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07 ottobre 2011
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DDL intercettazioni : critiche da Reporter senza Frontiere
di Tamara Gallera*

Reporters sans frontères ha condannato con forza la ripresa in esame del disegno di legge del governo italiano, volto in particolare a limitare la pubblicazione di intercettazioni telefoniche a mezzo stampa e ad istituire un diritto automatico di replica e che sarà posta al voto del parlamento la prossima settimana.

“Le ultime modifiche non cambiano il nocciolo della questione: limitare la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche a mezzo stampa è un grave ostacolo al giornalismo investigativo, un modo rozzo e disonesto di imbavagliare la stampa“ - ha dichiarato Reporters sans frontières - “Questo progetto riveste un forte aspetto politico. Il governo sta cercando di far passare sotto silenzio gli scandali sessuali che coinvolgono il Presidente del Consiglio, spesso rivelati proprio dalla pubblicazione di intercettazioni telefoniche. Inoltre, se i blogger sembrano risparmiati nell’ultima versione del testo, i giornalisti online dovranno probabilmente censurare se stessi o pubblicare ogni richiesta di modifica, piuttosto che rischiare di essere condannati a multe di € 12 000 La mancata presa in considerazione del diritto all’informazione, il carattere automatico e senza contraddittorio delle condanne, sono completamente contrari con i principi internazionali e della giurisprudenza europea. L’Italia, come democrazia e membro della Unione europea ha il dovere di difendere le libertà civili. I Parlamentari italiani dovrebbero prendere in considerazione la dimensione internazionale della loro azione e abbandonare questo progetto”.

RSF definisce "misure liberticide" quelle previste con gli emendamenti approvati in commissione, secondo cui i giornalisti che pubblicheranno intercettazioni “irrilevanti” prima che siano rese pubblicabili dal Tribunale saranno punibili con il carcere da 6 mesi a 3 anni, "senza alcuna considerazione se le informazioni siano o no d’interesse pubblico", evidenzia l'organizzazione internazionale per la libertà di stampa, che deuncia: "Queste misure volte a regolare l’indagine giudiziaria danneggeranno le inchieste sulla corruzione e sulla criminalità organizzata, spesso basate sulla base di intercettazioni telefoniche". Reporters sans frontières chiede al Governo italiano di fare un passo indietro e non stabilire una giustizia a due velocità.

Critiche pure per la disposizione che permetterà a chiunque di richiedere a sua discrezione e anhe con una semplice e-mail, la pubblicazione di una dichiarazione o di una correzione per smentire un’informazione on line ritenuta calunniosa. Questa disposizione rivolta inizialmente a tutti gli autori di contenuti Internet tra cui i blogger, ricorda RSF, "ha sollevato un tale clamore che è stata poi ristretta ai soli siti “professionisti”. Ma la vaghezza di questo articolo, che prevede una multa di 12.000 euro se la modifica non viene pubblicata entro 48 ore, è estremamente preoccupante. Inoltre la misura è automatica, in nessun posto è prevista l’apertura di un contraddittorio o criteri quali la veridicità dei fatti contestati o la buona fede dell’autore. Oggi, infatti, il contenuto diffamatorio di un testo è valutato in tribunale.

Reporters sans frontières ricorda che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), “la automaticità sulla base della presunta pericolosità di un reato” non può prevalere quando si tratta di un argomento di interesse pubblico. Allo stesso modo, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che il diritto d’informazione deve prevalere nel monitoraggio dei casi giudiziari e nella pubblicazione delle intercettazioni. Deve essere l’autorità giudiziaria a giudicare la proporzionalità tra la pubblicazione della sede e la violazione della privacy.

Reporters sans frontières sostiene le mobilitazioni dei giornalisti e dei cittadini, l'idea delle organizzazioni italiane della stampa che intendono appellarsi alla Corte di Strasburgo e la reazione di Wikipedia all'introduzione nel ddl delle misure contro i siti Internet. RSF ricorda pure che 13 luglio 2010, Frank La Rue, relatore speciale dell’ONU sulla libertà di opinione e di espressione, aveva chiesto al governo italiano di Silvio Berlusconi di abbandonare il disegno di legge.

* si ringrazia Guido Columba


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