NOTIZIARIO del 18 novembre 2001

 
     

Cronologia di un attentato

Ecco le date chiave della guerra scatenatasi dopo che Silvio Berlusconi decise di «scendere in campo».

1993

Dicembre. Berlusconi sta per entrare in politica. Borrelli inventa l’avviso di garanzia a futura memoria, invitando a non candidarsi chi ha eventuali «scheletri nell’armadio».

1994

Gennaio. Berlusconi comunica ufficialmente che farà politica. Caselli, a Palermo, fa partire una colossale inchiesta su Berlusconi e Dell’Utri per cercare di dimostrare rapporti con la mafia. Borrelli, a Milano, fa partire indagini a tappeto su tutte le società del gruppo Fininvest. Cominciano le perquisizioni nelle sedi Fininvest. Supereranno il numero di 200.

Febbraio. L’11, mandato di cattura per Paolo Berlusconi. Il 12, Borrelli ripete: «Chi vuole candidarsi guardi nei propri armadi...».

Marzo. Nella prima settimana, il pool chiede sei ordini di custodia cautelare per Dell’Utri e altri cinque manager di Publitalia. L’11, Borrelli deduce: «Questa iperagitazione del cavalier Berlusconi... si può prestare a molte interpretazioni, non tutte nel senso dell’assoluta tranquillità di coscienza». Il pm Omboni, pochi giorni prima delle elezioni, ordina alla Digos di sequestrare le liste dei candidati della neonata Forza Italia. Il 27-28 marzo, il Polo delle libertà e del buongoverno vince le elezioni.

Aprile. Il 28 Scalfaro dà l’incarico a Berlusconi.

Maggio. L’1 Borrelli, mentre l’esecutivo è in fase di formazione, prefigura un cataclisma politico-istituzionale e il governo del pool. In un’intervista al «Corriere» si dichiara pronto a rispondere a un eventuale appello di Scalfaro. Berlusconi offre l’Interno a Di Pietro. Scalfaro e Borrelli intervengono su Di Pietro e lo convincono a rifiutare. Da quel momento Di Pietro è portato a ritenere di poter essere il nuovo presidente del Consiglio, dopo la caduta di Berlusconi. Molte testimonianze (Gorrini, Di Maggio, Frattini, D’Adamo) confermeranno questa aspettativa di Di Pietro.

Luglio. Il 13 Scalfaro controfirma il decreto-Biondi. «Pronunciamento» in tv di Di Pietro, Colombo, Davigo e Greco contro il decreto. Il capo dello Stato, delegittimato, non interviene.

Il 26 luglio, secondo mandato di cattura a carico di Paolo Berlusconi. Di Pietro in privato «consiglia» le dimissioni al presidente Berlusconi.

Ottobre. Il 5, Borrelli lancia al presidente del Consiglio un inedito «preavviso» di garanzia: «Si rischia di arrivare a livelli finanziari e politici molto elevati». Il Consiglio dei ministri unanime approva un odg in cui si chiede a Scalfaro, presidente del Csm, di valutare quell’inaudito attentato al funzionamento dell’organo costituzionale chiamato governo. Scalfaro chiede di correggere il documento, togliendogli ogni valenza penale ai sensi dell’art. 289 del codice penale, e solo dopo aver ottenuto la modifica lo trasmette al Csm, che scandalosamente lo archivia. Di Pietro chiede a Di Maggio di partecipare alla conferenza di Napoli. Riceve un rifiuto da Frattini, segretario della presidenza del Consiglio. Da qui la decisione di vendicarsi con Berlusconi a Napoli.

Novembre. Il 14, riunione del pool milanese, oggetto: il presidente del Consiglio. Il 17, il «Corriere» indica come notizia certa filtrata dai vertici del Pds che la candidatura di Di Pietro a Palazzo Chigi era considerata come «l’ultima difesa per impedire che il Paese tornasse alle urne» e come «l’argine più alto alla piena delle elezioni anticipate». Il 18 novembre: seconda riunione del pool dalla quale scaturisce la decisione di iscrivere il presidente del Consiglio sul registro degli indagati. L’indizio utilizzato per l’accusa è un «passi», che si rivelerà, poi, assai dubbio. Di Pietro, alcuni giorni prima, aveva cercato di procurarsi un «passi» vergine di Palazzo Chigi? Il 21, parte l’avviso di garanzia al presidente del Consiglio, mentre presiede, a Napoli, la Conferenza mondiale sulla criminalità organizzata. Nel pomeriggio o nella serata del 21 novembre, Borrelli comunica telefonicamente a Scalfaro il provvedimento, prima che sia stato notificato al presidente del Consiglio stesso. Alle 20.40-20.45 dello stesso giorno Buccini del «Corriere della sera» telefona a Borrelli. Anche secondo Di Pietro la «fuga di notizie» parte dall’interno del pool («Qualcuno commise l’errore di parlarne fuori del nostro gruppo»). Scalfaro, a Nisida, nella «tarda serata» del 21 novembre, a sorpresa, parla della possibilità di un «governo del presidente» in caso di caduta dell’esecutivo presieduto da Berlusconi. Borrelli affida le indagini sulla «fuga di notizie» non alla competente procura di Brescia, ma a un pm milanese. Il 25 novembre, Di Pietro insiste con Borrelli per avere l’incarico di rappresentare la pubblica accusa nel dibattimento contro il presidente del Consiglio: «Vado io in dibattimento, quello... lo sfascio». Di Pietro ha un comportamento opposto nei confronti di Berlusconi. Attraverso amici (D’Adamo, Lucibello, Della Valle), invia messaggi al presidente del Consiglio invitandolo a ritardare il suo interrogatorio in procura, anticipandogli la sua decisione di dimettersi. Di Pietro quindi non vuole apparire quale causa delle dimissioni di un presidente del Consiglio che si accinge a sostituire.

Dicembre. Il 6, Di Pietro si dimette. Scalfaro garantisce a Bossi di non sciogliere le Camere per almeno un anno. Bossi esce dalla maggioranza e determina la caduta del governo passando con la sinistra. Il 22 dicembre, dimissioni dell’esecutivo Berlusconi. Nello stesso giorno Borrelli, in un’intervista al «Corriere», candida Di Pietro a presidente del Consiglio.

1995

Gennaio. Il 12 Scalfaro garantisce al presidente del Consiglio la fissazione delle elezioni all’11 giugno. Cossutta conferma l’intenzione del capo dello Stato di andare al voto in giugno.

Aprile. Il 3 aprile, il generale Cerciello dichiara: «Quando ero in carcere a Peschiera, ho saputo che i magistrati volevano far dire al maresciallo Nanocchio il nome di Berlusconi». D’Ambrosio teorizza il non-diritto di Berlusconi alla difesa: «Non si tratta di un indagato come gli altri... Appellarsi al diritto di difesa va bene per un imputato normale».

Maggio. Il 28 il pool (per una presunta irregolarità pari allo 0,06 per mille del fatturato totale) chiede il commissariamento di Publitalia. Giugno. Nanocchio dichiara al pm di Brescia: «I giudici del pool di Mani pulite, e in particolare Colombo, erano decisi a colpire le aziende della Fininvest e pur di raggiungere questo obiettivo finirono col rallentare le indagini su Tangentopoli... e col trascurare quelle sulle cooperative rosse, “la cui contabilità in nero... io avevo scoperto”...». («Il Giornale»)

Settembre. Il 28, Franco Bassanini (Pds), a conferma dei rapporti che intercorrono tra la procura di Milano e il Pds, preannuncia ai giornalisti la requisitoria che Paolo Ielo terrà il 29.

1996

Gennaio. Di Pietro, a copertura del suo reale progetto di ottenere l’incarico di presidente del Consiglio (progetto ormai superato per inadempienza dei promittenti), descrive ai pm bresciani un differente «Progetto strategico» al cui centro c’è l’eliminazione del gruppo Fininvest, la graduale conquista degli apparati di Stato e una megalomane esportazione di Mani pulite nel mondo.

Marzo. I pm del pool condizionano fortemente la campagna elettorale a danno di FI e del Polo utilizzando una teste, Stefania Ariosto, in seguito considerata «inconferente» da Davigo e fatta oggetto di 21 denunce per calunnia per accuse oggettivamente false da parte di 21 denuncianti.

Settembre. Il 18, il presidente Carlo Crivelli, conversando col pm Colombo, teorizza «l’uso della tecnica del bastone e della carota» nei confronti di Berlusconi.

Ottobre. Il 7, il maresciallo della Gdf, Capone, dichiara: «Il pool voleva far cadere a tutti i costi il governo Berlusconi».

Novembre. Il 20, l’onorevole Agrusti (Ppi) riferisce che il pm Tito, nel periodo in cui fece parte del pool, gli espose il disegno politico del pool contro Berlusconi: «O arriviamo prima noi a colpire Berlusconi, o arriverà prima lui a rafforzarsi...».

Dicembre. Il 19, Berlusconi racconta ai pm di Brescia alcuni episodi «agghiaccianti», riguardanti la premeditata azione contro il suo governo, per vanificare la volontà popolare espressa il 27 e 28 marzo 1994.
(Panorama, 18/07/97)

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su questo articolo leggi il commento di Rita Guma