Rottamare
la Cassazione ? Attenzione ai paragoni con gli USA
di
Claudio Giusti*
Michele Ainis si è recentemente avventurato (1) in un temerario
parallelo fra la nostra Corte di Cassazione e la Corte Suprema
degli Stati Uniti d’America (Scotus). Paragone incauto giacché
confrontare i due sistemi giudiziari è quasi impossibile.
Intanto perché, fra i quarantotto milioni di casi civili e
penali che si generano ogni anno in Usa e la Corte Suprema
Federale (la più alta corte statunitense), non si frappongono
solo le corti d’appello e le corti supreme dei 50 stati, ma
soprattutto il diritto dei “Nine Old Men” (anche se ora ci
sono tre donne nella Scotus) di scegliersi i casi da trasformare
in sentenze. Così, delle 7-8.000 richieste d’appello (writ
of certiorari) che da ottobre a giugno (October Term) arrivano
alla Scotus a Washington, non sono più di 8 su mille quelle
che si trasformano nelle 60-70 sentenze annuali e molto raramente
le altre 992 godono del privilegio di due righe che ne spieghino
il rigetto.
La Corte Suprema si occupa solo delle cose che le interessano
e tutto quello che viene rigettato nell’OT di quell’anno è
perso per sempre. D’altronde, se le 18.000 agenzie di polizia
americane compiono dai 12 ai 15 milioni di arresti all’anno,
i processi non sono più di 150.000 di cui un terzo cause civili.
Questo prodigio avviene perché più del 96 per cento delle
condanne per i felonies (crimini passibili di pene superiori
all’anno) è ottenuto con il patteggiamento che, incorporando
la rinuncia all’appello, chiude definitivamente la questione.
Quindi non sono più di 50.000 i felons che vanno in prigione
o in probation grazie a un regolare processo, mentre l’altro
milione e cinquecentomila vi arriva senza passare dalla giuria
(600.000 vanno in prigione). Nella giustizia civile si patteggia
allo stesso modo, anche perché l’American Rule prevede che
ognuno si paghi l’avvocato.
La
Costituzione americana non contempla il diritto all’appello
e un’eventuale richiesta di revisione, che è faccenda quasi
esclusivamente scritta, richiede l’arduo compito di dimostrare
la scorrettezza costituzionale del processo e l’esigenza di
rifarlo completamente. Se il processo di merito è relativamente
breve, il procedimento d’appello, che in teoria contempla
la possibilità di rivolgersi a una dozzina di corti, può diventare
una messa cantata pluridecennale.
I processi americani non sono solo rari, ma anche veloci.
Dovendosi tenere davanti ad una giuria non possono durare
più di tanto e la loro brevità si spiega non solo con l’assenza
delle parti civili e con la presenza di un solo imputato per
volta, ma soprattutto con la lunghezza dell’istruttoria che
fa piazza pulita delle questioni procedurali e consente una
sorprendente velocità d’esecuzione.
I processi per omicidio di primo grado durano spesso pochi
giorni, ma sono preceduti da anni di udienze preliminari che
però non fanno naufragare il procedimento, perché la prescrizione
si interrompe definitivamente con l’inizio dell’azione legale.
Se
prendiamo in considerazione anche i dieci milioni di condanne
per i misdemeanors (crimini passibili di pene inferiori all’anno)
vediamo che l’apparato giudiziario americano risolve i suoi
casi nei primi gradini della scala giudiziaria e questo spiega
le appena duecentomila cause in appello sui 48 milioni totali.
Ovviamente il funzionamento di questo sistema richiede un
gran numero di addetti e soprattutto l’accordo e la collaborazione
di tutte le parti. La California ha da sola più avvocati dell’Italia
e tutta l’America ne conta un milione duecentomila, altrettanti
sono i poliziotti, 30.000 i giudici, 500.000 gli addetti alla
struttura giudiziaria e ottocentomila le guardie che controllano
i due milioni e cinquecentomila detenuti.
Se
si vuole rottamare la nostra Court of last resort,
l’ultima abilitata a decidere un caso e a fare giurisprudenza,
sarà bene spiegare come si vuole organizzare tutta la filiera
giudiziaria e chi sarà ad avere l’ultima definitiva parola
sui 30.000 casi che affliggono la nostra Corte di Cassazione.
[1]
Ainis: "Rottamiamo anche la Cassazione". L’Espresso,
22 maggio 2014. http://www.associazionenazionaleavvocatiitaliani.it/?p=19136
*
cordinatore della Commissione Pena di morte dell'Osservatorio
e componente del Comitato scientifico dello stesso
 
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