Scudo
fiscale : certezza della pena ? Scusate , abbiamo scherzato
di
Alessandro Balducci*
La
banda del buco ha colpito ancora! La tentazione di fare l’ennesimo
regalo ad evasori ed autori di crimini finanziari e’ stata
piu’ forte delle solenni dichiarazioni del ministro Tremonti
(“Assolutamente mai piu’ condoni” perche’ non ci sono piu’
“i presupposti di gettito”, Tremonti, dichiarazione resa nel
2008).
Stiamo
parlando dell'emendamento Fleres che esclude la punibilita'
per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di
evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero, per i
delitti di frode fiscale, emissione e utilizzazione di false
fatture, falso in bilancio e persino per le cosiddette “frodi
carosello”: tutti questi reati potranno dunque essere “sanati”
con il pagamento di una somma pari al 5% dell'imposta evasa.
Praticamente un'elemosina!
Il
fatto e’ che i capitali esportati all’estero possono, in linea
di massima, non essere costituiti soltanto dai proventi dell’evasione
fiscale; nessuno, infatti, puo’ escludere che vengano esportati
anche i proventi del traffico di droga, di armi, nonche’ i
soldi delle tangenti scaturiti dalla corruzione. Quindi lo
scudo fiscale e’ un’offesa ai cittadini, agli imprenditori
ed ai professionisti onesti. Nonche’ un grosso favore alla
criminalita’ organizzata che si trova, grazie ad una legge
dello Stato, una possibilita’ in piu’ per riciclare il denaro
frutto di attivita’ criminose. Con tanti saluti alla “tolleranza
zero” contro il crimine e contro gli autori dei crimini!
Ma
anche se i soldi rimpatriati grazie allo Scudo fossero costituiti
soltanto dai capitali sfuggiti o sottratti al fisco, non sarebbe
gia’ questo di per se’ sufficiente a provocare un moto d’indignazione
popolare, almeno tra coloro che non possono sfuggire alle
maglie dell’Agenzia delle Entrate, come i lavoratori dipendenti?
Basterebbe ricordare che l’Italia e’ il Paese dove l’evasione
fiscale e’ così’ massiccia che, oltre a costituire un’autentica
offesa – se non uno sfregio – ai contribuenti onesti, crea
un’alterazione strutturale dei meccanismi dell’economia di
mercato, stravolgendo la concorrenza ed avvantaggiando le
imprese ed i professionisti disonesti a danno degli operatori
che svolgono la loro attivita’ rispettando le regole.
Come ha evidenziato benissimo Tito Boeri (*): “L'economia
sommersa, l'insieme di attività svolte senza pagare tasse
e contributi sociali, conta tra un sesto e un quarto del nostro
prodotto interno lordo, a seconda della stime. Vi sono delle
regioni, come la Calabria dove secondo l'Agenzia delle Entrate
fino al '94 per cento dell'imponibile Irap veniva nel 2006
sottratto al fisco. È una piaga nazionale, un fardello che
pesa sulla parte più avanzata de nostro tessuto produttivo,
localizzata soprattutto nel Nord del paese, costringendola
a pagare anche le tasse degli altri (potrebbero essere di
un quinto più basse se tutti le pagassero).”
Ci
si aspetterebbe, se fossimo in un paese normale, una qualche
timida reazione da parte dei Sindacati che, fino a prova contraria,
dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori dipendenti
di tutte le categorie. In attesa che chi ha il diritto-dovere
di contrastare questi provvedimenti dia un qualsiasi tipo
di segnale, ci chiediamo intanto se non sia il caso di finirla
una volta per tutte con la politica dei condoni e di ristabilire
il principio della certezza del diritto (e della pena) anche
per i reati economici e finanziari che sono crimini non meno
odiosi di quelli commessi dalla criminalita' di strada.
Oppure
e' destino degli Italiani rassegnarsi a sentir parlare di
“tolleranza zero” e di “certezza della pena” solo per reati
come il furto in appartamento e per il borseggio? Diciamo
questo perche' viene il legittimo sospetto che la preoccupazione
dell’opinione pubblica (e dei mass-media che contribuiscono
a creare preoccupazione e paura per questo tipo di crimini)
sia dovuta alla presenza, tra gli autori di questo tipo di
reati, di persone non aventi la cittadinanza italiana, come
Romeni, Rom ed extracomunitari in generale.
Perche’
se cosi’ fosse, allora avremmo capito come e quando potra’
essere risolta la piaga dell’evasione fiscale e dell’impunita’
per i reati compiuti dai colletti bianchi: aspettare (ed augurarsi!!)
che presto anche Romeni, Rom e extra-comunitari comincino
ad evadere il fisco, a non pagare i contributi per i loro
dipendenti e a versare “onorevoli” tangenti a qualche funzionario
o politico italiano (meglio ancora, Rom o Senegalese o Nigeriano).
Cosi’
l’opinione pubblica quando si vedra’ sparata dai Tg di RaiSet
una notizia tipo: “L’Agenzia delle Entrate scopre un imprenditore
romeno che non pagava i contributi e che dichiarava al fisco
solo 10.000 euro l’anno”, finalmente comincera’ a scendere
in piazza per chiedere manette agli evasori, tolleranza zero
contro chi assume i lavoratori in nero, respingimento alle
frontiere dei datori di lavoro che non pagano le tasse ed
assumono i clandestini, e loro deportazione nei campi di detenzione
libici.
(*)
TITO BOERI, La Repubblica, 25.02.2009
*
componente dell'Organo di controllo dell'Osservatorio
Scudo
fiscale calpesta certezza e proporzionalita' della pena
Dossier
etica e politica
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