Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
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24 settembre 2009
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Scudo fiscale calpesta certezza e proporzionalita' della pena
di Rita Guma*

Chi non paga le imposte dovute danneggia tutti.

Chi effettua falsi in bilancio danneggia risparmiatori e creditori.

Chi ricicla il denaro aiuta i mafiosi, gli sfruttatori della prostituzione e i mercanti di droga.

Sembra che questi basilari concetti siano stati dimenticati con l'approvazione al Senato dello scudo fiscale, di fronte alla quale - come nel caso di altri condoni similari, da qualsiasi governo messi in atto - l'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti Onlus esprime indignazione, ritenendo che da tale scelta derivi un danno non solo al concetto di legalita', che ne esce a pezzi, ed agli onesti in generale, che si sentono beffati, ma a moltissimi cittadini 'deboli' in particolare.

Con la scusa del ridimensionamento della spesa pubblica si sono infatti effettuati in questi anni tagli ai servizi di base con danno per i cittadini piu' bisognosi e di recente si sono effettuate strette e tagli su categorie come disabili, invalidi e relative famiglie, che gia' con difficolta' riescono ad ottenere quanto loro dovuto dallo Stato.
Se invece fosse stata effettuata una politica fiscale adeguata all'emersione dell'evasione, ci sarebbero state maggiori entrate nella piena legalita' e non ci sarebbe stato bisogno di quei tagli.

Inoltre, i crack finanziari di questi anni hanno dimostrato come siano i piccoli risparmiatori a pagare il prezzo dei giochi finanziari sporchi dei furbetti del quartierino, che invece generalmente ne escono illesi.
Se al contrario le pene fossero state adeguate al delitto (invece che ridotte, come voluto da un precedente governo Berlusconi) e se non si fosse proceduto anche per i reati finanziari all'indulto (votato sotto il governo Prodi dalla quasi totalita' dei parlamentari) i responsabili di aver buttato al macero anni di risparmi di intere famiglie starebbero oggi pagando in galera.

Opporsi ai vari scudi fiscali, quindi, non e' moralismo o giustizialismo, come alcuni strumentalmente affermano, ma consapevolezza che c'e' chi paga sulla sua pelle (a volte in modo duro) i reati fiscali altrui e che i responsabili non possono restare impuniti, anche per non inviare un messaggio fuorviante a tutti gli altri nella loro stessa condizione di delinquere.

Infine, ancora una volta - con la scusa del "fare cassa", quindi avallando l'idea che il fine giustifichi i mezzi - si favoriscono ladri e furbetti a scapito delle persone per bene, il tutto mentre si finge severita' e tolleranza zero inasprendo le pene per le categorie piu' deboli e per i reati minori, quelli che riguardano 'bottini' irrisori.

Insomma, la maggioranza parlamentare dimostra di credere in una giustizia debole con i forti e forte con i deboli e calpesta i principi della certezza e della proporzionalita' della pena, basilari in un Paese che voglia dirsi civile.

* presidente Osservatorio

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