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19 novembre 2012
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Giornata mondiale diritti dell'infanzia : tanta strada da fare
di avv. Margherita Corriere*

Il 20 novembre di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata dell'Infanzia. Il 20 novembre del 1989 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale dei Diritti dell'Infanzia , un documento di 54 articoli e due protocolli che l'Italia sottoscrisse il 27 maggio 1991.

Nel preambolo viene dichiarato "l'infanzia ha diritto a un aiuto e a un'assistenza particolari … il fanciullo , ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione". Già Giovenale ai suoi tempi scriveva "maxima debetur puero reverentia", che tradotto vuol dire "al fanciullo si deve il massimo rispetto".

C'è da rilevare però che, nonostante tutte queste dichiarazioni di principi, datate nel tempo sino agli antichi Romani, è stato difficile far decollare una autentica ed effettiva tutela dei diritti dell'infanzia. D'altra parte il termine infans deriva dal latino ed indica letteralmente colui che non parla, o tradotto meglio, colui che non pu , non deve parlare e che, quantunque parli non viene ascoltato. Ma tutto ciò accade spesso anche adesso e non solo nell'ambito familiare.

Come avvocato matrimonialista e che si occupa di tutela dei diritti dei minori mi corre obbligo evidenziare che purtroppo la famiglia non è sempre un'isola felice, ma può diventare un ambiente ostile e pericoloso per l'integrità psicofisica dei minori, in particolare , nel momento patologico della vita della famiglia, cioè quando sopravviene la crisi della coppia coniugale, che spesso fa insorgere un conflitto genitoriale. Secondo le ultime statistiche ogni anno oltre 80.000 minori, quali vittime inconsapevoli, entrano nel tunnel della conflittualità genitoriale. È essenziale che le coppie in crisi escano da un fuorviante sistema di antagonismo globalizzato in cui i figli vengono percepiti come meri oggetti per acquisire maggiore potere nel conflitto.

Si rileva che alcuni coniugi, per la grave conflittualità della loro crisi, iniziano a contendersi i figli come fossero oggetti da espropriare e da usare come armi di belligeranza occulta anche nell'ambito delle separazioni consensuali. Soprattutto all'inizio dell'iter di una controversia coniugale, il cliente a volte vorrebbe attribuire al proprio legale il ruolo di giustiziere, di una sorta di Robin Hood, che toglie i figli all'uno per consegnarli all'altro, come se i bambini fossero una sorta di bottino di guerra. In tale caso l'avvocato ha il dovere di non fomentare conflitti, ma, nel superiore interesse del minore, di indirizzare la propria attività al fine di condurre i contrasti a nuovi equilibri, facendo comprendere ai coniugi che si rimarrà per sempre genitori, con determinati ruoli e responsabilità.

Il minore deve essere considerato, contestualmente, come soggetto autonomo di diritti e, altresì, in quanto figlio, soggetto particolarmente debole, titolare di tutte le attenzioni per la sana crescita della sua personalità in itinere. Il bambino, pertanto, deve essere concretamente tutelato in ogni ambito della sua vita quotidiana ed ha il diritto ad essere rispettato nella sua peculiarità personale. Una celebre psicologa statunitense, Dionna Thompson, sosteneva che la guerra che si fanno i genitori in sede di separazione non è altro che una guerra contro i bambini e dichiarava testualmente "il punto non è semplicemente il diritto dei padri o il diritto delle madri , ma il diritto dei figli di avere due genitori che si occupino attivamente della loro vita…. una società bigenitoriale è una società sicuramente più sana di una in cui i figli crescono avendo relazioni monoparentali".

C'è da rilevare che, in ogni caso, nell'ambito sia del contesto sociale in cui si vive che in quello del nucleo familiare, è rilevante ed essenziale dare voce ai bisogni e ai diritti dei bambini, secondo l'etica della comunità solidale, una etica improntata a quanto sostenuto nel preambolo della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo "L'umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa", una etica scevra da intenti individualistici, i cui disvalori sono principalmente la non comunicazione, la non partecipazione e la non solidarietà e che portano non solo la famiglia, ma tutta la società allo sbando, danneggiando soprattutto la categoria più fragile, quella dei minori, che purtroppo spesso diventano vittime di violenza ed abusi. È doveroso ricordare che ogni anno nel mondo muoiono oltre 11 milioni di bambini e la maggior parte di queste morti avviene nei paesi in via di sviluppo. Ma non bisogna andare poi tanto lontano per constatare le gravi condizioni di miseria in cui versano molti bambini: un bimbo su cinque in Italia è a rischio povertà e i casi più difficili si trovano nel Mezzogiorno.

Concludendo vorrei porre l'accento su tre articoli della Convenzione del 1989:

L'art. 24 sostiene "Gli stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione. Essi si sforzano di garantire che nessun minore sia privato del diritto di avere accesso a tali servizi." L'art. 27 afferma "Gli stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire lo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale." L'art. 28 dichiara che "Gli stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione …". Leggendo questi articoli si constata quanto ancora siamo lontani dal garantire questi diritti a tutti i bambini !!

Tanto ancora deve essere fatto e non può ridursi ad una mera ricorrenza annuale o a una semplice presa d'atto di determinate dichiarazioni di intenti. Ogni giorno, ad esempio, mi imbatto con le problematiche di genitori disperati, perché viene disatteso il diritto allo studio dei loro bambini portatori di handicap grave, per insufficienza di ore di sostegno e / o per l'assenza di assistenti o educatori che si prendano cura degli studenti e favoriscano una reale loro integrazione scolastica. Ancora tanto c'è da fare ed è indispensabile bandire ogni prassi adultocentrica e favorire una concreta cultura dell'attenzione e del rispetto della persona del bambino nella sua peculiare ed irripetibile individualità, tenendo sempre presente che ogni fanciullo è una personalità in formazione rispetto a cui qualsivoglia impegno educativo e affettivo è doveroso nell'intero percorso del suo sviluppo fisico, psicologico ed intellettivo.

Concordo con quanto sostenuto dal Presidente Napolitano ad un convegno sui minori "Una società che resti indifferente o, peggio, chiuda gli occhi di fronte a fenomeni di violenza, sfruttamento o di profondo disagio dell'universo minorile è una società priva di futuro..".

Ascoltiamo seriamente i bisogni dei minori, poniamo in essere una autentica cultura dell'attenzione e del rispetto verso i loro bisogni: solo allora la nostra società avrà un futuro migliore.

* coordinatrice nazionale dell Commisione "Disabilità" dell'Osservatorio


per approfondire...

Convegno "I bambini prime vittime" il 24 novembre a Cosenza

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