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Nuova flotilla verso Gaza: tante imbarcazioni da 44 paesi
di Marilina Mazzaferro
Quando il mondo tace noi cominciamo a navigare.
Con questo motto, la Global Sumud Flotilla (Sumud è la parola che indica la particolare resilienza palestinese) sta preparando una spedizione simile a quelle già realizzate dalla Freefom Flotilla Coalition verso Gaza.
E infatti la freedom flotilla è una componente della coalizione insieme a Maghreb Sumud Flotilla, al Global Movement to Gaza e alla Sumud Nusantara. Coordinatori, organizzatori e partecipanti dei diversi gruppi si sono uniti per un obiettivo comune: rompere l'assedio illegale di Gaza via mare, aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese.
Quest'estate, decine di imbarcazioni salperanno da porti di tutto il mondo, grandi e piccoli, convergendo verso Gaza nella più grande flottiglia civile coordinata della storia. I partecipanti sono organizzatori, operatori umanitari, medici, artisti, sacerdoti, avvocati e marinai che credono nella dignità umana e nel potere dell'azione nonviolenta.
"I nostri sforzi si basano su decenni di resistenza palestinese e solidarietà internazionale. - dicono - Sebbene apparteniamo/abbiamo nazioni, fedi e convinzioni politiche diverse, siamo uniti da un'unica verità: l'assedio e il genocidio devono finire. Siamo indipendenti, internazionali e non affiliati ad alcun governo o partito politico. La nostra fedeltà è alla giustizia, alla libertà e alla sacralità della vita umana".
Delegazioni di 44 paesi si sono già impegnate a salpare per Gaza nell'ambito della più grande missione marittima per rompere l'assedio illegale di Israele.
L'occupazione israeliana impone un assedio totale – via terra, via mare e via aria – isolando deliberatamente Gaza dal mondo esterno. Le rotte terrestri sono completamente bloccate o soggette a stretto controllo da parte delle Forze di Occupazione Israeliane e della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti. Gli aiuti vengono spesso ritardati, limitati o trasformati in trappole mortali. Via mare, aggiriamo questi sistemi e affrontiamo il blocco frontalmente.
"Queste imbarcazioni non trasportano solo aiuti; portano un messaggio: l'assedio deve finire. Ci sono dei rischi. Ma il pericolo maggiore sta nel permettere a Israele e ai suoi alleati di compiere un genocidio impunemente. - dicono gli organizzatori - Israele ha una storia documentata di uso della forza contro le flottiglie umanitarie. Tuttavia, l'attenzione internazionale sposta i calcoli. Con un coordinamento globale, una preparazione legale ed equipaggi addestrati, miriamo ad aumentare il costo politico di qualsiasi aggressione. I partecipanti saranno sottoposti a controlli di sicurezza, addestramento alla nonviolenza e preparazione alla sicurezza. I rischi che corriamo sono minimi rispetto a quelli che i palestinesi sopportano ogni giorno: fame, sfollamenti e bombardamenti."
Si tratta per lo più imbarcazioni di piccole e medie dimensioni, come la Madleen, che sono legalmente valide, agili e più difficili da ostacolare. Ogni imbarcazione è supervisionata da una delegazione regionale con il supporto legale, nautico e logistico della coalizione della flottiglia.
Il modello decentralizzato, con centinaia di piccole imbarcazioni, rafforza la resilienza, distribuisce le responsabilità, aumenta la velocità e amplifica la leadership di base.
Sì, questa azione è legale secondo il diritto internazionale. Il blocco di Gaza da parte dell'occupazione israeliana costituisce una punizione collettiva, una violazione delle Convenzioni di Ginevra. Le imbarcazioni civili che trasportano aiuti umanitari o che partecipano a proteste pacifiche in acque internazionali sono infatti protette dal diritto marittimo.
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