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23 aprile 2015
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Il disagio, la ricerca sociale e la Pubblica Amministrazione
di Antonio Antonuccio*

Secondo la sociologia classica, possiamo affermare che la ricerca sociale si fonda su un principio essenziale secondo il quale i problemi dell'individuo non si esauriscono nella soluzione psicologica che porta la persona all'adattamento al sistema, ma sono piuttosto la spia di quanto le logiche di un complessivo funzionamento del sistema sociale - nella centralità della propria rappresentazione - riescano a mantenere la dialettica tra l'individuo e la società. In questo senso, è inevitabile che il problema specifico individuale (tradotto in disagio) sarà inserito nella complessità sociale , in quell'organizzazione del sistema che rimanderà direttamente le sue conseguenze sul vissuto degli individui di appartenenza. Il grado di integrazione dei singoli, pertanto, potrà fornire indicazioni sull'agibilità dell'intero sistema.

Il concetto di "disagio" - in senso generico - è una "scontentezza" per la propria situazione, ovvero per la vita che l'individuo ha in atto, che lo rende insoddisfatto nei desiderata. In tal senso, tuttavia, "tale condizione" individua, pur sempre, uno stato psicologico, dunque un problema della persona che va risolto nella sua singolarità. Il termine "disagio" - allora - tende a "stigmatizzare" il singolo non autosufficiente, che - a ragione di ciò - è costretto a rivolgersi ai servizi sociali, che prendendolo in carico lo "aiuteranno" - talvolta, tuttavia - esercitando anche il "controllo". In una diversa fattispecie, si parlerà di "alienazione" quando invece si rimanda ad una responsabilità collettiva, più ampia, che coinvolge tanto le istituzioni, quanto i cittadini stessi che non riescono a superare la barriera del rapporto con l'altro.

La società - così come si pone de visu -, allo stato, tende a creare lavoro precario e contrattualità sociali provvisorie, promuovendo quella trasformazione della famiglia da originario luogo di sicurezza, "porto dove ancorare l'intero solidale nucleo", a centro di logiche individuali, con contrapposizioni profonde che rimandano a rapporti - anch'essi - potenzialmente temporanei. La conseguente trasformazione/degenerazione della "cellula primaria" indurrà negli attori una ridotta assunzione di responsabilità personale che si riverbererà - de plano - nei rapporti sociali, essi di qualsiasi natura. E' facile, pertanto, l'innesco di quella tensione sociale che si declinerà necessariamente in "insicurezza", dapprima personale, successivamente come deriva per la deresponsabilizzazione collettiva; in altri termini, verranno a mancare "i valori di riferimento", con evidente grave nocumento per la coesione sociale, così come troviamo nel lavoro di Jenson.

Partendo da quanto postulato da Merton, nel tentativo di individuare - con l'ausilio della ricerca sociale - le esigenze emergenti, in verità, talvolta anche, preesistenti in un agglomerato urbano, con l'evidente fine di andare incontro alla soddisfazione dei desiderata, attraverso una possibile programmazione delle azioni da mettere in atto, sia da parte delle istituzioni, sia dagli stessi attori di tale società civile, l'attività per condurre la ricerca sociale dovrà tenere conto di almeno quattro aspetti fondamentali:

1. la composizione della popolazione, intendendo, in tal senso, quelle caratteristiche che aiutano a costruire un quadro degli abitanti del luogo: ovvero i dati anagrafici (genere, età, composizione del nucleo familiare), la formazione scolastica, l'occupazione, il rapporto con le altre nazionalità presenti;

2. le linee di trasporto urbano ed extraurbano, le attività finanziarie e del terziario in genere;

3. le istituzioni che operano in quel territorio, la distribuzione dei servizi, la loro qualità in relazione alle esigenze avanzate dai cittadini;

4. l'attività di relazione tra i componenti il tessuto sociale.

Facendo proprio il concetto di paradigma scientifico di Thomas Kuhn che, con il suo saggio del 1962, pose le basi per il rinnovamento della metodologia, lo studio dei problemi sociali è una visione generale sul mondo, una griglia di lettura, spesso implicita, che precede e fonda tanto la teoria quanto le tecniche; essa guida il lavoro dei ricercatori. Riprendendo quanto affermato dal Toriano, poiché la ricerca sociale si occupa della raccolta e dell'interpretazione di dati per rispondere a domande concernenti aspetti diversi della società, al fine di comprenderla, si può affermare che questi aspetti dello studio - chiaramente ineludibili poiché fondamentali - che andranno rilevati con l'attività del ricercatore, per comprendere le dinamiche utili alla finalità dell'obbiettivo da raggiungere, sono tra loro necessariamente in interazione e non sono separabili.

L'interdipendenza che li caratterizza o, viceversa, il grado di presenza/assenza, ovvero l'affermazione di certi aspetti sugli altri, andrà a definire, in un certo qual modo e talvolta anche visibilmente, la qualità della vita dell'insieme degli abitanti in esame. Pertanto come sarà rilevabile, l'offerta dei vari tipi di servizi, quali quelli comunali, sanitari, commerciali, mezzi di trasporto, volontariato, fino ad arrivare alle strutture per il tempo libero, dunque per l'aggregazione sociale e l'integrazione tra cittadini, effettivamente evidenzierà il termine di benessere e attenzione all'individuo. Con la descrizione approfondita degli aspetti che muovono le dinamiche di un insediamento urbano si potranno individuare quei fattori, i quali condizionano il potenziale sviluppo della stessa comunità, poiché ne favoriscono la comprensione.

L'agire dell'uomo, quindi di un cittadino di una comunità, non è cristallizzato nel tempo, anzi è in continuo divenire, pertanto vanno attentamente registrate le tendenze del mutamento. La rappresentazione del disagio, in qualsiasi momento potrà sfociare facendo emergere fenomeni di criminalità, violenza, emarginazione, apatia e anomia sociale. Per quanto appena affermato, riportando il pensiero di Durkheim, che - antesignano nel 1893 - utilizzò tale termine nel suo primo importante lavoro, è necessario tenere presente che il venuto meno soddisfacimento delle esigenze della cittadinanza potrà registrarsi non soltanto per la mancata erogazione dei servizi, ma anche, in verità, per la non concretizzazione di quella coesione sociale, che comporta in genere anche uno scarso senso di appartenenza o disinteresse per tutto ciò che è sociale e condiviso.

La coesione sociale, il senso di collettività, la ricostruzione di un tessuto urbano consapevole non può, però, venire dall'alto. La coesione sociale - come nel tempo dimostrato dagli studi sociali - cresce solo se attivata dal basso (attraverso, cioè, un processo di bottom up); in tal senso, il ruolo di un'amministrazione locale, pertanto, non è quello di fornire una ricostruzione di siffatto attributo della società, che il cittadino si troverà ad accettare "passivamente". Al contrario, l'Ente Locale, ovvero il sistema politico-amministrativo, potrà iniziare un processo che superi il generico atteggiamento "erogatorio" delle istituzioni, che può essere recepito anche in senso protettivo (calato dall'alto, tipico del processo di top down), promuovendo una condotta che orienti all'attivismo civico, ossia il fatto che i cittadini si uniscono e agiscono nella scena pubblica per cause di interesse generale giocando il ruolo di agenti del policy making.

Si restituirà - a tal stregua - al cittadino la responsabilità dell'appartenenza, della gestione degli spazi comuni, quindi la città come luogo e contesto vivibile. Con questo contributo, necessariamente spontaneo ed attivo, dunque volto a creare/percepire quel senso di coesione sociale efficace e consapevole, i "luoghi", intesi come tessuto urbano, potranno essere riorganizzati dagli stessi abitanti di quel territorio/quartiere. Il primo passo per favorire questo percorso virtuoso è l'ascolto diretto delle esigenze della popolazione da parte delle Istituzioni. L'Ente Pubblico è chiamato a fare il possibile per soddisfare il cittadino-cliente entrando in contatto con lui e cercando di acquisire tutte le informazioni circa i suoi bisogni e le sue aspettative, anche le più latenti. E' proprio a questo che dovrà servire il lavoro di ricerca, che andrà offerto alla Pubblica Amministrazione che attraverso una programmazione delle azioni potrà redigere il Piano Sociale, proprio nel tentativo di andare incontro alla soddisfazione delle esigenze emergenti nel proprio agglomerato urbano.

In un paese che si vuole definire progredito, la valorizzazione del punto di vista del cittadino - a cui viene chiesto, con il prelievo fiscale, di contribuire al bilancio economico nazionale -, la care satisfaction e la sua rilevazione per il miglioramento della qualità sostengono l'elevarsi dell'immagine e la credibilità dello Stato, conditio sine qua non per la fiducia nella stessa Istituzione e nei suoi servizi. Questa politica rivolta alla soddisfazione - tuttavia - necessita di un cambio radicale di approccio, una diversa angolazione di veduta. Diversamente argomentando, l'utente dovrà essere visto come una persona (controparte attiva del servizio, umanizzato nell'immaginario), come portatore di diritti e fonte di risorse, oltre che co-produttore del servizio (anche nella veste di contribuente con il pagamento delle tasse). Egli diventerà - dunque - un interlocutore qualificato nell'esprimere il giudizio sui servizi e sulle prestazioni che gli saranno erogati.

Ogni iniziativa di rilevazione di customer satisfaction, rappresenterà sicché un'occasione favorevole, che potrà condurre all'incipit per intraprendere quell'azione di metamorfosi culturale che si tradurrà in una nuova idea di programmazione, ed anche in capacità del cittadino alla partecipazione attiva. Tanto - quindi - fungerà da stimolo per un consapevole e migliore uso dei servizi, che si riverbererà nella necessaria e auspicata trasparenza circa le attività svolte dalla Pubblica Amministrazione, con il determinarsi dell'aumento del livello di comunicazione tra gli attori. In tal senso, come indicato nel Secondo Rapporto sullo Stato di Attuazione del Piano Nazionale di Riforma che rimanda alle direttive della Strategia di Lisbona la lungimiranza della politica sarà data - ovviamente - dal grado di conoscenza dell'ambito locale nel quale è attiva.

continua >


* componente del Comitato tecnico-Scientifico e Coordinatore della Commissione Carcere dell'Osservatorio sulla legalità e sui diritti Onlus. Per agilità di lettura sono state omesse le note inserite dall'autore.


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