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28 gennaio 2024
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Shoah: il viaggio di Marina
di Rinaldo Battaglia *

Sul crimine orrendo della Shoah, per la mia terra vicentina una nota particolare merita il responsabile di una squadra di Carabinieri, il ‘seniore’ Silvio Toniolo, originario di Schio, che coi suoi uomini rastrellò nell'Alto Vicentino e segregò nella Colonia Alpina Umberto I° di Tonezza del Cimone, iniziando già dal 10 dicembre ’43, un gruppo di 45 inermi ebrei. Come bene scrisse anche il nostro storico, Ugo De Grandis (in "Elemento pericoloso.

Inquisizione e deportazione politica nella Schio di Salò 1943-1945" - ed. Centrostampaschio, Schio - 2014), dopo che tre membri della famiglia Landaman, vennero esclusi in quanto di "sangue misto", i restanti 42 vennero trasferiti a Milano e aggregati il 30 gennaio 1944 al 6° trasporto per Auschwitz, in partenza dal purtroppo solito 'binario 21’. E nessuno di quei 42 vi fece più ritorno. Vennero tutti gasati già il 6 febbraio al loro arrivo nel lager dei lager.

Tra questi Marina (Marina Eskenasi) di soli due anni e mezzo. L’età quasi della mia piccola nipotina. E al solo pensarlo io sto male.

“ESKENAS(Z)I MARINA, di Bora e di Koen Nina, nata a Belgrado il 17.07.1941. Di nazionalità croata. Allontanatasi arbitrariamente dal comune di internamento (Sossano) il 10 dicembre 1943. Arrestata l’11 dicembre 1943 da italiani. Detenuta nel campo di concentramento di Tonezza del Cimone. Deportata da Verona il 30.01.1944 ad Auschwitz. Deceduta in luogo e data ignoti. Convoglio 06”. (da Centro Studi Internamento).

Da buon fascista Silvio Toniolo venne poi promosso tenente colonnello e trasferito sempre nella mia terra vicentina a Camisano. Sarà per qualche tempo il Reggente del Fascio repubblichino e sempre per meriti sul campo promosso a capo della Compagnia Protezione Impianti in servizio alla Questura di Vicenza.

Dio volle che a guerra finita fosse denunciato da alcuni familiari di partigiani rastrellati e morti a Mauthausen e per esser stato in prima linea coi fascisti di Schio che, per almeno 20 mesi, terrorizzarono tutto l'Alto Vicentino macchiandosi "della più turpe attività con perquisizioni, arresti, sevizie, rastrellamenti, saccheggi, distruzioni; questi stessi che quando non poterono agire direttamente si sono valsi dell’arma abbietta della delazione al Tedesco invasore, per mandare i nostri migliori in Germania, al lavoro o nei tristi campi della morte” (cfr. Ugo De Grandis).

Da buon fascista, non essendo potuto scappare verso la Svizzera magari vestito da soldato tedesco, si rese latitante. Venne tuttavia ricercato con l'accusa di 'collaborazionismo' coi nazisti (a Vicenza la CAS - Corte d’Assise Straordinaria - aprì ben due inchieste).

E sebbene inserito nell’elenco dei fascisti locali come “criminale latitante” per avere “compiuto atti di gravità particolare contrari alle norme di attitudine e di probità politica, cooperando attivamente per la repressione del movimento di resistenza”, riuscì nonostante tutto a non passare nemmeno un giorno e nemmeno un'ora in carcere. Saltò fuori solo dopo l'amnistia Togliatti, vivo e vegeto. Nessuno poté più fargli nulla, legalmente era apposto, sanato, purificato, salvato da ogni processo terreno. (...)

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* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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