16 gennaio 2008

 
     

Intervento del Ministro della giustizia Mastella alla Camera

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, senatore Clemente Mastella.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, le considerazioni analitiche che avrei svolto in tutta la loro compiutezza le vorrei allegare alla sua attenzione e all'attenzione dei colleghi di quest'Aula. Tuttavia, alcune notizie, di quelle che tramano e sconvolgono la vita delle persone, notizie di poche ore fa, annunciate come al solito con battage pubblicitario dalla stampa e finanche da qualche pamphlet editoriale che, nelle ultime pagine di un brillante giornalista, aveva raccontato e profetizzato queste cose, mi fanno svolgere - ve ne chiedo scusa - un discorso certamente diverso da quello che avevo maturato per le mie convinzioni e per il tratto di funzionalità istituzionale che mi ha accompagnato in questa mia esperienza come Ministro Guardasigilli.

Vi parlo però, onorevoli colleghi, con il dolore nel cuore di chi sa che, a causa del suo impegno pubblico, delle sue profonde convinzioni e delle sue idealità si trova ad essere colpito negli affetti più profondi, incredulo ed impotente. Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra magistratura e politica potesse essere ricomposta attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo e l'incontro, ma devo prendere atto che, nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare, se non addirittura come un nemico da abbattere.

Ho creduto, infatti, pur consapevole dell'estrema difficoltà di quella che alcuni reputano una mission impossibile, di dover rifiutare la pericolosa tentazione di chi vorrebbe indirizzare la giustizia italiana verso la palude della rassegnazione e dell'impotenza, suggerendo l'ineluttabilità di un conflitto perenne e di disfunzionamenti ormai cronici e, ahimé, irreversibili. L'illusione di poterci riuscire mi ha fatto fare ogni sforzo, con un Parlamento mai così fragile ed incerto in tutta la mia trentennale esperienza di Assemblea.

Ho avuto l'illusione di poter riformare l'ordinamento giudiziario in accordo con la magistratura e nell'interesse del Paese; ho avuto l'illusione che le soluzioni trovate per migliorare l'efficienza, motivare il personale, ridurre i costi dell'esposizione debitoria, nonostante al mio arrivo a via Arenula non avessi trovato, non per responsabilità alcuna, ma perché così era, né la benzina per le macchine, né la carta per i fax ai magistrati, ho avuto l'illusione - lo ribadisco - che tutto ciò potesse essere prova della mia onestà intellettuale e dell'assenza di secondi fini.

Ho avuto l'illusione di poter affermare con convinzione e senza riserve il valore, fondamentale nel nostro assetto costituzionale, del principio dell'esclusiva soggezione del giudice alla legge, soltanto - lo sottolineo - alla legge, ma almeno alla legge. In mancanza di ciò credevo e credo che è la base stessa su cui poggia l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ad essere messa a rischio e in discussione. Queste mie convinzioni, purtroppo, queste mie illusioni oggi trovo frantumate contro un muro di brutalità, di indisponibilità , di chiusura e di egoismi di parte. Ho dedicato - e non per questo me ne rammarico - tutte le mie energie nell'ultimo anno per affermare e dimostrare che ci si poteva riuscire e che, tra i poteri e le istituzioni, il dialogo avrebbe premiato, convinto come sono, per la mia coscienza ispirata dalla fede, che solo nell'incontro e nella relazione con l'altro si trova la soluzione.

Oggi qui le mie certezze vacillano e con esse la mia storia di politico aperto al dialogo e all'altro si trova in una crisi profonda. Non si illudano però coloro che confidano nello sconforto, coloro che credono che le ferite sul piano personale e sentimentale possano essere determinanti per farmi cambiare idea e percorso. Lo sapevamo, ce lo ha insegnato Aldo Moro, che non siamo chiamati a preservare un ordine semplicemente rassicurante. Sapevamo che, nello sfidare l'ordinaria grettezza, saremmo potuti rimanere impigliati nella palude degli egoismi, delle diffidenze e delle cattiverie.

Mentre ero dedito a questo lavoro modesto - certo lo so -, ma pieno di granitica sincerità, è iniziato un tiro al bersaglio nei miei confronti, quasi un'ostinata caccia all'uomo, un'autentica persecuzione umana. Sono state utilizzate centrali di ascolto con corsie privilegiate, ogni qualvolta nei computer si accendeva la spia - mai parola fu più usata a proposito - che segnalava il mio nome o quello dei miei amici. Tutta la mia famiglia è stata in questo periodo intercettata. In quel di Potenza, siamo così diventati, colleghi dell'UDEUR, un partito di tale rilevanza, quanto a intercettazioni subite, da poter superare, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, agevolmente la soglia di sbarramento di qualsiasi percentuale elettorale. Eppure, ho resistito a tutto questo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

Ho resistito a tutto ciò, forte della mia passione politica, delle mie convinzioni, del modo con il quale si tenta di superare in sintesi anche i contrasti e gli antagonismi permanenti. Ma per delegittimarmi è bastato che un piccolo nucleo di magistrati, per alcuni dei quali l'integrità è contestata da altri magistrati dello stesso distretto (quelli che hanno operato in questa vicenda), innescasse un congegno violento, privo di obiettivi riscontri nella realtà, confondendo ciò che è tipico della politica, anche in maniera distorta - e lo riconosco - ma che rivendico alla politica, ai conflitti interni alla politica e ai riti della politica; è bastato tutto questo per puntare al cuore, con un pregiudizio che desse l'idea di un mio sistema di potere in Campania da combattere, travisando realtà e norme penali, per interrompere il mio lavoro.

Avevo resistito nel fortino personale, saldo in questa certezza e nelle mie convinzioni, a tutte queste scorribande corsare contro di me, contro la mia vita personale e politica, con l'intento dichiarato di creare panico e terrore tra i miei sostenitori, i cui ideali di ispirazione cristiana forse ancora, chissà, creano motivo di preoccupazione politica. Ora però, rispetto a componenti di un ordine che disinvoltamente hanno il vantaggio - perché non riconoscerlo - di poter fare e poter decidere i tuoi destini, prescindendo dalla tua volontà e dai tuoi comportamenti, rispetto all'imprevedibile apertura di varchi che toccano i miei affetti, la mia famiglia e mia moglie, getto la spugna.

È la prima volta - lo confesso - che ho paura. Ho combattuto la mia battaglia fin quando il combattimento era alla pari e leale e non arrivavano colpi bassi ed imprevisti, perché dalla tua condotta politica nulla lasciava presagire, nonostante il mio temperamento, i miei eccessi un po' barocchi, il mio stile inconfondibile, forse eccessivo, lo riconosco. È bastato tutto ciò, che nulla lasciava presagire rispetto a questo un concertato volume di fuoco, per distruggere la tua persona, la tua dignità e i tuoi valori. Oggi tocca a me, in precedenza è toccato ad altri, tocca ai cittadini italiani per questo potere straordinario, che un ordine, rispetto ad altri, ha stabilito per sé (Applausi), non fosse per il fatto, onorevoli colleghi, che, patior, ergo sum, soffro ontologicamente con me stesso.

Rispetto a questo tutto mi appare e mi parrebbe irreale e innaturale, fuori da ogni logica, che si compone con la vita politica fatta anche di scontri, di rivalse, di umori, di indicazioni, di nomine. Ma perché quelle che fanno i politici sono illecite e quelle che fanno i magistrati sono lecite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico- L'Ulivo, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))?

Non è possibile che il potere di vita e di morte pubblica, di vita e di morte di un Governo possa appartenere oggi a questo pacchetto di mischia giudiziaria, in altre circostanze ad altri pacchetti di mischia, senza che tutto questo avvenga, senza, come in questo caso della mia famiglia, essere ascoltati, senza una controprova, senza una richiesta di spiegazioni, in attesa di un giudizio che non si sa né come né quando arriverà. Questo piano di valutazione ideologica non è il mio e appartiene, per fortuna, ad una componente minoritaria - lo riconosco - della magistratura. Si tratta di un giustizialismo che ho combattuto ma che ha fatto capolino negli ultimi tempi della storia giudiziaria italiana nel nostro Paese e che è soltanto intento a decretare l'umiliazione umana, mediatica e politica di chi è contro di loro.

E qualora questo pacchetto di mischia, come in questo caso, si fosse sbagliato chi ripagherà un domani la mia famiglia e la mia famiglia politica di questa umiliazione subita (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico- L'Ulivo, Socialisti e Radicali-RNP, Forza Italia e Lega Nord Padania) e le tante famiglie italiane, centinaia di migliaia, che subiscono queste umiliazioni e queste ferite? E se eventualmente salissero in quota responsabilità per un'opera di demolizione eterodiretta tesa a scardinare il presunto sistema di potere, chi ne risponderà? E a chi costoro risponderanno? Oggi a me, ma in questa giornata, confesso molto molto particolare, è dato solo prendere atto di questa scientifica trappola che mi è stata tesa, mediaticamente prima e giudiziariamente dopo, in modo vile ed ignobile. Così come è altrettanto vile ed ignobile prendere in ostaggio mia moglie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), cui voglio un mondo di bene e a cui rinnovo il mio affetto, e che si esalta in una vita in comune e che sperimenta anche nella sofferenza il valore della famiglia.

Per questo non posso consentirmi, proprio per questo ostaggio, né torsioni né movimenti scomposti che apparirebbero, lo so, come irregolari e non in linea con il rispetto che si ha di un giudizio di cui si è serenamente in attesa. Nessuno si illuda, però, da altre postazioni continuerò e continueremo a combattere la nostra battaglia con un'esperienza e con delle ferite in più, consapevoli di essere arrivati al vero nodo della democrazia, lo scontro sotterraneo e violentissimo tra i poteri, avendo subito ora, da Ministro della giustizia, quello che dopo trent'anni di specchiata carriera politica non ho mai subito e non avrei mai immaginato. In questi pochi mesi ho avuto il triplo di avvisi di garanzia che mai ho avuto in trent'anni di vita parlamentare, politica ed umana.

Continuerò, però, insieme a tutti coloro che vorranno crederci e che avranno la speranza in chi, come me, è cresciuto ed ha imparato ad essere certo del bene anche quando, colpito dall'ingiustizia e dalla violenza, lo si intravede molto molto in lontananza ed appare opaco. Mi dimetto dunque, onorevoli colleghi, mi dimetto perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo. Io, questo onnipotente Mastella sceglie il primo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico- L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Verdi).

Avrei potuto operare sottili distinguo giuridici, restando al mio posto. Mi dimetto per essere più libero umanamente e politicamente. Mi dimetto sapendo che un'ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l'ordinamento manda a casa per limiti di mandato e per questo me ne addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell'esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali è bene che finalmente il CSM se ne occupi per dignità (Applausi dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e Lega Nord Padania).

Mi dimetto, riaprendo la questione delle intercettazioni, assai spesso manipolate, a volte estrapolate ad arte, assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza deiPag. 8cittadini e per la libertà della persona umana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Partito Democratico- L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, Socialisti e Radicali-RNP, Comunisti Italiani e Verdi).

Mi dimetto, perché ritengo, anche dopo la mia dolorosa esperienza, che vada recuperata la responsabilità per lo meno civile dei magistrati, sulla scorta della giurisprudenza della Corte di giustizia di Lussemburgo. Riconosco che, nel corso di questa mia attività istituzionale intensa, ho trovato una stragrande maggioranza di magistrati seri ed imparziali, ma mi sono imbattuto anche in alcuni che fanno del pregiudizio, soprattutto contro la politica e i politici, la ragione di vita della loro attività professionale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Come ci si può difendere, però, da questi ultimi, il cui potere d'interdizione, di vita e di morte e di delegittimazione appare senza confini?

Mi dimetto per senso dello Stato e lo faccio senza tentennamenti. In fondo, avrei potuto restare al mio posto; un Ministro della giustizia che non è in grado di difendere neppure la moglie dall'assalto violento e ingiusto di accuse balorde e non riesce ad evitarne neppure l'arresto ai domiciliari non è certo in grado di inquinare le prove, perché è talmente risibile il proprio potere che lo si può lasciare tranquillamente al proprio posto. Mi dimetto, dunque, per aprire una questione fondamentale di emergenza democratica tra la politica e la magistratura, anche perché, come ha scritto Fedro: "gli umili soffrono quando i potenti si combattono" (Prolungati applausi).

Speciale giustizia

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