06 novembre 2008

 
     

Corte Suprema USA : prospettive con Obama presidente
di Giulia Alliani

E ora, dopo l'elezione di Barack Obama, che cosa accadrà alla Corte Suprema degli Stati Uniti?

Glenn Greenwald, su Salon.com, scrive che ci sono tre ottime ragioni per rallegrarsi del'elezione di Obama anche dal punto di vista della piega che potrebbero prendere le decisioni della Corte. Le tre buone ragioni corrispondono ai nomi di tre giudici: i primi due, John Paul Stevens e Ruth Bader Ginsberg, certamente lasceranno la Corte nei prossimi quattro anni, e ci sono alte probabilità che così faccia anche il terzo, David Souter.

Per capire quanto sia importante l'orientamento dei nuovi giudici che verranno nominati per ricoprire i posti rimasti vacanti, va tenuto presente che i tre che presto lasceranno hanno contribuito a formare le risicate e precarie maggioranze che hanno deciso la soluzione di alcuni casi chiave degli ultimi anni e cioé:

- Boumediene v. Bush (2007): che ha dichiarato contraria alla Costituzione la sezione 7 del Military Commissions Act, in quanto implicante l'abolizione del diritto di habeas corpus, dal momento che i processi "sostitutivi" concepiti dal Pentagono di Donald Rumsfeld e approvati dal Congresso andavano considerati uno strumento inadeguato dal punto di vista costituzionale.

- Hamdan v. Rumsfeld (2006): che ha dichiarato i tribunali militari di Guantanamo sia incostituzionali che illegali, in quanto, per l'articolo 2 della Costituzione, il presidente Usa non aveva il potere di istituirli, e perché violavano l'articolo 3 della Convenzione di Ginevra, il cui scudo protettivo si estende a tutti i prigionieri.

- Lawrence v. Texas (2003): che ha cancellato una legge del Texas che considerava reato la sodomia, in quanto contraria ai diritti dell'individuo, ribaltando una sentenza favorevole di 17 anni prima (Bowers v. Hardwick).

Secondo Greenwald, se la notte scorsa avesse vinto McCain, i giudici in partenza sarebbero stati certamente sostituiti da qualcuno che, in casi come quelli citati, avrebbe garantito decisioni in senso opposto. E certamente avrebbero avuto un esito infelice tutti i casi riguardanti la protezione della privacy dei cittadini.

"Con tutti i casi che la Corte Suprema dovrà affrontare nei prossimi anni, e che riguarderanno i limiti del potere esecutivo e della libertà individuale, una vittoria del ticket McCain/Palin", a parere di Greenwald, sarebbe stata "un vero disastro, l'ultimo chiodo sulla bara del nostro impianto costituzionale".

A meno che, naturalmente, non accada quanto adombrato, un po' cinicamente, da Orin Kerr, professore di legge alla Washington University, e cioé che il nuovo corso politico imponga uno scambio di ruoli, con un esecutivo democratico a difesa delle prerogative dell'esecutivo e un'opposizione repubblicana che si riscopre paladina del sistema di "checks and balances".

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Barack Obama : una scelta e una speranza per i diritti