Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
14 gennaio 2012
tutti gli speciali

Osservatorio : rapporto sulla Disabilita' 2011
a cura di avv. Margherita Corriere*

Le politiche sociali sono sempre state considerate la cenerentola delle politiche, eppure hanno un ruolo prioritario nella qualità della vita del soggetto disabile in difficoltà. Oggi si vive per più anni e questo comporta l'aumento della percentuale delle invalidità. La condizione e la qualità di vita di persone con disabilità sono ancora oggi veramente precarie; si parla spesso di integrazione, di supporti alla disabilità, di tutela dei diversamente abili, ma molto c'è ancora da fare.

Già se si osservano gli importi medi annui delle pensioni di disabilità si può avere una visione non propria rosea del supporto di tipo monetario che lo Stato offre alle persone disabili. I benefici di tipo monetario rimangono infatti la principale tipologia di supporto e rappresentano ad oggi ancora una delle poche fonti che consente di dimensionare la condizione economica delle persone con disabilità. I corrispettivi valori in Italia sono mediamente di 2.252.574 maschi disabili che percepiscono in media 12.334 euro annui di pensione, 2.464.306 femmine che percepiscono in media 11.130 euro l'anno, per un totale di 4.716.880 disabili e una pensione media di 11.705 euro l'anno.

Alla Calabria - secondo un rapporto nazionale - spetta il primato negativo della minore spesa pro capite per assistenza sociale ai disabili: a fronte di una media italiana di 2.184,3 euro l'anno per le persone con disabilità, la spesa sociale che ha come utenza la popolazione disabile in Calabria è di appena 326,4 euro pro capite. Le politiche sociali relative alla disabilità hanno subito in modo particolare la concezione assistenzialistica e di custodia, poiché la disabilità viene troppo spesso erroneamente considerata malattia e, come tale, è privata dalla concezione essenziale che fa intravedere una prospettiva inclusiva: quella secondo cui la disabilità è la conseguenza della malattia e, al di là delle limitazioni con cui bisogna fare i conti, la persona con disabilità può vivere una vita dignitosa se accompagnata da un sostegno mirato e in molti casi diventare soggetto attivo e produttivo.

La Legge 104/92, "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate", specialmente nel meridione, non è mai stata recepita nel suo vero significato e nella sua autentica ratio. Ad oggi, in tal senso, non sono bastate le pressioni del mondo associativo. L'assenza di adeguati servizi per numero e qualità di standard, nel territorio, ha favorito la permanenza di risposte di tipo prettamente assistenzialistico. Infatti, se andiamo a verificare la situazione esistente, ci accorgiamo che i servizi che hanno trovato più spazio e diffusione sono le Residenze Sanitarie Assistenziali, i Centri Diurni Riabilitativi e la Riabilitazione ambulatoriale: tutti servizi riconducibili all'area del diritto alla salute. Per il resto, abbiamo una frammentazione di servizi territoriali, come ad esempio i Centri Socio-Educativi e dell'Assistenza Domiciliare, concentrati particolarmente nelle zone in cui è più presente l'associazionismo attivo e fattivo.

Molti Centri Socio-Educativi per persone diversamente abili sono organizzati dalle associazioni di familiari di persone con disabilità e usufruiscono di contributi dei Comuni o di donazioni.; altri sono promossi dagli enti locali; altri ancora sono gestiti da associazioni non-profit, in convenzione con il pubblico. L'assistenza domiciliare si è sviluppata in particolar modo negli ultimi anni, ed è andata a sostituire il servizio di aiuto alla persona, garantito con i fondi della Legge 162/98.La Legge 328/2001, "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" prevede la realizzazione di "Piani regionali degli interventi e dei servizi sociali e indirizzi per la definizione dei Piani di zona.

Nulla di valido potrebbe essere realizzato senza tenere nel dovuto conto l'assetto organizzativo dei servizi alla persona e le linee metodologiche e strumenti per la predisposizione del Piano di Zona. Probabilmente tali strumenti sono insufficienti e, comunque, non hanno prodotto l'effetto sperato nell'avvio dei Piani di Zona in Calabria, come nelle altre realtà regionali. C'è da rilevare che, con l'avvio dei piani di zona, i Comuni hanno ricevuto ingenti fondi da gestire, non solo quelli del fondo indistinto, ma anche quelli per la non autosufficienza , quelli relativi all'impegno delle donne in difficoltà nei servizi di assistenza domiciliar e quelli per gli anziani gravi allettati. Ma una autentica buona politica sociale potrà essere raggiunta solo con una costruttiva concertazione e attraverso scelte condivise e legate ai bisogni delle persone e dei territori e il coinvolgimento delle parti sociali.

Ma tutto questo potrebbe non bastare. Potrà essere necessario ridisegnare la mappa delle risorse e dei bisogni, dandosi l'obiettivo di garantire un'eguale opportunità a tutte le persone disabili e alle loro famiglie. È fondamentale che ci sia una campagna di sensibilizzazione che favorisca l'integrazione nel substrato sociale delle persone portatrici di handicap e si realizzino interventi specifici mirati allo stato di disabilità della persona. Bisogna riflettere anche sull'importanza di creare pari opportunità a tutela dei disabili: oggi una persona con grave disabilità che vive in un piccolo paesino interno non ha le stesse opportunità di una persona con le stesse caratteristiche che vive in una città.

I singoli Comuni hanno sempre operato in base alle risorse economiche e alla relazione con le risorse del territorio. Molti piccoli Comuni non hanno neppure l'assistente sociale e una voce in bilancio finalizzata alle politiche sociali. Altri si limitano a dare piccoli contributi a pioggia alle famiglie in difficoltà che chiedono abitualmente tali interventi. Questo modo di affrontare i bisogni locali ha favorito nei piccoli Comuni una rete stabile di relazioni, riconosciute dalla cittadinanza, che individua nel primo cittadino più un benefattore che il Sindaco.

Ma i disabili non sono dei beneficiati, sono soggetti di diritto,che pretendono l'applicazione della legge e di essere trattati come cittadini pari agli altri e non di serie b o c.

continua >

* Coordinatrice della Commissione Disabilità dell'Osservatorio sulla Legalità e sui Diritti ONLUS. . Hanno collaborato Flavia Fulvio ed Ersilia Cagliozzi


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale