|
Travaglio
e i mandanti morali
di
Rita Guma*
Il volto insanguinato di Berlusconi ha fatto impressione anche
a noi. Per la prima volta egli e' apparso qual e', senza cerone
e senza abbronzante: un uomo anziano, vulnerabile. Condanniamo
ogni violenza, contro chiunque e da chiunque perpetrata, senza
bandiere o ideologie come fanno alcuni, e condanniamo anche
questa come tutte le aggressioni ai danni di personaggi famosi
o potenti, alcuni dei quali sono stati anche uccisi. Ci fa
piacere che il 'Cavaliere' se la sia cavata con poco.
A
nostro avviso tuttavia e' violenza anche l'attribuzione forzata
di mandati politici a persone che hanno agito in proprio e
a causa di disturbi psichici. Secondo il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, Gianni Letta (l'uomo che Berlusconi
vorrebbe come prossimo presidente della Repubblica) ed il
capo del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza,
Gianni De Gennaro, quello di Tartaglia e' da considerare "un
gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volonta'
politica". Ed
e' violenza l'attribuzione del ruolo di mandanti morali del
folle gesto a persone che si battono, in maniera documentata,
per farci sentire un'altra campana, come Marco Travaglio.
E' una violenza che fa disinformazione e che espone persone
indifese a potenziali minacce.
Infatti,
secondo l'esponente del PDL Fabrizio Cicchitto, intervenuto
alla Camera, ''La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata
armata da una spietata campagna di odio il cui obiettivo è
il rovesciamento del risultato legittimo di una campagna elettorale'',
una campagna ''iniziata fin dal 1994" e ''condotta dal network
Repubblica-L'Espresso, da Il Fatto, dalla trasmissione di
Santoro Annozero e da un terrorista mediatico di nome Travaglio",
nonche' dai ''pm che hanno fatto trattenere il fiato al Paese
in attesa che gli oracoli Spatuzza e fratelli Graviano pronunciassero
le loro sentenze''.
Peccato
che Cicchitto - nella sua ansia di strumentalizzare un episodio
che - come abbiamo visto - e' solo l'azione di uno squilibrato
- abbia dimenticato dalla sua lista di proscrizione Bossi
e il giornale La Padania.
Infatti, visto che Cicchitto fa riferimento al periodo dal
1994 in poi, va ricordato che per lungo tempo Bossi, dopo
la 'discesa in campo' del Cavaliere, chiamo' continuamente
Berlusconi 'mafioso', ricordando anche la sua iscrizione alla
P2, mentre le domande di Repubblica a Berlusconi le poneva
nel 1998 anche "La Padania", che pubblicava inchieste
come quelle de L'Espresso sui retroscena delle imprese di
Berlusconi.
Secondo
Bossi, "La Fininvest è nata da Cosa Nostra";
"Un palermitano è a capo di Forza Italia. Perché Forza
Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che
gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono
volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene.
Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi
della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia
e migliaia di giovani, soprattutto al Nord"; "Palermo
ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case
dei bravi e imbecilli cittadini del Nord"; "Silvio
è uomo della P2, cioè del progetto Italia"; "Berlusconi
ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali,
in barba perfino alla legge Mammì"; "Berlusconi
parla meneghino ma nel cuore è un palermitano"... (tutte
affermazioni tratte da un resoconto del 27 ottobre 1997 sul
Congresso federale della Lega, apparso su La Padania, organo
ufficiale della Lega Nord. Nell'articolo, a firma di Matteo
Mauri, si specifica che in tale occasione Bossi indico' spesso
"il disegno dietro il palco in cui era raffigurato alle
spalle di Berlusconi, un sicario siculo con lupara e coppola").
Ma ci sono molte altre dichiarazioni documentate del leader
leghista (il quale chiamava il suo attuale alleato "Berluskaz")
e di altri esponenti della Lega con accuse di mafioso e corrotto
a Berlusconi.
Ecco
poi quanto si leggeva in un articolo de La Padania del 1998,
a firma Max Parisi, dal titolo "Berlusconi mafioso?
11 domande al Cavaliere per negarlo": "Basta.
Basta con questa indicibile manfrina messa in piedi dai mezzi
di comunicazione di massa sulle vicende giudiziarie - specialmente
quelle palermitane - di Silvio Berlusconi. È arrivata l'ora
delle certezze definitive. Di
seguito presento al signor Berlusconi una serie di domande
invitandolo pubblicamente a rispondere nel merito con cristallina
chiarezza affinché una volta per tutte sia lui in prima persona
a dimostrare - se ne è capace - che con Cosa Nostra non ha
e non ha mai avuto nulla a che fare. A scanso di equivoci
e strumentalizzazioni, già da ora - signor Berlusconi - le
annuncio che nessuna delle notizie sul suo conto che leggerà
in questo articolo è frutto di "pentimenti", e nessuna delle
domande che le sto per porre si basa o prende spunto anche
fosse in modo marginale dalle parole dei cosiddetti "pentiti".
Tutto al contrario, esse si basano su personali indagini e
su documenti amministrativi che in ogni momento - se lo riterrà
- potrò inviarle perché si sinceri della loro autenticità.(...)
Vede, signor Berlusconi, dovrebbe chiarirmi per conto di
chi la Par.Ma.Fid. gestirà questa grande fetta del Gruppo
Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa
società tale immensa fortuna. Infatti lei - che è un attento
lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo
nonché informatissimo staff di legali civilisti e penalisti
- non può non sapere che la Par.Ma.Fid. è la medesima società
fiduciaria che ha gestito - esattamente nello stesso periodo
- tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra
e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe
e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano
Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss - di area corleonese e
non - operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello
mondiale e nei sequestri di persona. Quindi, signor Berlusconi,
a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote
delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la
Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo
possesso? Chi erano - mi passi il termine - i suoi "soci",
signor Berlusconi, nascosti dietro lo schermo anonimo della
fiduciaria di via Sant'Orsola civico 3? (...)
Ora lei, signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual
è, non può non avere preso informazioni all'epoca sui suoi
nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti
per ben altre questioni, oltre la tivù. Infatti Giuseppe Inzaranto,
fratello di Antonio nonché suo partner, è marito della nipote
prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco
al "pentito Buscetta" del 1984, ma al super boss che nel '79
è ancora braccio destro di Pippo Calò e amico intimo di Stefano
Bontate, il capo dei capi della mafia siciliana. Quindi, signor
Berlusconi, perché entrò in affari - tramite Adriano Galliani
- con gente di questa risma? (...)
Ora
le ripeto la domanda: si informò sulla "serietà" e la "moralità"
dei nuovi soci - il clan Inzaranto - quando tra il 1979 e
l'80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivù nazionale?
"
(leggi tutto
l'articolo).
Bossi
e La Padania non hanno mantenuto la loro coerenza e Cicchitto
ha perso la memoria, ma cosa possiamo pretendere da chi vuol
governare...? Dovremmo considerare allora - secondo il "ragionamento"
di Cicchitto - Bossi e la Padania mandanti morali dell'azione
di piazza del Duomo? Viceversa, mentre
Cicchitto indica come mandanti morali del gesto di un folle
Travaglio e i PM, ma non Bossi e la Lega Nord, noi riteniamo
che La Padania allora (seppur con intenti dichiaratamente
politici) e La Repubblica e Anno Zero ora, abbiano tutto il
diritto di fare inchieste sui politici, riportare fatti inerenti
a personaggi politici e porre loro domande, perche' questo
e' il loro mestiere, piaccia o no al potente di turno, e solidarizziamo
sia con il premier ferito sia con chi - come Travaglio - per
aver esercitato il diritto/dovere di cronaca, si trova aggredito
verbalmente e indicato al pubblico ludibrio come mandante.
Piuttosto,
a Cicchitto e ad altri esponenti del PDL, suggeriamo di guardare
in casa propria, per quanto riguarda l'incitamento all'odio
e alla violenza, visti gli episodi di aggressione a gay, Rom
e immigrati, che
sono aumentati negli ultimi due anni, e che hanno provocato
a poveri innocenti ben piu' della rottura del naso e di qualche
dente.
*
presidente dell'Osservatorio
Dossier
etica e politica
|
|