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Giornata mondiale diritti dell'infanzia : tanta strada da
fare
di
avv. Margherita Corriere*
Il 20 novembre di ogni anno si celebra in tutto il mondo la
Giornata dell'Infanzia. Il 20 novembre del 1989 l'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale
dei Diritti dell'Infanzia , un documento di 54 articoli e
due protocolli che l'Italia sottoscrisse il 27 maggio 1991.
Nel
preambolo viene dichiarato "l'infanzia ha diritto a un
aiuto e a un'assistenza particolari … il fanciullo , ai fini
dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità,
deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità,
di amore e di comprensione". Già Giovenale ai suoi tempi
scriveva "maxima debetur puero reverentia", che tradotto
vuol dire "al fanciullo si deve il massimo rispetto".
C'è
da rilevare però che, nonostante tutte queste dichiarazioni
di principi, datate nel tempo sino agli antichi Romani, è
stato difficile far decollare una autentica ed effettiva tutela
dei diritti dell'infanzia. D'altra parte il termine infans
deriva dal latino ed indica letteralmente colui che non parla,
o tradotto meglio, colui che non pu , non deve parlare e che,
quantunque parli non viene ascoltato. Ma tutto ciò accade
spesso anche adesso e non solo nell'ambito familiare.
Come
avvocato matrimonialista e che si occupa di tutela dei diritti
dei minori mi corre obbligo evidenziare che purtroppo la famiglia
non è sempre un'isola felice, ma può diventare un ambiente
ostile e pericoloso per l'integrità psicofisica dei minori,
in particolare , nel momento patologico della vita della famiglia,
cioè quando sopravviene la crisi della coppia coniugale, che
spesso fa insorgere un conflitto genitoriale. Secondo le ultime
statistiche ogni anno oltre 80.000 minori, quali vittime inconsapevoli,
entrano nel tunnel della conflittualità genitoriale. È essenziale
che le coppie in crisi escano da un fuorviante sistema di
antagonismo globalizzato in cui i figli vengono percepiti
come meri oggetti per acquisire maggiore potere nel conflitto.
Si
rileva che alcuni coniugi, per la grave conflittualità della
loro crisi, iniziano a contendersi i figli come fossero oggetti
da espropriare e da usare come armi di belligeranza occulta
anche nell'ambito delle separazioni consensuali. Soprattutto
all'inizio dell'iter di una controversia coniugale, il cliente
a volte vorrebbe attribuire al proprio legale il ruolo di
giustiziere, di una sorta di Robin Hood, che toglie i figli
all'uno per consegnarli all'altro, come se i bambini fossero
una sorta di bottino di guerra. In tale caso l'avvocato ha
il dovere di non fomentare conflitti, ma, nel superiore interesse
del minore, di indirizzare la propria attività al fine di
condurre i contrasti a nuovi equilibri, facendo comprendere
ai coniugi che si rimarrà per sempre genitori, con determinati
ruoli e responsabilità.
Il
minore deve essere considerato, contestualmente, come soggetto
autonomo di diritti e, altresì, in quanto figlio, soggetto
particolarmente debole, titolare di tutte le attenzioni per
la sana crescita della sua personalità in itinere. Il bambino,
pertanto, deve essere concretamente tutelato in ogni ambito
della sua vita quotidiana ed ha il diritto ad essere rispettato
nella sua peculiarità personale. Una
celebre psicologa statunitense, Dionna Thompson, sosteneva
che la guerra che si fanno i genitori in sede di separazione
non è altro che una guerra contro i bambini e dichiarava testualmente
"il punto non è semplicemente il diritto dei padri o il
diritto delle madri , ma il diritto dei figli di avere due
genitori che si occupino attivamente della loro vita…. una
società bigenitoriale è una società sicuramente più sana di
una in cui i figli crescono avendo relazioni monoparentali".
C'è da rilevare che, in ogni caso, nell'ambito sia del contesto
sociale in cui si vive che in quello del nucleo familiare,
è rilevante ed essenziale dare voce ai bisogni e ai diritti
dei bambini, secondo l'etica della comunità solidale, una
etica improntata a quanto sostenuto nel preambolo della Dichiarazione
dei Diritti del Fanciullo "L'umanità ha il dovere di dare
al fanciullo il meglio di se stessa", una etica scevra
da intenti individualistici, i cui disvalori sono principalmente
la non comunicazione, la non partecipazione e la non solidarietà
e che portano non solo la famiglia, ma tutta la società allo
sbando, danneggiando soprattutto la categoria più fragile,
quella dei minori, che purtroppo spesso diventano vittime
di violenza ed abusi. È
doveroso ricordare che ogni anno nel mondo muoiono oltre 11
milioni di bambini e la maggior parte di queste morti avviene
nei paesi in via di sviluppo. Ma non bisogna andare poi tanto
lontano per constatare le gravi condizioni di miseria in cui
versano molti bambini: un bimbo su cinque in Italia è a rischio
povertà e i casi più difficili si trovano nel Mezzogiorno.
Concludendo
vorrei porre l'accento su tre articoli della Convenzione del
1989:
L'art.
24 sostiene "Gli stati parti riconoscono il diritto del
minore di godere del miglior stato di salute possibile e di
beneficiare di servizi medici e di riabilitazione. Essi si
sforzano di garantire che nessun minore sia privato del diritto
di avere accesso a tali servizi." L'art. 27 afferma "Gli
stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un
livello di vita sufficiente per consentire lo sviluppo fisico,
mentale, spirituale, morale e sociale." L'art. 28 dichiara
che "Gli stati parti riconoscono il diritto del fanciullo
all'educazione …". Leggendo questi articoli si constata
quanto ancora siamo lontani dal garantire questi diritti a
tutti i bambini !!
Tanto
ancora deve essere fatto e non può ridursi ad una mera ricorrenza
annuale o a una semplice presa d'atto di determinate dichiarazioni
di intenti. Ogni giorno, ad esempio, mi imbatto con le problematiche
di genitori disperati, perché viene disatteso il diritto allo
studio dei loro bambini portatori di handicap grave, per insufficienza
di ore di sostegno e / o per l'assenza di assistenti o educatori
che si prendano cura degli studenti e favoriscano una reale
loro integrazione scolastica. Ancora tanto c'è da fare ed
è indispensabile bandire ogni prassi adultocentrica e favorire
una concreta cultura dell'attenzione e del rispetto della
persona del bambino nella sua peculiare ed irripetibile individualità,
tenendo sempre presente che ogni fanciullo è una personalità
in formazione rispetto a cui qualsivoglia impegno educativo
e affettivo è doveroso nell'intero percorso del suo sviluppo
fisico, psicologico ed intellettivo.
Concordo con quanto sostenuto dal Presidente Napolitano ad
un convegno sui minori "Una società che resti indifferente
o, peggio, chiuda gli occhi di fronte a fenomeni di violenza,
sfruttamento o di profondo disagio dell'universo minorile
è una società priva di futuro..".
Ascoltiamo
seriamente i bisogni dei minori, poniamo in essere una autentica
cultura dell'attenzione e del rispetto verso i loro bisogni:
solo allora la nostra società avrà un futuro migliore.
*
coordinatrice nazionale dell Commisione "Disabilità"
dell'Osservatorio
 
Convegno
"I bambini prime vittime" il 24 novembre a Cosenza
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