21 febbraio 2009

 
     

Decreto antistupri : no dei penalisti a ronde e custodia obbligatoria
di Mauro W. Giannini

No deciso da parte dell'Unione Camere Penali al decreto antistupri varato dal governo.

L'associazione dei penalisti ha dichiarato che "il D.L. che anticipa alcune disposizioni previste all'interno del disegno di legge sulla sicurezza è frutto dell'odio e della propaganda e rappresenta una grave frattura dei principi di civiltà giuridica fondanti di una democrazia liberale. La maggioranza di governo, eludendo di affrontare seriamente i problemi della sicurezza e della giustizia in termini di efficienza, di migliore organizzazione e di risorse, che anzi vengono sensibilmente ridotte, preferisce la strada della decretazione di urgenza per dare in pasto ad una opinione pubblica allarmata e fomentata da una compagna di odio provvedimenti illiberali e di matrice autoritaria".

Secondo i penalisti, "Mentre da una parte i dati ufficiali del Ministero degli interni registrano una regressione per quanto riguarda anche i più inquietanti fenomeni criminali (il reati di violenza sessuale sono in sensibile diminuzione nell'ultimo anno in particolare, mentre preoccupante rimane il fenomeno della violenza sessuale tra le mura domestiche e che riguarda in gran parte le c.d. "famiglie normali") dall'altra parte si alimenta un clima esasperato di insicurezza a giustificare provvedimenti ispirati esclusivamente da logiche demagogiche, di consenso e di risposta agli equilibri ed agli interessi specifici delle forze politiche che sostengono il governo. La insopportabile campagna di odio oggi si traduce in un decreto legge che si colloca fuori dalla Costituzione non solo per la mancanza del presupposto della straordinaria necessità ed urgenza prescritto dall'art. 77 Cost, ma anche per il carattere illiberale del suo contenuto".

La previsione delle ronde, ad esempio, e' secondo l'UCPI, "una disposizione inutile, dannosa ed irresponsabile che serve solo a soddisfare gli umori della componente leghista del governo ispirata da arcaici istinti di vendetta privata. Lungi dal garantire standards accettabili di sicurezza nel territorio una simile disposizione andrà ad innescare una spirale incontrollabile di violenza e di intolleranza. Nello stesso tempo lo Stato abdica, in favore di bande incontrollabili di privati cittadini, alla sua imprescindibile ed esclusiva funzione di garanzia della sicurezza pubblica. E' mera propaganda e demagogia che da le dimensioni di una preoccupante deriva autoritaria che non è sfuggita neppure ai rappresentanti della forze dell'ordine, a coloro, cioè, che ogni giorno, sul territorio, lavorano e rischiano per la sicurezza dei cittadini e che si sono appellati al Capo dello Stato denunciando che con un siffatto provvedimento si rischia un pericoloso punto di non ritorno per le Istituzioni".

L'introduzione della obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per gli indiziati di violenza sessuale è poi "in palese e preoccupante contrasto con i principi della presunzione di innocenza e rappresenta una regressione sul piano dei diritti e delle garanzie dei cittadini. L'introduzione di un giudizio di pericolosità sociale presunta che toglie la possibilità di valutare nel caso concreto al giudice se l'adozione di una misura cautelare, e quale tra quelle previste dal codice, sia opportuna o meno, e la successiva verifica in contraddittorio di una siffatta valutazione, rappresenta una grave violazione dei diritti dell'uomo universalmente riconosciuti ed è il segno di una concezione illiberale e autoritaria del processo penale. Anche in questo caso si tratta di misure demagogiche e propagandistiche destinate a soddisfare solo gli umori alterati della piazza, con gravissime conseguenze sulla tenuta del sistema delle garanzie e dei diritti propri delle democrazie liberali".

Altrettanto "illiberale ed odiosa" e' per i penalisti l'esclusione pregiudiziale ed "a prescindere" della possibilità di concessione delle misure alternative alla detenzione per i condannati per taluni reati di violenza sessuale. Si tratta di istituti che nel tempo hanno dato risultati risocializzanti apprezzabili rinunciando ai quali si rischia di fare perdere definitivamente alla pena la sua funzione rieducativa. Preoccupano anche i provvedimenti che riguardano il contrasto alla immigrazione clandestina e la scelta di aumentare fino a 18 mesi il tempo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione che rischiano così di trasformarsi in veri e propri campi di detenzione estranei alla nostra civiltà giuridica".

L'UCPI è "fortemente preoccupata per le conseguenze sulla democrazia del Paese di provvedimenti quali quelli contenuti nel decreto legge e quelli annunciati col disegno di legge sulla sicurezza, per il clima di odio e di intolleranza che li ispira e che contribuisce ulteriormente a fomentare. Facciamo appello alle forze politiche di governo e di opposizione, o almeno a quei settori che si ispirano ai valori del liberalismo democratico, perché venga fermata la spirale dell'autoritarismo. Ricordiamo - concludono i penalisti - che non si può essere garantisti a corrente alternata e fare spallucce o nascondersi dietro alle ragioni della politica, quando i provvedimenti illiberali riguardano gli ultimi ed i poveri disgraziati.

Speciale immigrazione

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