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27 luglio 2009
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Intercettazioni : riflessioni critiche sul decreto Alfano
di Rita Guma*

Molti di coloro che sostengono il ddl Alfano sulle intercettazioni - mirante a limitare fortemente sia le occasioni d'uso di tale strumento d'indagine da parte della magistratura, sia la pubblicazione da parte della stampa, con sanzioni per giornalisti ed editori - sostengono che la norma miri a tutelare il cittadino comune (che sia indagato ingiustamente o che sia un terzo casualmente coinvolto in una conversazione registrata su un utenza intercettata) dalle fughe di notizie e dall'uso scorretto delle trascrizioni da parte della stampa.

Concordo certamente sul fatto che in Italia - quasi in ogni contesto, perfino in quelli che hanno in gestione la vita umana - regna sovrana l'approssimazione. Anche alcuni che saprebbero fare bene il proprio lavoro spesso con il tempo finiscono con il farlo in modo inadeguato, perche' cosi' fan tutti, perche' tanto nessuno premia il capace, dedito e attento, ne' punisce l'incapace e lo scorretto. Ma e' proprio, trovo, un carattere nazionale abbastanza diffuso e per il quale le precauzioni (dalle scarpe antinfortunistiche ai guanti sterili alle attenzioni su dove vengono posti fascicoli con dati pensonali delicati) sono considerate un inutile appesantimento introdotto da qualche fissato... quando addirittura non si tratta di 'superficialita'' dolose.

Tuttavia non credo occorra prendere a base di una normativa chi fa male il suo dovere, altrimenti dovremmo mettere il bavaglio alla stampa conculcando la liberta' di espressione e il diritto all'informazione (e parlo in generale, non solo per quanto riguarda le intercettazioni). Insomma, a mio avviso non va ridotto lo spazio di manovra, ma introdotti controlli e sanzioni per chi sbaglia o abusa, cosicche' tutti coloro che operano bene non si vedano negato il diritto ad operare e tutti coloro che sono vittime di situazioni gravi non si vedano negati gli strumenti per accertare le violazioni che subiscono.

Perche' uno degli aspetti che noto nella valutazione positiva del decreto Alfano da parte di molti politici e avvocati penalisti e' che sembrano considerare vittime solo gli imputati e gli indagati, non le vittime dei reati per cui questi sono sotto inchiesta o perseguiti. E' un tratto che ho notato in piu' occasioni in particolare da parte degli avvocati: molti di essi si sentono solo difensori e molto di rado rappresentanti della parte offesa.

A me - in quanto persona non di parte e presidente di una associazione che difende i diritti di tutti - non interessa difendere l'attuale stato legale delle intercettazioni per difendere la categoria dei giornalisti o quella dei magistrati o ancora la polizia giudiziaria (anche se colgo dietro le dichiarazioni sulla questione di alcuni di questi professionisti l'interesse di parte correlato, ma questo vale anche i penalisti, la cui strategia difensiva puo' spesso subire danni da una intercettazione) ma per difendere le vittime di reato e i cittadini tutti, vittime di comportamenti poco etici da parte dei politici che spesso vengono alla luce solo a seguito della pubblicazione delle intercettazioni.

La Corte dei diritti dell'Uomo - pur preposta alla tutela dei diritti fondamentali della persona - in diversi pronunciamenti ha argomentato che in una societa' democratica il diritto dei cittadini ad essere informati su questioni di pubblico interesse e' talmente importante da consentire anche la pubblicazione di intercettazioni acquisite illegalmente ed ha condannato gli Stati che hanno previsto la prigione per i cronisti che hanno esercitato in tal senso il diritto di cronaca.

Mi pare palese, infatti, che a Berlusconi e soci, ma anche a molti esponenti del centrosinistra favorevoli a norme restrittive sulla publicazione delle intercettazioni, non interessi nulla delle persone normali la cui sorte viene citata a sostegno della stretta sulle intercettazioni: a loro interessa di Berlusconi stesso e Sacca', di Consorte e D'Alema, dell'ex segretario di Fini, dell'ex governatore della Banca d'Italia Fazio e di tutti gli altri politici e furbetti del quartierino i cui altarini sono saltati grazie ad intercettazioni acquisite dalla magistratura (anche casualmente nel corso di altre inchieste) o rese note ai cittadini, anche quando non di rilievo penale.

Viceversa a me interessano le inchieste sui minori vittime del branco o di un singolo (visto che la diversa pena incide sulla possibilita' di intercettare) e tutti gli altri poveretti vittime di reato. E non mi spiace che i cittadini siano messi a conoscenza delle porcherie perpetrate ai politici, o che i magistrati possano scoprire pasticci stile Parmalat e affini.

Ancora due riflessioni: alcuni anni fa e' emerso che due componenti del nostro Comitato scientifico, io stessa ed il nostro sito eravamo nel dossier di Pio Pompa, agente del SISMI che ci aveva indicato come soggetti che potevano dare fastidio a Berlusconi. Con noi decine di magistrati e giornalisti spiati per la loro indipendenza. Si disse che egli non era al tempo alle dipendenze del SISMI, ma per la sua profilazione non ha pagato in alcun modo e ne' Mastella, ne' Alfano ne' tantomeno Berlusconi o i vari Copasir hanno preso provvedimento alcuno. Teniamo presente che noi non eravamo sospettati di alcun reato, ma solo persone indipendenti che si erano permesse di criticare un VIP (cosi' come in altri casi abbiamo criticato esponenti del centrosinistra). Quindi l'essere oggetto di attenzione da parte di agenti del SISMI era una cosa vergognosa e incredibilmente pericolosa per la democrazia!

Il fatto e le reazioni nulle che produsse la dicono lunga su quali siano i veri scopi di costoro con il ddl Alfano: non la difesa delle nostre liberta' fondamentali, ma la difesa delle loro, di fare tutto cio' che vogliono restando impuniti sia dal tribunale che dall'ignaro elettore che magari - nonostante la piattezza 'informativa' delle TV di Stato e non - abbia la volonta' o la ventura di leggere un giornale che si degni di riportare uno scandalo economico o etico che riguardi la nomenclatura del Paese.

L'altra riflessione non e' mia ma di un giurista secondo il quale il ddl Alfano viola la privacy: "(...) nel corso della sessione tematica sul processo penale organizzata nell’ambito del IV Congresso di aggiornamento degli avvocati, organizzato dal Consiglio nazionale forense, Agostino Di Caro, ordinario di procedura penale all’Università del Molise, sfiora il paradosso parlando del ddl governativo all’esame della Camera. La riflessione è sottile: “i gravi indizi di colpevolezza, previsti dal ddl come presupposto per poter attivare le intercettazioni, presuppongono un quadro investigativo già sufficientemente chiaro tanto da ritenere l’intercettazione superflua e dunque invasiva della privacy” (...). (vedi)

Infine, secondo il CSM, "La prospettiva difensiva è stata del tutto dimenticata nel ddl Alfano sulle intercettazioni. Il divieto di uso delle intercettazioni e' infatti esteso anche a quello dei tabulati e non solo da parte del PM, ma anche - per parita' - da parte della difesa, a meno che non vi siano "gravi indizi di colpevolezza". Dunque "la natura stessa di tale accertamento, orientato ad acquisire documentazione di fatti già accaduti, rende particolarmente 'frustrante' il limite introdotto all’acquisizione e la posizione dell’indagato che sappia di essere in condizione di dimostrare l’effettuazione di una telefonata 'decisiva' e non possa ottenere l’acquisizione di un tale riscontro." (vedi)

Insomma, come evidenzia ques'ultimo rilievo, si rischia di danneggiare l'imputato innocente. Il che non pare interessare ai sostenitori del ddl Alfano, almeno a quelli politici, e dimostra ancora una volta come il problema non sia il rischio per il normale cittadino, ma quello per i potenti.

* presidente nazionale dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus

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