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Università di Urbino prende posizione sulla Palestina
di
Viola Fiore
"L’Università di Urbino Carlo Bo, nella sua storia e nella sua identità, si riconosce nei valori della pace, della giustizia, della libertà dei popoli e del rispetto della dignità umana. È con questo spirito che il Senato Accademico esprime profonda preoccupazione per la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza e per la violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese."
E' questo l'incipit della dichiarazione del Senato Accademico dell’Università di Urbino Carlo Bo sulla guerra in Palestina approvata nella seduta del 18 luglio 2025.
Di fronte alla crisi "che interpella le coscienze e chiama le istituzioni ad assumersi responsabilità chiare e coerenti, l’Ateneo di Urbino:
● condanna le gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani commesse da Israele nei territori palestinesi occupati e nella Striscia di Gaza, che non possono essere in alcun modo giustificate come risposta alle azioni esecrabili compiute da Hamas, ribadendo che la protezione delle popolazioni civili e il rispetto del diritto umanitario non possono mai essere negoziabili;
● richiama l’urgenza di un impegno effettivo della comunità internazionale nell’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e delle ordinanze della Corte Internazionale di Giustizia (26 gennaio, 28 marzo, 24 maggio 2024), che impongono a Israele l’obbligo di prevenire atti configurabili come genocidio e l’incitamento pubblico a commetterli;
● auspica il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, come contributo concreto verso una soluzione politica fondata sul diritto all’autodeterminazione e sulla giustizia storica."
Il Senato accademico afferma anche che come comunità universitaria siamo consapevoli che la responsabilità della conoscenza "include la capacità di prendere posizione nei momenti in cui la violenza si impone come normalità".
Per questo l'Ateneo:
● si impegna a "vigilare sulle collaborazioni accademiche e scientifiche dell’Ateneo, valutandone la coerenza con i principi del diritto internazionale e dell’etica della ricerca, anche in riferimento ai progetti con possibile uso duale e alle attività connesse a strutture coinvolte in violazioni documentate";
● rafforza l'impegno a "costruire relazioni accademiche, scientifiche e culturali con istituzioni palestinesi, sostenendo programmi di mobilità, cooperazione e solidarietà e offrendo spazi per narrazioni e saperi spesso marginalizzati nei circuiti ufficiali";
● riconosce la necessità di "assumere uno sguardo decoloniale nella lettura del diritto internazionale e delle dinamiche storiche e politiche che attraversano il conflitto israelo- palestinese. Adottare una prospettiva di pace significa rendere visibili le strutture di disuguaglianza che restano nascoste nei linguaggi della neutralità giuridica e diplomatica e mettere in discussione quei quadri normativi che non riescono a nominare l’occupazione, la colonizzazione, la privazione sistematica dei diritti";
● auspica un immediato “cessate il fuoco” e un ritorno alla pace e al consueto dialogo tra il popolo israeliano e palestinese, superando gli attuali ostacoli frapposti oggi dalle rispettive entità governative.
Il Senato accademico ricorda che "L’università non è solo un’istituzione accademica: è una comunità di persone che apprendono, insegnano, fanno ricerca, riflettono sul mondo, propongono letture positive della realtà per superare gli ostacoli della Storia. In quanto tale, l’Università di Urbino Carlo Bo intende essere uno spazio pubblico capace di far emergere domande complesse, pratiche di solidarietà, saperi alternativi."
Infine, l’Ateneo urbinate si rende "disponibile a promuovere, in sede CRUI e presso le istituzioni competenti, una presa di posizione comune delle università italiane, che riaffermi con forza il valore della giustizia internazionale, della libertà dei popoli e della pace come bene condiviso".
Sarebbe auspicabile una presa di posizione di tutto il mondo accademico. Già vi è sintonia fra l'Ateneo di Urbino e l'Università di Padova che aveva approvato una mozione che prevede di "non intraprendere nuovi accordi istituzionali, né a rinnovare gli accordi in essere, con le istituzioni e gli enti israeliani che contribuiscono al perpetrarsi delle gravissime violazioni del diritto internazionale e al mantenimento dell’occupazione illegale del Territorio Palestinese".
La mozione padovana parlava anche di "proliferare delle violazioni sistemiche dei diritti umani fondamentali del popolo palestinese e all’esacerbarsi dell’azione militare dello Stato di Israele a Gaza" e condanna tutte le ripetute violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani compiute dallo Stato di Israele".
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