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23 agosto 2025
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Global Sumud Flotilla: oltre 6000 attivisti da 44 paesi per Gaza
di Armando Reggio

Pubblicizzata anche dal grande storico Alessandro Barbero, la Global Sumud Flotilla ha lo scopo di resistere allo scientifico boicottaggio illegale imposto da Israele e denunciare la complicità internazionale di fronte al genocidio in corso contro il popolo palestinese.

Ha infatti annunciato Haifa Mansouri della Global Sumud Flotilla durante la conferenza stampa di inizio mese a Tunisi: “Rompere il blocco illegale di Gaza via mare, stabilire un corridoio umanitario e contrastare il genocidio in corso contro il popolo palestinese.. Quest’estate assisteremo alla più grande flottiglia civile della storia”.

"Il popolo palestinese non ha bisogno di essere salvato. Sa salvarsi da sé. Noi ascoltiamo ciò che chiede, e chiede che siano rispettati i suoi diritti: il diritto a vivere, a nutrirsi, a muoversi, a essere libero, a essere libero con dignità", gli fa eco Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia del Global Movement to Gaza.

Parteciperanno circa 6.000 volontari di quattro ONG - la Maghreb Sumud Flotilla, il Global Movement to Gaza, la Freedom Flotilla Coalition e Sumud Nusantara - provenienti da 44 paesi, fra cui Malesia, Stati Uniti, Brasile, Italia, Marocco, Sri Lanka, Tunisia, Paesi Bassi e Colombia. Verso Gaza non navigheranno solo aiuti, ma anche medici, avvocati, giornalisti, attivisti e artisti, per affermare la solidarietà per Gaza al pacifico grido: “Non siete soli”.

Il primo convoglio salperà il 31 agosto dal porto di Barcellona, seguito da quelli da altri paesi il 4 settembre.
Il governo genocida non li intimidisce dopo l’intercettazione della nave umanitaria Handala del 26 luglio scorso, mentre si avvicinava a Gaza.

Secondo dati evidentemente approssimativi, dal solo mese di maggio, i soldati israeliani hanno ucciso oltre 1.330 Palestinesi in cerca di aiuti e ne hanno feriti più di 8.810, principalmente nei centri umanitari.

È la sadica tattica da zoo: getto il bocconcino nella gabbia, così vi azzuffate per conquistarlo, mentre compiaciuto vi fotografo. Nelle prime due settimane di giugno - ricorderemo - tre diverse iniziative pacifiche hanno provato a rompere l’assedio israeliano in Palestina, contando su migliaia di attivisti e volontari.

La Freedom Flotilla ha tentato la strada marittima, mentre la Global March to Gaza e il Sumud Convoy quella terrestre. Tutte e tre si sono imbattute nella repressione. Nel primo caso, l’esercito israeliano ha sequestrato l’equipaggio, che portava aiuti a Gaza, rimpatriandolo dopo diversi giorni di carcere.

Contro le missioni via terra, a fare il lavoro sporco per Israele sono stati i 'democratici' Egitto e Libia, che hanno sequestrato migliaia di persone sui propri territori.

Ma, nonostante, o proprio per la repressione subita, gli attivisti hanno deciso di rilanciare il proprio impegno verso il popolo palestinese, dando vita a un nuovo progetto, che porterà decine di imbarcazioni verso la Palestina. Gli obiettivi consistono nella consegna urgente di aiuti umanitari alla popolazione palestinese di Gaza, in un onorevole corridoio percorso dal popolo.

Uno schiaffo ai governi, che hanno fallito e balbettano ipocritamente retoriche dichiarazioni; nel fermare il genocidio.

Insomma, denunciare il silenzio globale, la complicità, la protezione e gli ingenti profitti con quella che di recente la relatrice speciale dell’ONU Francesca Albanese ha definito un’economia del genocidio.

La solidarietà al popolo palestinese sfiderà a testa alta - oggi come in assalto - la più che probabile ondata repressiva, che Israele sferrerà nuovamente verso gli attivisti, con l’obiettivo di ostacolare l’arrivo degli aiuti umanitari e mantenere l’assedio sulla Striscia di Gaza.

La violenza verso i volontari provenienti da tutto il mondo potrà, però, comportare l'effetto sperato per Israele, scatenando innanzitutto un’indignazione della società civile internazionale, alla quale dovrà seguire l'attiva ritorsione dai fino ad ora inetti governi.

Intanto, nella Striscia di Gaza l’esercito genocida israeliano continua ad uccidere ogni giorno centinaia di Palestinesi, molti dei quali in attesa di acqua o dell’unica razione di cibo della giornata.

Negli ultimi giorni le forze di sicurezza israeliane hanno dato l’ordine di evacuare Gaza City e Jabalia e spostarsi a sud verso al-Mawasi, un’area che Israele falsamente dichiara sicura, ma che bombarda costantemente.

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