Londra
: immunita' parlamentare , forse decisione dalla Corte Suprema
di
Giulia Alliani
Per convincerli non e' bastata la sentenza
della Corte d’Appello, che aveva rigettato il loro ricorso:
i parlamentari britannici accusati di furto per aver chiesto
il rimborso di spese inesistenti, o non dovute, continuano
a sostenere che sarebbe loro diritto venire giudicati dai
colleghi del Parlamento, e non nei normali tribunali, grazie
alla speciale immunità garantita dal Bill of Rights del 1689.
E'
stato fatto notare che l'immunità serve a coprire non il singolo
parlamentare, ma il Parlamento come istituzione: "Anche volendo
estendere all’estremo il significato delle parole" scrivevano
i giudici nella sentenza "non riusciamo a immaginare come
una richiesta disonesta di rimborso spese da parte di un parlamentare
possa solo sfiorare il regolare svolgimento delle funzioni
legislative ed essenziali della Camera di appartenenza, o
l’onesto adempimento dei suoi importanti doveri verso il pubblico".
Ed
era stata sottolineata l'assoluta originalità della pretesa:
"Si può affermare con sicurezza che l'immunità parlamentare
rispetto ad accuse di rilevanza penale non e' assolutamente
mai stata applicata nel caso di reati comuni commessi da membri
del Parlamento".
David
Chaytor, Elliot Morley e Jim Devine non demordono e hanno
chiesto alla Corte d'Appello il permesso di portare il loro
caso davanti alla Corte Suprema.
La
Corte, pochi giorni fa, gliel'ha negato, ma Lord Judge, il
lord chief justice, ha certificato che il caso solleva un
punto di diritto di interesse generale e ha dato quindi l'autorizzazione
a richiedere un'interpretazione alla Corte Suprema in forma
di risposta alla seguente domanda: può il tribunale regolare
sottoporre a processo un parlamentare in relazione ad accuse
riguardanti richieste disoneste di rimborso spese relative
alla sua funzione, oppure il tribunale non ha giurisdizione
in forza dell'articolo nove del Bill of Rights del 1688 o
della giurisdizione esclusiva del parlamento?
E'
stato stabilito inoltre che i parlamentari non potranno accedere
alla Corte separatamente, ognuno con i propri avvocati, perché
i loro casi presentano una totale identità di interessi. Saranno
dunque rappresentati da un unico studio.
La
Corte Suprema dovrebbe esaminare la domanda il 18 o il 19
ottobre.
 
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