Il
Garante , la privacy e i controlli fiscali di Monti
di
Rita Guma*
E'
di ieri la critica al presidente del Garante per la Privacy
Francesco Pizzetti per aver lanciato l'allarme sui controlli
generalizzati dei conti bancari evidenziando che la privacy
di un cittadino può essere violata soltanto quando questi
è sotto inchiesta o sotto ispezione fiscale e che il decreto
Monti tratta invece tutti i cittadini come se fossero sotto
inchiesta. Alcuni
hanno aggredito verbalmente il presidente del Garante commentando
che egli difende la casta, l'ha messo lì Berlusconi, etc...,
ma probabilmente queste persone non hanno chiaro il problema
sollevato dal prof. Pizzetti.
La
Costituzione stabilisce fra i suoi principi cardine la libertà
del cittadino e la protezione della corrispondenza, del domicilio
e della vita privata e familiare (art. 2, 14, 15). Gli stessi
principi sono protetti dalle Carte internazionali dei diritti
e possono essere derogati solo con provvedimento motivato
di un giudice. Ma anche in caso di normale ispezione fiscale,
non tutta la vita del soggetto viene passata al setaccio,
ma soltanto le eventuali operazioni che costituiscano violazione
delle leggi fiscali.
L'art.
11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, cosiddetto “Salvaitalia”
del governo Monti prevede che il Fisco riceva i dati dei movimenti
bancari di tutti gli italiani, senza loro esplicito consenso,
mentre in precedenza le banche erano tenute solo a comunicare
l'esistenza di rapporti (ad es tenuta di conto corrente) con
la clientela, conservando presso di sè memoria di quelle
operazioni che già eseguivano per conto della clientela.
In tal modo il fisco avrebbe potuto accedere alle informazioni
solo in caso di indagine, mentre adesso disporrà dei
dati presso di sè (dopo il transito su server esterni,
con maggiori rischi di furto dei dati).
La
modifica introdotta da Monti permette di entrare nel domicilio
di tutti i cittadini senza bisogno di superare la loro porta
di casa. Infatti i bonifici bancari e i pagamenti con bancomat
sono trasparenti e si può sapere se acquistiamo – e per quale
importo – da imprese venditrici di liquori, viagra, abbigliamento
intimo, riviste o libri con un certo orientamento sessuale
o politico, etc etc. Il limite di pagamento con contanti e
le altre misure per incentivare l'uso di mezzi di pagamento
tracciabili stabiliti all'art. 12 del decreto Monti facilita
i riscontri, e comunque spesso ci si serve di pagobancomat,
paypal o bonifici per comodità e senza pensarci troppo.
In tal modo il fisco può avere accesso ad informazioni su
di noi che non vorremmo far conoscere neppure al vicino di
casa o al collega d'ufficio, e questo anche se non c'è ancora
motivo per ritenere che abbiamo fatto qualcosa di illegale.
Il
Garante Privacy ha ottenuto che nel decreto fosse prevista
la consultazione del suo ufficio per individuare le modalità
di comunicazione dei dati da parte delle banche ed ha richiesto
fossero messe in atto adeguate misure di sicurezza per il
trattamento dei dati, ma evidentemente lo preoccupa l'impostazione
generale del decreto e il vulnus che questo porta ad alcuni
principi cardine dello stato di diritto.
E
dovremmo essere preoccupati anche noi: il fisco è il ministero
e il ministero è il governo, e il governo, che sia tecnico
o bianco, rosso o nero, non deve poter avere una legge che
gli consenta di entrare nella nostra vita privata e conoscere
le nostre scelte e preferenze e legami perfettamente leciti
ma riservati con altre persone. Se ci spaventa l'uso che Google
o Facebook possono fare dei nostri dati personali, a maggior
ragione ci dovrebbe spaventare l'uso che ne potrebbe fare
un governo, democratico o predittatoriale che sia.
Per
non parlare del possibile utilizzo in modo distorto delle
informazioni da parte di personale infedele dello Stato. Ricordo,
per tutti, il dossier
illecito di Pio Pompa su alcuni magistrati e giornalisti
colpevoli solo di scomodità per il potere.
Quindi, anche se chi paga le imposte avrà salutato questa
idea con soddisfazione pensando che finalmente gli evasori
sarebbero stati stanati, il Garante, oltre ai suddetti principi
costituzionali, con il suo intervento (il cui video da
40:00 a 44:00 consiglio di guardare) voleva difendere
proprio noi.
*
Presidente dell'Osservatorio sulla legalità
e sui diritti Onlus
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