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25 settembre 2009
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Scudo fiscale : certezza della pena ? Scusate , abbiamo scherzato
di Alessandro Balducci*

La banda del buco ha colpito ancora! La tentazione di fare l’ennesimo regalo ad evasori ed autori di crimini finanziari e’ stata piu’ forte delle solenni dichiarazioni del ministro Tremonti (“Assolutamente mai piu’ condoni” perche’ non ci sono piu’ “i presupposti di gettito”, Tremonti, dichiarazione resa nel 2008).

Stiamo parlando dell'emendamento Fleres che esclude la punibilita' per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero, per i delitti di frode fiscale, emissione e utilizzazione di false fatture, falso in bilancio e persino per le cosiddette “frodi carosello”: tutti questi reati potranno dunque essere “sanati” con il pagamento di una somma pari al 5% dell'imposta evasa. Praticamente un'elemosina!

Il fatto e’ che i capitali esportati all’estero possono, in linea di massima, non essere costituiti soltanto dai proventi dell’evasione fiscale; nessuno, infatti, puo’ escludere che vengano esportati anche i proventi del traffico di droga, di armi, nonche’ i soldi delle tangenti scaturiti dalla corruzione. Quindi lo scudo fiscale e’ un’offesa ai cittadini, agli imprenditori ed ai professionisti onesti. Nonche’ un grosso favore alla criminalita’ organizzata che si trova, grazie ad una legge dello Stato, una possibilita’ in piu’ per riciclare il denaro frutto di attivita’ criminose. Con tanti saluti alla “tolleranza zero” contro il crimine e contro gli autori dei crimini!

Ma anche se i soldi rimpatriati grazie allo Scudo fossero costituiti soltanto dai capitali sfuggiti o sottratti al fisco, non sarebbe gia’ questo di per se’ sufficiente a provocare un moto d’indignazione popolare, almeno tra coloro che non possono sfuggire alle maglie dell’Agenzia delle Entrate, come i lavoratori dipendenti? Basterebbe ricordare che l’Italia e’ il Paese dove l’evasione fiscale e’ così’ massiccia che, oltre a costituire un’autentica offesa – se non uno sfregio – ai contribuenti onesti, crea un’alterazione strutturale dei meccanismi dell’economia di mercato, stravolgendo la concorrenza ed avvantaggiando le imprese ed i professionisti disonesti a danno degli operatori che svolgono la loro attivita’ rispettando le regole.

Come ha evidenziato benissimo Tito Boeri (*): “L'economia sommersa, l'insieme di attività svolte senza pagare tasse e contributi sociali, conta tra un sesto e un quarto del nostro prodotto interno lordo, a seconda della stime. Vi sono delle regioni, come la Calabria dove secondo l'Agenzia delle Entrate fino al '94 per cento dell'imponibile Irap veniva nel 2006 sottratto al fisco. È una piaga nazionale, un fardello che pesa sulla parte più avanzata de nostro tessuto produttivo, localizzata soprattutto nel Nord del paese, costringendola a pagare anche le tasse degli altri (potrebbero essere di un quinto più basse se tutti le pagassero).”

Ci si aspetterebbe, se fossimo in un paese normale, una qualche timida reazione da parte dei Sindacati che, fino a prova contraria, dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori dipendenti di tutte le categorie. In attesa che chi ha il diritto-dovere di contrastare questi provvedimenti dia un qualsiasi tipo di segnale, ci chiediamo intanto se non sia il caso di finirla una volta per tutte con la politica dei condoni e di ristabilire il principio della certezza del diritto (e della pena) anche per i reati economici e finanziari che sono crimini non meno odiosi di quelli commessi dalla criminalita' di strada.

Oppure e' destino degli Italiani rassegnarsi a sentir parlare di “tolleranza zero” e di “certezza della pena” solo per reati come il furto in appartamento e per il borseggio? Diciamo questo perche' viene il legittimo sospetto che la preoccupazione dell’opinione pubblica (e dei mass-media che contribuiscono a creare preoccupazione e paura per questo tipo di crimini) sia dovuta alla presenza, tra gli autori di questo tipo di reati, di persone non aventi la cittadinanza italiana, come Romeni, Rom ed extracomunitari in generale.

Perche’ se cosi’ fosse, allora avremmo capito come e quando potra’ essere risolta la piaga dell’evasione fiscale e dell’impunita’ per i reati compiuti dai colletti bianchi: aspettare (ed augurarsi!!) che presto anche Romeni, Rom e extra-comunitari comincino ad evadere il fisco, a non pagare i contributi per i loro dipendenti e a versare “onorevoli” tangenti a qualche funzionario o politico italiano (meglio ancora, Rom o Senegalese o Nigeriano).

Cosi’ l’opinione pubblica quando si vedra’ sparata dai Tg di RaiSet una notizia tipo: “L’Agenzia delle Entrate scopre un imprenditore romeno che non pagava i contributi e che dichiarava al fisco solo 10.000 euro l’anno”, finalmente comincera’ a scendere in piazza per chiedere manette agli evasori, tolleranza zero contro chi assume i lavoratori in nero, respingimento alle frontiere dei datori di lavoro che non pagano le tasse ed assumono i clandestini, e loro deportazione nei campi di detenzione libici.

(*) TITO BOERI, La Repubblica, 25.02.2009

* componente dell'Organo di controllo dell'Osservatorio

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Scudo fiscale calpesta certezza e proporzionalita' della pena

Dossier etica e politica

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