Iraq
: 900 condannati a morte ma i processi non sono equi
di
Rico
Guillermo
Se negli USA c'e' chi si
preoccupa per l'attesa pluridecennale dei detenuti nel
braccio della morte, in Iraq invece c'e' chi sta per trovarsi
faccia a faccia con il boia: sono 900, secondo la denuncia
di Amnesty International, i condannati detenuti nel braccio
della morte e che presto saranno giustiziati.
I prigionieri, che includono 17 donne, aspettano
solo la ratifica della sentenza da parte del Consiglio Presidenziale,
ultimo passo prima di affrontare la forca. Il
Consiglio e' composto dal presidente iracheno e dai due vicepresidenti,
ma il presidente, Jalal Talabani, un Curdo che si oppone alla
pena capitale, delega in questa sede le sue funzioni al vicepresidente,
che non e' contrario a tale sanzione.
Molti
dei detenuti in attesa di esecuzione sono stati riconosciuti
colpevoli di omicidio o rapimento di minori ma Amnesty - che
chiede alle autorita' di Baghdad di fermare immediatamente
le esecuzioni - sottolinea che i processi non si sono svolti
in modo conforme agli standard internazionali e che spesso
le condanne sono basate su confessioni estorte con la tortura.
dalla
reintroduzione della pena di morte, nell'agosto 2004, circa
1000 persone, fra cui l'ex dittatore Saddam Hussein, hanno
affrontato il boia. Quest'anno sono gia' circa 120 le persone
giustiziate, numero che fa dell'Iraq uno dei Paesi a piu'
alto tasso di esecuzioni del mondo. Il governo sta cercando
di dimostrare la sua capacita' di reprimere il crimine in
vista delle elezioni nazionali del 2010 e l'opposizione ha
espresso la preoccupazione che le esecuzioni siano un modo
per conquistare consensi al partito al-Da’wa attualmente al
potere. Per questo hanno chiesto al governo di sospenderle
temporaneamente.
Una
sollecitazione in tal senso e' giunta a piu' riprese anche
da parte della Comunita' internazionale.
*
si ringrazia Claudio Giusti
 
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