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13 maggio 2010
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Divieto di burqa in Francia : laicita' , dignita' o sicurezza ?
di Gabriella Mira Marq*

La Francia sembra orientata a introdurre il divieto di burqa, o perlomeno questo e' stato il tema in discussione al parlamento francese martedi' scorso. Il primo passo e' infatti l'esame di una risoluzione che fungera' da banco di prova dell'umore politico e che ha buone probabilita' di essere approvata con un forte consenso trasversale.

Anche se pochissime donne in Francia coprono il volto, non più di 2.000, secondo le stime ufficiali, si tratta di una nuova tendenza. I politici e i ricercatori dicono che l'indossare il velo da parte dei musulmani francesi, molti dei quali sono di origine nordafricana, dove non esiste una tradizione di coprirsi il volto, è un segno di manipolazione da parte di estremisti radicali islamici desiderosi di mettere alla prova lo stato francese.

In molti contesti multiculturali occidentali l'idea del divieto del velo e' legata all'estrema destra o ai nazionalisti. Ad es. in Gran Bretagna, l'unico partito a proporre un divieto totale durante la recente campagna elettorale e' stato un partito per l'indipendenza, che mira a far uscire il Paese fuori dell'Unione Europea, mentre il British National Party - di estrema destra - ha chiesto un divieto di burqa nelle scuole. Un ministro laburista ha risposto che era "non britannico" dire alla gente cosa indossare in strada, e non va dimenticato che fu la moglie del laburista Tony Blair, avvocatessa di successo nel campo dei diritti umani, a difendere una giovane di fede islamica che chiedeva di indossare il velo nella scuola che glielo vietava, e che per tale ragione si era rapata a zero per nascondere comunque i capelli. In un discorso tenuto al Cairo lo scorso anno, il presidente democratico Barack Obama ha sostenuto che i paesi occidentali non dovrebbero "legiferare quali indumenti una donna musulmana debba indossare".

In Francia, invece, la proposta e' appoggiata anche dalla sinistra, non solo dal partito del presidente Nicolas Sarkozy, politico di destra, il quale ha detto l'anno scorso che il niqab non era "benvenuto" sul suolo francese. Quando la destra francese ha proposto di vietare il velo (e altri "significativi" simboli religiosi) nelle scuole statali nel 2004, ad esempio, la sinistra ha votato massicciamente a favore, e anche questa volta si prevede che il Partito Socialista dovrebbe votare a favore della risoluzione parlamentare di questa settimana. Una ragione di cio' e' la tradizione francese di laicita', una forma rigorosa di laicita', sancita per legge dal 1905, che tiene fuori la religione delle istituzioni pubbliche.

Per l'Economist, che commenta la situazione, si tratta dell'anticlericalismo che sta alla base della sinistra francese, ma persino la Costituzione turca (Paese a maggioranza islamica) prevede una rigorosa laicita', da cui sono scaturiti i vari divieti di velo nelle universita' approvati anche a livello giudiziario. La stessa forma di laicita' e di rispetto per i diritti di tutte le confessioni (e anche quelli dei non credenti) e contestuale 'terzieta' dello Stato che ha indotto la Corte dei Diritti dell'uomo a respingere il ricorso di un insegnante di scuola pubblica che chiedeva di non attenersi alle indicazioni della dirigenza scolastica sull'omissione del velo in classe.

A differenza del divieto di velo, Kippa, croce, etc, nei luoghi istituzionali, la legge imminente contro l'uso del burqa non e' tuttavia formulata in termini di laicita'. Invece, i francesi stanno valutando altri due motivi per vietare il niqab, ciascuno delle quali - a differenza della laicita' - potrebbe potenzialmente essere applicato ad altri paesi. Uno e' la sicurezza, e quindi la necessita' di essere identificabili in qualsiasi momento, l'altro e' la "dignita'" e la "parita' tra uomini e donne".

Il Consiglio di Stato francese ha espresso preoccupazioni circa le basi giuridiche per un divieto in tal forma. Se sarà approvato, peraltro, potrebbe essere applicato non solo ai musulmani di Francia, ma ai visitatori provenienti dal Medio Oriente. C'e' pero' il rischio, sottolinea l'Economist nel suo commento, che - sia che il niqab sia davvero imposto alla donna dall'uomo, sia che manifesti (come avviene in vari casi) una scelta personale - la legge possa portare ad un ulteriore isolamento delle donne, dato che queste non se la sentiranno di avventurarsi fuori di casa. Un risultato paradossale che una legge che mira in parte a garantire la parita' per le donne.

* si ringrazia Claudio Giusti

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