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14 marzo 2012
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Il Garante , la privacy e i controlli fiscali di Monti
di Rita Guma*

E' di ieri la critica al presidente del Garante per la Privacy Francesco Pizzetti per aver lanciato l'allarme sui controlli generalizzati dei conti bancari evidenziando che la privacy di un cittadino può essere violata soltanto quando questi è sotto inchiesta o sotto ispezione fiscale e che il decreto Monti tratta invece tutti i cittadini come se fossero sotto inchiesta. Alcuni hanno aggredito verbalmente il presidente del Garante commentando che egli difende la casta, l'ha messo lì Berlusconi, etc..., ma probabilmente queste persone non hanno chiaro il problema sollevato dal prof. Pizzetti.

La Costituzione stabilisce fra i suoi principi cardine la libertà del cittadino e la protezione della corrispondenza, del domicilio e della vita privata e familiare (art. 2, 14, 15). Gli stessi principi sono protetti dalle Carte internazionali dei diritti e possono essere derogati solo con provvedimento motivato di un giudice. Ma anche in caso di normale ispezione fiscale, non tutta la vita del soggetto viene passata al setaccio, ma soltanto le eventuali operazioni che costituiscano violazione delle leggi fiscali.

L'art. 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, cosiddetto “Salvaitalia” del governo Monti prevede che il Fisco riceva i dati dei movimenti bancari di tutti gli italiani, senza loro esplicito consenso, mentre in precedenza le banche erano tenute solo a comunicare l'esistenza di rapporti (ad es tenuta di conto corrente) con la clientela, conservando presso di sè memoria di quelle operazioni che già eseguivano per conto della clientela. In tal modo il fisco avrebbe potuto accedere alle informazioni solo in caso di indagine, mentre adesso disporrà dei dati presso di sè (dopo il transito su server esterni, con maggiori rischi di furto dei dati).

La modifica introdotta da Monti permette di entrare nel domicilio di tutti i cittadini senza bisogno di superare la loro porta di casa. Infatti i bonifici bancari e i pagamenti con bancomat sono trasparenti e si può sapere se acquistiamo – e per quale importo – da imprese venditrici di liquori, viagra, abbigliamento intimo, riviste o libri con un certo orientamento sessuale o politico, etc etc. Il limite di pagamento con contanti e le altre misure per incentivare l'uso di mezzi di pagamento tracciabili stabiliti all'art. 12 del decreto Monti facilita i riscontri, e comunque spesso ci si serve di pagobancomat, paypal o bonifici per comodità e senza pensarci troppo.

In tal modo il fisco può avere accesso ad informazioni su di noi che non vorremmo far conoscere neppure al vicino di casa o al collega d'ufficio, e questo anche se non c'è ancora motivo per ritenere che abbiamo fatto qualcosa di illegale.

Il Garante Privacy ha ottenuto che nel decreto fosse prevista la consultazione del suo ufficio per individuare le modalità di comunicazione dei dati da parte delle banche ed ha richiesto fossero messe in atto adeguate misure di sicurezza per il trattamento dei dati, ma evidentemente lo preoccupa l'impostazione generale del decreto e il vulnus che questo porta ad alcuni principi cardine dello stato di diritto.

E dovremmo essere preoccupati anche noi: il fisco è il ministero e il ministero è il governo, e il governo, che sia tecnico o bianco, rosso o nero, non deve poter avere una legge che gli consenta di entrare nella nostra vita privata e conoscere le nostre scelte e preferenze e legami perfettamente leciti ma riservati con altre persone. Se ci spaventa l'uso che Google o Facebook possono fare dei nostri dati personali, a maggior ragione ci dovrebbe spaventare l'uso che ne potrebbe fare un governo, democratico o predittatoriale che sia.

Per non parlare del possibile utilizzo in modo distorto delle informazioni da parte di personale infedele dello Stato. Ricordo, per tutti, il dossier illecito di Pio Pompa su alcuni magistrati e giornalisti colpevoli solo di scomodità per il potere.

Quindi, anche se chi paga le imposte avrà salutato questa idea con soddisfazione pensando che finalmente gli evasori sarebbero stati stanati, il Garante, oltre ai suddetti principi costituzionali, con il suo intervento (il cui video da 40:00 a 44:00 consiglio di guardare) voleva difendere proprio noi.

* Presidente dell'Osservatorio sulla legalità e sui diritti Onlus


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