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Shoah: il viaggio di Marina
di
Rinaldo Battaglia *
Durante la Grande Guerra, nella prima battaglia della Marna che si concluse il 12 settembre 1914 con la vittoria anglo/francese sui tedeschi, tra i primi a morire nella piana di Villeroy, già il 5 ottobre, vi fu anche Charles Péguy, già allora – aveva 41 anni – poeta famoso e noto al pubblico di Francia. Lasciò, tra le altre, una poesia di struggente verità, nata tra i massacri di quei giorni e la necessità che il ricordo di chi moriva in guerra fosse sempre presente nella vita dei propri cari, per dare loro aiuto e conforto, sempre vicino nell’altro lato della strada, sempre vivo come se fosse solo seduto nella stanza a fianco.
Era la sua eredità: ‘io sono solo andato nella stanza accanto’.
(...)
C'è un film capolavoro del 2008 diretto da Stephen Daldry, tratto liberamente dal romanzo di Bernhard Schlink del 1995 “A voce alta - The Reader (Der Vorleser)” di cui ne recupera peraltro il titolo, una frase che mi ha sempre fatto ragionare. Sin da subito e maturando ancora di più. È il momento in cui durante una lezione di giurisprudenza all'Università di Heidelberg, nel 1966, il Professor Rohl, spiega agli allievi, tra i quali il protagonista Ralph Fiennes, la differenza tra il senso del 'legale' e della morale, tra il ‘lecito’ e il ‘giusto’ e senza mezzi termini dice:
“Le società pensano di agire secondo una cosa chiamata morale, ma non è così”.
E il professore spiegò che nella Germania di Hitler e nell’Italia di Mussolini il razzismo era legale, erano legali i lager, la stessa Shoah. E quelle leggi erano frutto degli interessi economici, della ricerca del potere, del potere inteso come motivo esclusivo di usarlo a proprio favore. Il discorso sottintendeva la necessità che in ogni struttura, in ogni Stato, si debba costantemente e assiduamente fare attenzione affinché nessuno acquisisca troppo potere perché poi la legge, la legalità, la democrazia ne risentiranno inevitabilmente. Parlava del nazismo di Hitler, sottintendeva il nostro fascismo, prevedeva gli inevitabili rigurgiti del post-nazismo e del post-fascismo. Nel film si era al 1966.
E oggi, dopo 80 anni dagli anni della nostra Shoah, che cosa ci rimane? Oggi 80 anni dell’azione fascista di Tonezza del Cimone cosa ci resta? Degli occhi di Marina di soli 2 anni e mezzo e ‘nemica’ per il fascismo cosa ci rimane?
Abbiamo dimenticato e purificato i crimini del fascismo di casa nostra. Ognuno può scegliere la propria analisi in base alla propria scienza, conoscenza e coscienza.
'Io sono solo andato nella stanza accanto' - diceva Charles Péguy ai suoi cari - non sono morto, sono qui vivo, finchè voi mi considererete tale. Come il nostro fascismo. Sì, come il nostro fascismo. Il fascismo non è mai morto, resta ancora vivo, costantemente pronto ed in attesa, aspetta solo che quanto prima a morire sia la memoria.
“Che il mio nome sia usato in casa come lo è sempre stato.
Senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza. Il filo non è spezzato.
Io non sono lontano, sono solo dall’altro lato del cammino”...
28 gennaio 2024 – 80 anni dalla partenza di Marina Eskenasi verso Auschwitz
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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