 10 voti, me li ridate voi i 10 voti?»
Alla fine i vigili si sono allontanati senza aggiungere altro. «Ma non finisce qui, voglio scrivere un articolo, è inaudito che i regolamenti ci condizionino la vita fino a questo punto»."

A parte l'arroganza dell'approccio, inviterei il lettore a riflettere sulle frasi in grassetto: l'attuale deputato di Forza Italia dice, in buona sostanza, che le leggi si possono non rispettare, anzi, che in certi casi e' necessario non rispettarle (salvo adattarle alle proprie esigenze).

Curioso che la stessa persona, sempre in periodo elettorale, abbia dichiarato (attirandosi gli strali di Antonio Di Pietro) che occorre porre in atto una sorta di controllo sul potere dei magistrati. E' strano, anche perche' abbiamo gia' sentito altrove quelle dichiarazioni e visto quei comportamenti...

Meglio il far west, sembra di dedurre. Quando magistrati non ce n'erano, gli sceriffi dormivano in ufficio ed i regolamenti di conti si facevano con le pistole o con cappi improvvisati.
La legge-fai da te, giustizialismo al contrario........

(Bollettino Giudiziario 18.11.01)

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